Female fronted metal band


Articolo a cura di Fabio Polesinanti - Pubblicata in data: 31/12/21

Il metal e l'universo femminile. Due mondi che solo poche decine di anni fa potevano sembrare distanti e così diversi, agli opposti e destinati a non incontrarsi mai. Ma grazie alla voglia di sperimentare nuovi generi, nuove sonorità e soprattutto grazie ad un nuovo modo di approcciarsi al metal, questi due mondi hanno cominciato piano piano ad incontrarsi, nei modi e nelle maniere più diverse. Oggi, guardandoci indietro, possiamo osservare quanta strada è stata fatta, quanto il metal stesso si sia evoluto, modificato e sviluppato in svariate direzioni, e abbia saputo abbracciare l'universo femminile, grazie alle splendide voci di cantanti carismatiche, coraggiose, uniche e piene di talento, che non solo hanno lasciato il segno dal punto di vista canoro, ma anche e soprattutto dal punto di vista della presenza e della personalità. Vogliamo celebrare questa unione, divenuta sempre più apprezzata nel corso degli anni, con un viaggio attraverso 10 album che hanno segnato in maniera indelebile la storia di questo movimento, analizzando il modo in cui il mondo femminile ha saputo influenzare anche un ambiente inizialmente piuttosto intransigente, che ha saputo aprirsi e rendersi decisamente variegato.

 

In un mondo, quello del metal, male-dominated, quali sono le frontwomen più influenti? Ecco i 10 album cantati da carismatiche e talentuose donne che hanno segnato in maniera indelebile l'universo metal.

 

THE GATHERING - MANDYLION (1995)

 

Anno 1995. La giovane band olandese nata nel 1990 dai due fratelli Rutten, rivoluziona il proprio sound con il terzo album "Mandylion", passando da un gothic doom dalle influenze death ad un rock gotico sempre di matrice doom, ma molto più melodico, etereo ed emozionante. La rivoluzione non risiede solamente nell'aspetto musicale, ma anche da un deciso cambio di line up. Al microfono infatti arriva la giovanissima e debuttante Anneke Van Giersbergen che prende il posto dei due cantanti precedenti. La giovane Anneke si carica sulle spalle (e soprattutto sulla propria voce) un disco ben scritto, trasformandolo in un diamante brillante e luminoso grazie alla sua performance. La sua voce strepitosa conquista totalmente al primo ascolto e la sua interpretazione variegata è semplicemente strabiliante. Ascoltando le note di ogni singola canzone, si apprezza l'estensione vocale, l'estrema versatilità, l'emotività e la sua grande passione. Con questo album, Anneke si consacra sin da subito come una delle migliori cantanti femminili in attività e ancora oggi conserva questo status grazie ad una ricchissima carriera in costante evoluzione, tra nuovi gruppi, collaborazioni e progetti solisti.

 

PUNTO DI FORZA:

 

I The Gathering, con questo album, ancora annoverato tra i migliori del genere, danno finalmente una spinta decisiva al gothic più melodico, mettendo in primo piano la sola voce femminile, che guida e domina ogni nota. "Mandylion" rappresenta il punto di inizio per tantissime band che hanno provato a seguire la strada tracciata dagli olandesi e rimane un disco che emoziona tutt'oggi, anche per ciò che ha rappresentato.

 

Miglior canzone famosa: "Strange Machine"
Perla nascosta: "In Motion#1"

 

withintemptationsharon

 

WITHIN TEMPTATION - MOTHER EARTH (2000)

 

