The Doormen
Abstract [RA]

2015, Autoproduzione
Alternative Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 04/04/15

Genere negli ultimi anni inflazionato come pochi altri, il post-punk si è visto tradito, in un modo o in un altro, da tutti i suoi principali esponenti: succede infatti che, da un lato, qualcuno che si chiama come un'agenzia investigativa internazionale annega nei propri cliché, consegnando alle stampe pallide imitazioni di se stessi; o che, dall'altro, altre eminenze della scena riacquistano una credibilità parzialmente persa virando verso il radio-friendly, svestendo i panni di tarantolati cavalcatori del delay per ammiccare, imbracciate chitarrone da U2, al pubblico delle grandi arene.

I Doormen, che si son già fatti notare come migliore prodotto del Belpaese all'interno della corrente, riescono chissà come a mantenersi fedeli alla linea, senza stravolgere nulla e al tempo stesso senza mai annoiare. E a distanza di un paio d'anni dal convincente "Black Clouds" il cielo sulle loro teste non vuol proprio saperne di schiarirsi, se il mood ottenuto dalle ultime peregrinazioni è quello, spesso grigissimo e opprimente, di "Abstract [RA]". Prendendo concettualmente il via dalla soffocante condizione di vita in provincia, l'album tratteggia atmosfere plumbee da cui si riuscirà ad affrancarsi, e non del tutto, soltanto negli ultimi scampoli della tracklist: il lisergico e marziale spleen dell'opener sfocia così nella rabbia quasi urlata che fronteggia il raffinato e malinconico vibe ottantiano dell'ottima "A Long Bridge Between Us"; i tempi distesi della notturna ballad "My Vision" si declinano presto nell'oscillante quanto nervoso incedere della più rapida "It Could Be You".

Tra gli immancabili Joy Division si sentono groove dal sapore più Nineties ("Good People On My Road"), toccanti sprazzi di romanticismo wave (la dolce "Inside My Orbit"), brevi tocchi di spensieratezza brit-pop ("Technology"). Apprezzabile forse più sul lungo termine che a un primissimo ascolto -a causa di una generale dilatazione dei tempi e del parziale abbandono dell'irruenza British di alcuni vecchi singoloni- "Abstract [RA]" è dunque l'ennesima conferma di una band che meriterebbe palcoscenici più importanti del solo Nord Italia, e che s'afferma sempre più come fiore all'occhiello dell'alternative nostrano.



01. Abstract Dream
02. A Long Bridge Between Us
03. My Vision
04. Like a Statue
05. Kill Me Right Now
06. It Could Be You
07. Through My Bones
08. Good People On My Road
09. Inside My Orbit
10. Technology
11. Highway Again

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