Folkstone: il track by track di "Ossidiana"
Il nuovo attesissimo disco dei nostrani Folkstone è in uscita il 3 novembre


Articolo a cura di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 26/10/17
Si ringrazia Giulia Franceschini per la collaborazione


"Ossidiana"
, quinto inciso in studio, è un disco estremamente importante per i Folkstone perché, come ampiamente lasciato intuire sui social della folk metal band bergamasca, vuole essere un po' un punto di rottura col loro passato. Vediamo dunque, con questo track-by-track, cosa ci attende lungo il nuovo viaggio confezionato dai menestrelli orobici, affrontando il tutto animati da una viva curiosità.
 

"Pelle Nera E Rum": Un forte e decisamente inaspettato flavour southern country ci dà il benvenuto sul disco e immediatamente avvertiamo che qualcosa in casa Folkstone è effettivamente cambiato. Poco dopo, una rapsodia di cornamuse e chitarra ci riporta subito in territori familiari, ma è comunque intensa l'impressione di una traccia scritta dai Sons Of Anarchy dentro una taverna bergamasca e, proprio per questo, estremamente curiosa e galvanizzante. Un blues astorico dedicato a Stéphanie St.Clair e uno sguardo totalizzante alla Harlem di molti decenni ormai passati. Una scelta coraggiosa e interessante come apertura.

 

"Scintilla": Pezzo più sulle tipiche corde dei Folkstone che ricordavamo, con un riffing serrato di chitarra elettrica e un'apertura melodica sul ritornello fatta apposta per il pubblico in sede live. Sicuramente più immediata dell'opener. L'apertura cantilenante si apre in una sorta di nuovo inno, il manifesto dei Folkstone di oggi: "Il mio impeto è dinamite/ti travolgerà". Ritornello e cori ci inducono, infatti, a pensarci già sotto al palco, ripetendo le parole e seguendo agilmente la melodia di un chorus facilmente memorizzabile. 

 

"Anna": La sorpresa torna vivissima. "Anna" all'inizio offre come una tregua dalle chitarre elettriche e dalle cornamuse e lascia intravedere un chiaro spiraglio su uno dei probabili futuri della band. Si tratta del primo brano di "Ossidiana" in cui ritroviamo al centro il binomio Roby-Lore alle voci, un contrasto che riesce a donare un'accezione antica e bardica al brano. L'ampio spazio concesso alle cornamuse riporta alla dimensione più acustica e da strada della band, mentre la matrice folk metal entra solo in un secondo momento, senza snaturare il tutto. Nel complesso, il brano ha un piccato sapore mediterraneo assolutamente affascinante in quanto inedito per i Folkstone. 

 

"Psicopatia": sembrerebbe di nuovo la tipica Folkstone song, se non fosse per un meraviglioso sviluppo di feroce hard rock nel break e nel ritornello che porta immediatamente l'interesse dell'ascoltatore molto in alto. Il tempo dispari vuole forse essere una metafora del contenuto lirico del brano, per poi raddrizzarsi in un ritornello decisamente cantabile. Le tematiche sembrano sfiorare la condizione umana in cui ci ritroviamo immersi oggi: "La razza umana non avrà mai pace / piccola e misera""cieco bisogno di odiare qualcuno per emergere / profili distratti in fila indiana / per un comando / un solo sì". L'atmosfera rimane tesa per tutta la durata del brano, fino allo scioglimento acustico finale.

 

"Asia": Una struttura insolita per sostenere un inno d'amore dedicato all'oriente, eppure i Folkstone scelgono questa strada e se da un lato non si scade nel banalismo di un innesto folk di biwa, fue o koto che dir si voglia, è anche altrettanto vero che tale natura rende il brano il più indecifrabile del lotto. Un riffing diretto ci introduce al brano che si sviluppa poi in una direzione inaspettata e godibile. Si tratta di un viaggio rapido tra quegli oggetti e quelle sensazioni che popolano l'Oriente. Il contrasto tra le tematiche e la forma scelta è di certo uno degli elementi più interessanti della versione evoluta dei Folkstone.

 

"Scacco Al Re": Stupisce subito l'interpretazione più pulita, dolce e sentita di Lore all'inizio di quella che speriamo sia presto destinata ad essere una delle cavalcate folk metal da permanenza fissa in scaletta nei futuri concerti della band bergamasca. Tutto grazie ad una melodia epica e ficcante che, inevitabilmente, scatenerà il delirio in ogni scorribanda dei Folkstone. Senza anticiparvi troppo di questo gioiello, vi sveliamo una piccola curiosità: è l'unica canzone in tutto il disco in cui sentiamo un break di arpa, inserito in modo molto naturale quasi come un easter egg per nostalgici. 