Anno 2000. Il nuovo millennio si apre con una perla, un album di rara bellezza che sarà destinato non solo a lasciare una traccia indelebile nei Within Temptation, ma anche probabilmente in tutto il movimento del symphonic metal. La band olandese, dopo il primo acerbo ma bellissimo "Enter" del 1997, si cominciano a far conoscere a livello europeo con apparizioni in alcuni importanti festival ed il loro primo tour. Dopo una pausa per terminare gli studi, i giovanissimi musicisti, alla seconda prova su disco centrano l'obiettivo in maniera sfolgorante. "Mother Earth" è a detta di molti tutt'oggi il miglior album della band ed in assoluto uno degli album più belli di symphonic metal. Lasciato alle spalle il sound goth e il doppio cantato, la band ripone tutta la sua fiducia nella fantastica voce di Sharon den Adel, che sfodera una prova dietro il microfono semplicemente da pelle d'oca. Orchestrazioni, sinfonie malinconiche, richiami celtici, cori evocativi e chitarre graffianti. Un caleidoscopio di emozioni per un parco sonoro che ha pochi eguali per qualità e varietà. Non a caso molte canzoni sono diventati dei grandissimi classici della band, impossibili da tralasciare in sede live, dalla title track, dall'epica e dolcissima "Ice Queen", sino all'ipnotica "Deciver Of Fools". Come un perfetto puzzle, ogni nota, ogni suono, ogni coro è perfettamente al suo posto, guidato dalla magistrale voce di Sharon, che non solo risulta una cantante tecnicamente superlativa, ma riesce anche ad emozionare in maniera calda ed avvolgente in ogni nota cantata.

 

PUNTO DI FORZA

 

Impossibile non sottolineare l'importanza di un album del genere per i Within Temptation. E risulta davvero sorprendente come quello che è uno degli album migliori in assoluto della band sia stato fatto in un periodo ancora così precoce della loro carriera. Ci voleva coraggio in quegli anni per abbandonare il classico standard del gothic metal con l'alternanza elle voci in stile "beauty and the best", tra l'altro riproposto proprio da loro nel loro disco d'esordio "Enter", per sperimentare qualcosa che effettivamente ancora non c'era. E farlo con questa qualità, con questo trasporto emotivo è sicuramente un ulteriore punto a favore di Sharon e compagni. Si può dire che molto di quanto c'è di symphonic metal è partito da qui, da questa strada preparata ben 20 anni fa, da dei giovani ragazzi, che ancora oggi, colgono i frutti di quel meritato successo che proprio da questo seme, piantato nella madre terra, è sbocciato e ora cresce rigoglioso.

 

Miglior canzone famosa: "Ice Queen"
Perla nascosta: "Deceiver Of Fool"

 

DELAIN - LUCIDITY (2006)

 

Il primo passo dei Delain è di quelli da ricordare. La band, nata dall'idea dell'ex tastierista dei Within Temptation Martijn Westerholt, che per motivi di salute aveva lasciato dopo la pubblicazione di "Mother Earth", ritrova parte delle coordinate di quel sound e le rimescola, dando alla luce un album di debutto diretto, intenso ed emozionante. "Lucidity" è un perfetto biglietto da visita per comprendere al meglio quelle che sono le peculiarità di un gruppo ancora in stato embrionale, ma dalle potenzialità notevoli. È nella varietà delle melodie proposte, più che nell'originalità, l'aspetto forte di questo disco, di stampo prettamente sinfonico, ma che esplora anche parti malinconiche, non dimenticando mai una buona dose di chitarre heavy, mixate ad arte con parti orchestrali, il tutto perfettamente inquadrato in un songwriting di alto livello. Una produzione potente e cristallina che ospita anche molteplici ospiti illustri, da Liv Kristine (Leaves' Eyes-Theatre of Tragedy), a Sharon den Adel (Within Temptation), sino a Marco Hietala (Nightwish), che duettano, come in un ideale abbraccio, con la debuttante Charlotte Wessels, un talento puro che avremo modo di conoscere ed apprezzare molto bene in futuro.

 

PUNTO DI FORZA:

 

All'esordio i Delain sembrarono quasi una sorta di all star band con numerosi ospiti di alto livello, piuttosto che un gruppo vero e proprio. Ma la varietà dei pezzi, alcuni decisamente coinvolgenti, unita alla bravura di Charlotte, che reggeva perfettamente il confronto canoro con le sue colleghe più blasonate, ha reso questo disco nella mente degli ascoltatori, un progetto ben definito. Un esordio convincente e speciale, che ha dato subito l'impressione di distaccarsi dalle numerose band del genere grazie ad una qualità superiore.

