Film: "Black Sabbath: The End Of The End", la fine di un'era e l'inizio dell'immortalità
Il film-concerto sarà proiettato nei cinema italiani solamente per una sera il prossimo 4 Ottobre


Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 30/09/17

"Birmingham è la fonderia del mondo. Nel 1968 da quella fonderia nacquero i Black Sabbath. Adesso, è a Birmingham che tutto deve finire".

Inizia così "Black Sabbath: The End Of The End", film-concerto che racconta l'ultimissimo storico show -quello dell'addio definitivo- dei Black Sabbath tenutosi il 4 Febbraio 2017 alla Nec Arena della loro città natale, Birmingham per l'appunto.

 

blacksabbath_theendoftheendnexodigital300 Inizia puntando subito l'attenzione sulla spessa catena che costituisce il legame tra Ozzy Osbourne e compagni e quella città che tanto ha dato e tanto ha tolto a quei quattro ragazzotti figli della classe operaia che nel 1968, con il rock n' roll nella testa, si incontrarono un giorno e decisero che nella loro vita avrebbero fatto musica.   

Da lì, non solo fecero musica, ma facero la storia della musica, dando nuova favella al rock n'roll che, in quegli anni, sembrava aver detto tutto quello che doveva dire in tutti i modi possibili. Da lì, nacque l'heavy metal.
 
Una pellicola, disponibile nei cinema italiani solamente per una serata il prossimo 4 Ottobre, che racconta non solo la fine della fine, ma sintetizza un viaggio lungo 49 anni attraverso i racconti degli stessi protagonisti con interviste che intervallano i vari spezzoni del live. Ozzy Osbourne, Tony Iommi e Geezer Butler parlano, non troppo, il giusto, ricordando in pillole quello che, dagli inizi, li ha portati progressivamente a quel concerto di quella sera. I primi tentativi, i rifiuti, la critica e la stampa avverse, le croci capovolte, la diffusa credenza erroneamente compresa della loro devozione al satanismo e alla magia nera, "Master Of Reality", le dipendenze, le incomprensioni, gli arrivederci, i ritorni, l'armonia, gli addii, "13", la malattia. Si parla tanto - e con dispiacere - anche dell'illustre assente Bill Ward che, per motivi più o meno personali, ha deciso di non partecipare al tour finale della band.

"Quasi 50 anni, l'avresti mai detto Tony?" - si stupisce il buon caro vecchio Ozzy - "E siamo ancora qui, vivi".


Peculiarità del film è quella di mettere in risalto, fin dalle prime battute e in maniera immediatamente intellegibile, le personalità dei tre membri della band. La determinazione e la forte indole guerriera di Tony Iommi, da sempre pilastro del gruppo - nonostante l'incidente alle falangi e la diagnosi del tumore durante la scrittura di "13" -, sostenuta dalla seria risolutezza di Geezer Butler e bilanciata dal carattere farfallone, strambo e affascinante di Ozzy Osbourne. Quest'ultimo viene presentato per quello che è, senza filtri: un autentico frontman, un trascinatore. Quando sale sul palco, tutti sono contenti: i fan, i suoi storici compagni di band, lui stesso. Tutti. Nessuno escluso. "Ogni volta spero che Ozzy canti e non ci guardi. Lo fa spesso, si gira verso di noi e fa delle facce buffe, truci, e noi non possiamo fare a meno di ridere. E' difficile concentrarti a suonare una canzone mentre ridi" confermano Iommi e Geezer.

Il forte legame tra i compagni di band è altresì ben sottolineato da alcune scene registrate qualche giorno dopo quel concerto, che vede i tre musicisti, accompagnati dal giovane batterista Tommy Clufetos, impegnati in delle jam a "ripassare" vecchi brani, quasi dimenticati, chicche dal calibro di "The Wizard" e "Wicked World". Tra un "Saranno 40 anni che non la suoniamo" e un "Chissà se mi ricordo come fa..." si avverte tutta la stima reciproca e la sintonia, l'esperienza e la consapevolezza, sfumata da malinconia, di aver dato tanto alla musica e di aver forgiato orde di musicisti che senza di loro quasi certamente non sarebbero mai esistiti. 

 

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"Black Sabbath: The End Of The End" parla tanto di emozioni, in diverse direzioni. Una palla di emotività che rimbalza da una parte all'altra, dal palco alla folla e dalla folla al palco. Dalle prime scene in cui Osbourne, Iommi e Geezer sembrano dei novellini intenti ad affrontare i loro primi show. "Ho le farfalle nello stomaco" - rivela Geezer - alle facce dei presenti dipinte da un caleidoscopio di colori. Al centro di tutto, per i 49 anni di carriera dei Sabbath, ci sono stati proprio loro: i fan. "Non me ne frega niente della Rock And Roll Hall Of Fame. Me ne frega dei fan. Sono loro che comprano i dischi e il merch" - scherza, forse, Ozzy. Sul palco, il Principe delle Tenebre, scruta, ammira, incita, coinvolge e soprattutto ringrazia, manda baci, si tocca il cuore, si inginocchia. Vuole sentire il suo pubblico, vuole far proprie tutte quelle sensazioni ed emozioni che riconosce guardando le facce dei presenti. "Dio vi benedica tutti" continua a ripetere, quasi compiaciuto di aver toccato i loro cuori e di star facendo, in qualche modo, del bene a qualcuno.

Così da dove tutto è iniziato, tutto è destinato a finire, eppure finchè la musica è capace di far scaturire qualcosa, di parlare, continuerà ad assicurare l'immortalità. Così è, e sarà, per i Black Sabbath.

"Signori, è stato bello. Ora andatevene a fanculo." [Ozzy Osbourne]




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