 

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"Mare Dentro": Inedite tastiere atmosferiche introducono questa ballata esistenzialista ed edonista sostenuta dalla chitarra elettrica. L'interpretazione cantautoriale di Lore e il sound scelto e ricercato ci riportano indietro di qualche decennio, trasportandoci tra immagini malinconiche e sensazioni strazianti e liberatorie incredibilmente allo stesso tempo. Stiamo ascoltando una ballad folkstoniana che si propone nella versione più adulta e raffinata che potessimo aspettarci dalla band: evocativa e trascinante esplode nel ritornello finale sostenuto dal solo di chitarra.

 

"E Vado Via": quasi come ad offrire uno yang allo ying edonista del brano precedente, questo pezzo dalla forte metrica folk e robusto arrangiamento metal ci dona come una risoluzione ai quesiti posti da "Mare Dentro" precedente, chiudendo il cerchio con estrema efficacia. Una canzone semplice, comprensibile e da cantare. Pensando al brano dall'alto, si potrebbe trattare della versione più pop dei Folkstone. Eppure, osservando i dettagli, si sentono una batteria agitata e violenta e delle chitarre scure e taglienti. Un accostamento che riesce a dare al brano un risultato efficace e diretto.

 

"Istantanea": Tra tutti, forse questo è il brano che più ricorda le canzoni dei primi dischi dei Folkstone, dove giusto la dolcezza dello strumentale "tradisce" la maturità acquisita col tempo dalla band bergamasca. Ancora una volta, ci troviamo sulle strade a ballare sulle percussioni del break centrale e poi su quello finale. Immagini e atmosfere che ci hanno fatti innamorare dei Folkstone e che ora ritroviamo incastonate in contesti nuovi e rielaborati, a dimostrare che anche loro si ricordano da dove vengono. Un'altra canzone sul tempo, la figlia cresciuta di una "Omnia Fert Aetas" laccata.

 

"Supernova": Metafisica by Folkstone. Il che non si traduce in un brano allucinato e progressista quanto in una canzone estremamente immediata dal punto di vista della struttura e del sound degli strumenti elettrici, con un testo carico di metafore interessanti a tenere la presa sull'ascoltatore. Lo stacco centrale ricchissimo di suoni suscita non poca curiosità, echi esotici, classici e tribali si mischiano nell'angolo più intrigante di questo brano, che è anche quello centrale. Un piccolo spaccato di sperimentazione in un pezzo altrimenti lineare nella sua essenza.

 

"Dritto Al Petto": Roby protagonista assoluta di un brano che ha un meraviglioso sapore country rock quasi ottantiano, e questo nonostante le cornamuse siano lì, a rincorrere la motocicletta guidata a tutta velocità dalla valchiria bergamasca. Un po' come se le Orobie avessero partorito una versione inedita di Doro Pesch, e la cosa ci piace assai. Una Roby più borchiata che girovaga, un impatto decisamente nuovo soprattutto se generato dai Folkstone.

 

"Sabbia Nera": Le rocce nere orobie di un tempo si frammentano in sabbia nera, per una canzone che riprende la struttura hard rock meglio espressa a inizio disco. Anche qui, l'impressione è un po' quella di fornire un contrasto maschile alla versione femminile del pezzo precedente del disco. Un brano che fino al ritornello, con la ricomparsa delle cornamuse, potrebbe anche non essere figlio dei Folkstone. Un rock tirato e secco, alla fine urlato da Lore e Roby insieme e coronato dal simposio di cornmuse conclusivo.

 

"Ossidiana": E la sabbia nera si fonde a donarci un meraviglioso frammento della tanto sospirata ossidiana. La title track del disco torna a sorprenderci con un mood sì folk, ma estremamente malinconico, nonostante l'epica in sottofondo. Una dolcezza elargita con forza che non potrebbe chiudere meglio questo inciso. Ci ricorda poi immediatamente la scelta fatta per "Oltre... L'Abisso", ovvero di affidare la conclusione alla traccia omonima che, anche nel caso di "Ossidiana", è la più suggestiva dell'album. Una sorta di chiusura del cerchio, di sigillo, un congedo che è un riassunto della nuova storia scritta dai Folkstone.

 

Sono dunque riusciti i Folkstone a dare una svolta alla loro musica con questo "Ossidiana"? Come avete avuto modo di leggere da questo articolo, gli elementi inediti e le sorprese sono qui presenti più che mai, ma per sapere se essi sono davvero sufficienti a donarci rinnovato entusiasmo nei confronti dei guerrieri nostrani vi rimandiamo alla recensione di imminente pubblicazione su queste pagine.




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