 

Miglior canzone famosa: "The Gathering"
Perla nascosta: "Frozen"

 

LACUNA COIL - COMALIES (2002)

 

"Comalies" è semplicemente l'album della consacrazione, per la band metal italiana più famosa al mondo. L'album che ha posto le basi per un successo planetario, assolutamente meritato e conquistato passo dopo passo con talento e sacrificio. Al terzo disco la band milanese sboccia definitivamente, e trasforma il suo gothic metal intenso e di classe in qualcosa di diverso, più moderno ed accessibile, dove le influenze di un metal più potente, ritmico e lineare, si fondono con la matrice malinconica e di classe dei primi due lavori che già erano stati apprezzati da pubblico e critica. Grazie alle linee armoniche di Andrea e Cristina, la doppia voce si fonde spesso in un'unica entità, che riesce a conquistare, trascinare ed emozionare. Questa peculiarità della band, ovvero di due voci che a volte sembrano così distanti, a volte così vicine, rimane una delle caratteristiche uniche della band milanese,e qui viene enfatizzata al massimo, sposandosi in maniera eccellente e matura con le melodie ed i riff aggressivi. La parte compositiva è in perfetta armonia con l'innovazione e la voglia della band di trasformarsi ed essere libera di dare respiro ad ogni aspetto della propria personalità, passando con disinvoltura dall'heavy al dark, dal gothic a brani più introspettivi, domando con personalità ogni aspetto di un sound decisamente variegato. In questo terreno fertile, nasce perciò non a caso, quella che forse è la canzone più famosa dei Lacuna Coil e che meglio li può catalogare sotto il profilo musicale ed emozionale, e che grida, nel suo ritornello più famoso: "Set me free your heaven's a lie".

 

PUNTO DI FORZA

 

Nati sul finire degli anni 90, i Lacuna Coil sono sicuramente uno di quei gruppi che si è conquistato passo dopo passo il successo e la visibilità, senza avere niente in regalo, ma con tanto sudore e sacrificio. E ciò si riconosce nella maturità della band, che anche oggi, dopo 20 anni di carriera, è sempre stata coerente con il proprio stile, che ha saputo inevitabilmente far evolvere album dopo album, ma che ha sempre lasciato totalmente riconoscibile la propria impronta. "Comalies" è sicuramente il primo passo, così simbolico e significativo verso una strada ancora oggi da percorrere, un primo passo totalmente emozionante, amatissimo e decisamente significativo per Cristina e compagni.

 

Miglior canzone famosa: "Heaven's A Lie"
Perla nascosta: "Tight Rope"

 

archenemyalissa

 

ARCH ENEMY - WAR ETERNAL (2014)

 

Arch Enemy atto terzo. "War Eternal" è l'album del 2014 che coincide con la terza fase della carriera del gruppo svedese. Dopo i primi tre album, sino agli anni 2000, dove dietro il microfono vi era il cantante Johan Liiva, vi è stata la fase in cui la bionda Angela Gossow ha conquistato tutti con la sua presenza e con il suo grow tagliente per quasi 14 anni ed altri sei album in studio. In questo caso la figura femminile dietro il microfono, non ha nulla di angelico ed etereo, ma urla la sua rabbia incastonata nel death melodico del gruppo svedese, forse quasi meglio di un maschietto, e contribuendo grazie alla sua personalità, ad aumentare esponenzialmente la visibilità ed il successo del gruppo. Ma "War Eternal" rappresenta il primo passo dopo l'abbandono delle scene di Angela, che ha preferito sedersi ad una scrivania per il suo nuovo futuro in veste manageriale, e lasciare alle nuove leve il palcoscenico principale. Al suo posto arriva Alissa White-Gluz, ex cantante dei "The Agonist", che con la tranquillità di una veterana, si prende oneri ed onori e sforna dietro il microfono una prova assolutamente convincente sotto il punto di vista dell'aggressività e delle qualità vocali. Senza grossi stravolgimenti di quello che è ormai divenuto il trademark della band, gli svedesi riescono a confezionare un album decisamente ispirato, anche grazie al contributo della new entry alla chitarra Nick Cordie, con un risultato decisamente più convincenti degli ultimi lavori con Angela. E tra singoli di impatto, riff ed assoli azzeccati, melodia e parti sinfoniche quanto basta, incastonate in galoppate death, "War Eternal" spicca decisamente nell'intera discografia del gruppo, perfetto nuovo inizio per tornare a volare decisi verso il successo planetario.

