E' difficile parlare di "Astral Weeks", perché è un album completamente emozionale, e non si tratta di emozioni di facile identificazione come la paura, la rabbia, la gioia, bensì di emozioni ricche di sfumature a cui non è facile dare un'accezione completamente positiva o negativa. Per chi non lo conosce e desidera contestualizzare quest' album una piccola premessa: Lester Bangs, il più grande giornalista musicale del ventesimo secolo, lo definiva il suo disco preferito, la prestigiosa rivista "Mojo" lo ha classificato al secondo posto come album migliore di tutti i tempi, il "Times" e "Rolling Stone" rispettivamente al terzo ed al diciannovesimo.
Il secondo lavoro di Van Morrison è stato scritto in un periodo di crisi dal suo autore e fu accolto inizialmente n maniera tiepida da pubblico e critica, ma col tempo è stato rivalutato ed ha conquistato un rispettabile posto d'onore nella storia della musica rock. Eppure non è un disco che può essere ascoltato in qualsiasi momento, non si può ascoltare un'opera di questo tipo come sottofondo durante una telefonata, o distrattamente mentre ci si prepara per uscire, perché è come un portale che ha la capacità di trasportare in una dimensione emotiva ben precisa, un regno malinconico, esistenzialista, dove il vigore e la reattività vanno a braccetto con la nostalgia.
Nella prima traccia del disco, la title track, che avvolge l'ascoltatore come un bozzolo, Van Morrison canta "I'm nothing but a stranger in this world" (Non sono altro che uno straniero in questo mondo), parole che esprimono sensazioni di alienazione ed esclusione. E' un senso di estraneità al pianeta terra che non assomiglia a quello spensierato e beffardo utilizzato dal glam rock degli anni '70, in cui il ruolo di "alieno" rispetto al mondo era estremizzato e sfruttato a proprio vantaggio per fare spettacolo, come fece brillantemente David Bowie con lo pseudonimo di Ziggy Stardust, insegnando al mondo che la diversità può essere un valore e non un handicap. Van Morrison canta tra le righe che la sua diversità è faticosa, ma non assume un atteggiamento vittimista, bensì maturo e consapevole. Nonostante ciò il primo brano del disco, nonché il più rappresentativo dell'album, parla soprattutto di occasioni, parla di amore, della possibilità di unirsi e comprendersi profondamente, della voglia di guardare nuove e migliori prospettive per il futuro. Con questa intenzione, arriviamo alla seconda traccia, che evoca senso di protezione come lascia intendere il titolo "Beside You", un brano sostenuto da chitarre leggere e delicate come cristalli, con un retrogusto agrodolce. "Sweet Things" arriva come una brezza delicata e piacevole, rinfrescando l'atmosfera del disco ed alleggerendola, e quando si apre "Cypress Avenue" l'ascoltatore scorge una luce tiepida che assomiglia a quella della primavera dopo l'inverno.
Non a caso il brano seguente "The Way Young Lovers Do" accenna, anche nel testo, all'estate, agli amori giovanili senza conseguenze, alla spensieratezza. I già citati "Cypress Avenue", utilizzati come ambientazione, tornano in scena all'apertura di "Madame George", una traccia di song writing che racconta una storia tutta irlandese ed usa la musica come pretesto, fondendo folk e country con leggere spruzzate jazzistiche che daranno vita ad uno stile unico che contraddistinguerà Van Morrison nel corso di tutta la sua carriera artistica. Il penultimo brano, "Ballerina" incita a dispiegare le ali e volare, la voce di Van Morrison si fa largo tra i violini che incalzano, insieme alle chitarre, spronando e motivando.
E' in questo brano che capiamo perché Lester Bangs definiva "Astral Weeks" un album capace di guarire, di tirare fuori le persone dai momenti difficili, perché è un disco che nel farsi ascoltare ti ascolta, che nel farsi comprendere ti comprende, che ti conquista poco alla volta, e che come un concept album dedicato alla trasformazione ed alla rinascita, ti fa calare nell'abisso per poi condurti, poco alla volta, verso un orizzonte nuovo. L'ultimo brano ci riporta, in senso musicale, ai toni gravi della prima traccia, la stessa malinconia che stavolta ha un maggiore senso di compiutezza. Alla fine del disco il bruco ha finalmente abbandonato la sua crisalide, sotto forma di farfalla, può volare e affrontare il futuro.