 

PUNTO DI FORZA

 

In questo caso, proprio la nuova arrivata Alissa, ha saputo portare nuova linfa vitale alla band, sia dal punto di vista puramente musicale e vocale, che anche dal punto di vista mediatico. Inutile dire che nel giro di pochi anni, la personalità della cantante canadese ha saputo conquistare vecchi e nuovi fan e dato ulteriore risalto alla popolarità internazionale degli Arch Enemy. Sia grazie ad ottimi album certo, ma anche al bel viso angelico della singer, che quando canta invece riesce ad esprimere al meglio un growl potente, coinvolgente e cattivo. Probabilmente l'immagine perfetta ed iconica di una band che ha saputo alternare al meglio l'aggressività del death metal con sferzate di melodia in puro stile swedish, una formula decisamente vincente e perfettamente incarnata nell'immagine della propria frontwoman.

 

Miglior canzone famosa: "War Eternal"
Perla nascosta: "You Will Know My Name"

 

AMARANTHE - AMARANTHE (2011)

 

Il disco d'esordio degli Amaranthe, uscito nel 2011 porta una ventata di aria fresca forse nel momento più adeguato. Il supergruppo svedese formato da artisti già esperti e navigati (Jake E Berg, Olof Mörck, Elize Ryd) con questo primo ed omonimo album stravolge per certi versi molte delle sonorità tradizionali legate alle band con cantato femminile, introducendo nella propria proposta musicale richiami al pop, parti elettroniche quasi dance, ispirazione a certe sonorità catchy degli anni 80, il tutto comunque inquadrato e perfettamente inserito in una cornice che non può non essere definita "metal", tra richiami al death, riff e growl costanti di accompagnamento. Ne esce un disco, che nonostante queste numerose influenze è decisamente bilanciato, gradevolissimo e soprattutto diretto e coinvolgente. Un sound che sicuramente non sarà nelle corde dei puristi del metal per questo approccio eccessivamente aperto a certi tipi di sonorità, ma che, con una mente un pò più aperta e lontana da stereotipi e pregiudizi, può essere davvero qualcosa di nuovo e di apprezzabile.

 

PUNTO DI FORZA

 

Uno degli aspetti più interessanti degli Amaranthe, è l'utilizzo di ben tre voci, due pulite Elize e Jack) , mentre Andreas Solveström si dedica alle parti in growl e all'approccio più aggressivo del sound. Questa scelta originale, consente di creare un caleidoscopio di suoni e voci che si inserisce perfettamente in un sound moderno ed accattivante, i cui ritornelli immediati e trascinanti, completano il giusto mix sicuramente molto accessibile e commerciale, ma di certo ben fatto ed apprezzabile. Con questo album d'esordio gli Amaranthe creano e gestiscono un sound in cui si muovono sin dagli inizi con grande disinvoltura, e questo sarà solamente il primo passo per una carriera ancora oggi in costante ascesa.

 

Miglior canzone famosa: "Hunger"
Perla nascosta: "Amaranthine"

 

NIGHTWISH - ONCE (2004)

 

I Nightwish, senza troppi giri di parole, sono attualmente la symphonic band più famosa al mondo. Passo dopo passo, la creatura del tastierista, fondatore e mastermind Tuomas Holopainen, si è dapprima fatta conoscere, ha saputo stupire grazie ad una qualità compositiva eccelsa, proponendo una proposta musicale ancora quasi totalmente inesplorata, il tutto guidato magistralmente dalla splendida voce soprano di Tarja Turunen. Proprio questa voce così potente ed emozionante, sino a questo album è stata il marchio di fabbrica e la caratteristica unica e peculiare del gruppo finlandese, che da fine anni 90 in poi ha vantato innumerevoli tentativi di imitazione. Con "Once", quinto album della band, il gruppo raggiunge forse il perfetto mix in un sound che ha saputo evolversi nel corso degli anni, rimanendo fedele ai suoi punti di forza, con un album vario, potente, strutturato e a tratti anche complesso, ma che non disdegna episodi più mainstream e di facile ascolto, perfettamente assimilabili ed apprezzabili nell'immediato. Un caleidoscopio di suoni ed emozioni, dal singolo di lancio, "Nemo", sicuramente più radiofonica e di impatto, sino ai dieci minuti di "Ghost Love Score", una composizione epica e maestosa dove le parti orchestrali e i numerosi cambi di ritmo mai banali, esaltano il talento compositivo di Tuomas, che da qui in poi si sentirà sempre più libero di seguire le sue ispirazioni, a volte molto vicine a delle vere e proprie colonne sonore. Gli album a seguire lasceranno sempre più spazio a questo approccio sinfonico ed orchestrale, che il tastierista finlandese riuscirà a fondere con sempre maggior classe e passione, con le parti più prettamente metal. "Once " forse rappresenta l'ultimo passo in una direzione che ha portato i Nightwish a crescere in maniera esponenziale sotto il profilo del successo e del seguito, catapultando il gruppo finlandese nell'olimpo dei grandi, per una posizione poi rafforzata album dopo album, nonostante i successivi cambi di cantanti.

 

PUNTO DI FORZA

 

Inutile sottolineare come "Once" sia stata l'ultima prova dietro il microfono di Tarja, che aveva legato sino a qui il suo nome alla band finlandese in una maniera che sembrava essere indelebile. Sappiamo tutti com'è andata poco tempo dopo, un divorzio che ha sorpreso tutti, in primis proprio la bella Tarja, ed ha scatenato non poco subbuglio tra i fan e chi ha sempre seguito la band, rimasti spiazzati, scioccati, ed orfani della loro stella più luminosa. Da quel momento in poi sono partite due strade completamente parallele. I Nightwish hanno saputo continuare senza sosta la loro carriera in costante ascesa, prima con la parentesi di Anette Olzon, poi con la scelta definitiva di Floor Jansen, attualmente e stabilmente dietro il microfono. Probabilmente la scelta della cantante olandese rimane ad oggi il miglior compromesso tra passato e futuro in termini di personalità e talento, .Taja ha invece proseguito la sua carriera solista con alterni successi ma sempre e comunque con un discreto seguito, perché agli occhi di tanti rimarrà sempre lei la voce dei Nightwish. "Once" rappresenta forse l'ultimo punto di congiunzione tra queste due entità che si sono separate definitivamente, e il perfetto raccordo in termini compositivi, tra l'immediatezza e la potenza dei primi lavori ("Wishmaster" e "Oceanborn" su tutti), e gli sviluppi sinfonici ed orchestrali che già dal successivo "Imaginaerum", hanno portato Tuomas a sperimentare in maniera massiccia, esplorando con la libertà di chi è consapevole del proprio talento.

 

Miglior canzone famosa: "Nemo"
Perla nascosta: "Ghost Love Score"

 

 epicasimone

 

EPICA - THE QUANTUM ENIGMA (2017)

 

Il sesto album degli olandesi Epica è forse la massima espressione della loro classe e della loro perseveranza nel proseguire quello che è il loro disegno musicale sin dagli esordi. La bellezza di "The Quantum Enigma" risiede principalmente nella volontà della band di rimanere ben salda nei suoi capisaldi, senza seguire mode e tendenze, e forti di una qualità compositiva non indifferente, continuare a percorrere la propria strada. Simone Simons ripropone una prova emozionante e convincente dietro il microfono, senza risentire minimamente della recente gravidanza, ma anzi maturata e cresciuta da questa esperienza. Ciò si ritrova molto bene sotto il profilo delle tematiche dell'album e dei testi, particolari ai quali gli Epica danno sempre estremamente importanza e rilievo, con riflessioni sul ciclo della vita e della morte nella condizione umana, scaturite in parte anche dall'esperienza di maternità di Simone. Rimane inalterata e di altissimo livello la qualità compositiva di Mark Jansen, che qui nello specifico ha cercato di estremizzare le sonorità più aggressive e brutali, senza però tralasciare la grande importanza delle melodie, e la ricerca di ritornelli orecchiabili, tenendo sempre in risalto cori ed orchestrazioni, da sempre protagonisti. Il mix creato risulta avvincente e forse come non mai chorus e ritornelli conquistano e rimangono impressi nell'ascoltatore, in una stranissima percezione di immediatezza, pur su strutture sonore compositivamente estremamente complesse e a volte ben poco lineari. Una caratteristica che ha portato gli Epica, con le proprie produzioni sempre più ricercate, ad essere tra i gruppi più apprezzati ed amati

 

PUNTO DI FORZA

 

Gli Epica sono da sempre stati estremamente fedeli al loro stile ed al loro modo di fare musica. Sin dagli esordi la loro proposta è stata sempre estremamente riconoscibile, un sound unico che ha saputo ritrovare consensi sia dagli amanti del symphonic metal, sia da chi magari ama sonorità più estreme. Questo valore aggiunto è stato incrementato album dopo album e concerto dopo concerto, portando gli Epica ad essere una macchina quasi perfetta, dalla quale non aspettarsi passi falsi. "The Quantum Enigma" è l'ulteriore conferma di tutto ciò, e porta un ulteriore e prezioso tassello nella carriera della band olandese.

 

Miglior canzone famosa: "The Second Stone"
Perla nascosta: "Unchain Utopia"

 

BATTLE BEAST - BRINGER OF PAIN (2017)

 

"Bringer of Pain" rappresenta forse il disco più difficile e arduo per la band finlandese per due motivi principali. Dopo quasi dieci anni di attività, e al quarto album in studio, di sicuro in molti si aspettano il definitivo salto di qualità per un gruppo che fin dagli esordi ha saputo farsi apprezzare da pubblico e critica. Il secondo , riguarda il definitivo abbandono del chitarrista e principale compositore Anton Kabanen, che pochi anni più tardi formerà la propria nuova band, i Beast in Black. Il gruppo rimane perciò per questa nuova release orfana del suo principale faro, e per questo il quarto album diventa ancora di più maggiormente complicato. Fin dagli esordi la proposta sonora dei finlandesi non presenta nulla di rivoluzionario, un heavy power diretto e ben suonato che ha saputo però nel corso del tempo perfezionarsi e ritagliarsi uno spazio di rilievo per gli amanti del genere. La scelta sicuramente più inusuale è dietro al microfono, dove la vulcanica Noora Louhimo, a partire dal secondo ed omonimo album della band, ha saputo con carisma e assoluta padronanza del ruolo, trascinare tutti i suoi compagni e dare un tocco decisamente personale alle parti vocali, dalle più veloci ed aggressive, sino a quelle più lente e melodiche. In questo caso la voce femminile è a servizio di un genere ben diverso dai soliti clichè di gothic o metal sinfonico, ed è quindi doppiamente apprezzata. Nonostante le difficoltà però i Battle Beast riescono a sfornare un album decisamente su alti livelli, che ha forse nella varietà il suo maggior pregio. Le canzoni si sviluppano in maniera assolutamente piacevole e apprezzabile , tra cavalcate in puro stile power, episodi più melodici e lievi influenze pop anni 80, che da qui in poi i finlandesi ameranno sempre di più citare.

 

PUNTO DI FORZA

 

Paradossalmente, ciò che doveva essere il maggior punto debole per il gruppo finlandese, ovvero l'abbandono di Anton, diventa un punto di forza, una difficoltà dalla quale non abbattersi, ma saper attingere risorse magari inaspettate. E' così che in fase di songwriting ogni elemento della band può dare il suo contributo, e far sentire maggiormente le proprie idee. Grazie a questo si percepisce una coesione davvero forte a livello di intenti, che sfocia in una varietà di riferimenti e tipologie sonore, che arricchisce notevolmente la tradizionale proposta musicale compatta a cui eravamo abituati.

 

Miglior canzone famosa: "Beyond The Burning Skies"
Perla nascosta: "Lost In Wars"

 

THEATRE OF TRAGEDY - VELVET DARKNESS THEY FEAR (1996)

 

Dopo l'omonimo album di debutto, i norvegesi Theatre of Tragedy, ad un solo anno di distanza, portano alla luce il loro vero e proprio capolavoro, probabilmente il punto più alto della loro produzione degli anni 90, che si concluderà con il successivo "Aègis" . In questi primi tre album si concentra probabilmente quella che è l'intera ed allora rivoluzionaria idea del gothic metal, ritmi cadenzati, atmosfere cupe e malinconiche, e soprattutto la contrapposizione tra cantato femminile dolce e delicato, e l'aggressività del growl della voce maschile. Questo modo di approcciarsi al cantato, denominato poi "Beauty and The Beast" diventerà trademark per la maggior parte dei gruppi che all'epoca tentavano di affacciarsi sulla scena. Ovviamente i norvegesi rimangono padroni incontrastati del genere. La loro è una luce a volte fioca, opaca, accennata, a volte un bagliore nell'oscurità. In questo album, decisamente più maturo del pur fantastico disco di esordio, le atmosfere sono rese vive e pulsanti da un tessuto sonoro assolutamente perfetto, ogni canzone è totalmente evocativa anche grazie alla voce di Liv Kristine, capace di avvolgere ogni nota in un perfetto mix di dolcezza e malinconia. Emozioni che scaturiscono sia dal perfetto intreccio vocale, che dal ricamo minuzioso di ogni parte musicale, dove pianoforte, organetto e clavicembalo trovano il loro giusto posizionamento, come un perfetto puzzle trasudante di pathos. Un'opera complessa, che riesce nel difficile intento di far trovare nuovi spunti ad ogni ascolto, trasportando l'ascoltatore in un universo fatto di emozioni decadenti e carezze dolcissime e sognanti. Il gotico elegante e puro è qui alla massima espressione possibile, e tutto ciò che verrà dopo sarà solo un tentativo di raggiungere questo picco di oscura eleganza.

 

PUNTO DI FORZA

 

Basterebbe esprimere un semplice concetto: tutto parte da qui. I Theatre of Tragedy hanno senza dubbio creato un genere ben definito, ponendo le basi per quello che da allora sarebbe divenuto una delle innumerevoli sfaccettature del metal. Da lì in poi moltissime band si sono ispirate ai Norvegesi, riproponendo in modi più o meno convincenti il connubio tra cantato soprano/lirico e growl, intriso di malinconia e decadenza come struttura imprescindibile del gothic. Solo per questo, i Theatre of Tragedy hanno un'importanza decisamente rilevante nel quadro complessivo della musica metal, anche per il fatto che sino agli anni 2000, prime delle varie e controversie sperimentazioni verso suoni più moderni e rock oriented, sono stati i principali esponenti di quel movimento. Non solo creatori ma anche trascinatori, forti di una qualità compositiva e soprattutto dell'eterea voce di Liv, che qui indubbiamente si è sentita la sua musica proprio come una seconda pelle

 

Miglior canzone famosa: "Der Tanz Der Shatten"
Perla nascosta: "Seraphic Deviltry"




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