Intervista - Ross Jennings (HAKEN)
E gli Haken si ritrovarano nel 2020 a pubblicare un album dal titolo "Virus": un lavoro ambizioso e impegnato, quanto nella musica tanto nelle tematiche


Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 24/07/20
 
Ciao Ross, e benvenuto su SpazioRock! L'ultima volta che ci siamo visti e abbiamo scambiato quattro chiacchiere è stato circa un anno fa, una caldissima giornata a Verona al Rock The Castle. Ricordi? 
 
Certo che ricordo, era stato un giorno speciale!
 
Come stai? 
 
Bene, be' siamo in un'altra condizione rispetto a quella della scorsa volta (ride, ndr). Sono stato intrappolato a casa con il mio pigiama per gli ultimi tre mesi... non è tutto poi così male! Va tutto bene, siamo davvero entusiasti di pubblicare il nuovo album. Abbiamo impiegato un po' di tempo a farlo. Avevamo quel materiale lì da tempo, è stato per un po’ in fase di realizzazione, ed è giunto il momento di renderlo disponibile al mondo.
 
"Virus" è il titolo del vostro album. Beh ragazzi... che coincidenza...
 
Appropriato, sì… (ride, ndr). A quel tempo pensavamo fosse un buon titolo. Abbiamo iniziato a scrivere il materiale nel 2018 quando abbiamo cominciato a processare "Vector". Abbiamo sempre avuto in mente questo piano, ai tempi, di fare i successivi due album in modo tale che fossero collegati. Quindi sia "Vector" che "Virus" sono dei titoli decisi un po' di tempo fa, in quel momento storico. Alcune delle idee e dei temi di cui parliamo e che cantiamo erano già state mappate all'inizio del 2018. Quindi sì... è davvero assurdo che oggi siamo qui a parlare di "Virus" durante una pandemia. Ma cosa potevamo fare? Era pronto per essere pubblicato, ed è arrivata questa grande cosa, sono arrivate le restrizioni, il lockdown è iniziato... ed era troppo tardi per cambiare i nostri piani (ride, ndr), e siamo partiti!
 
Da quando avete annunciato "Virus" per la prima volta, d'altronde, non avete mai nascosto la relazione di questo nuovo lavoro con il precedente. Mi ha fatto ridere l'immagine che avete utilizzato della mostarda e del ketchup come la coppia perfetta e infallibile. Hai appena detto che questo materiale era pronto da tempo, ma come è venuto fuori? Qual era la vostra idea? Quali elementi diversi rispetto a “Vector”?  
 
Be' prima di tutto, quando "Vector" è uscito siamo stati un po' criptici su alcune cose, sui temi e su cosa esattamente trattava quell'album. Non è stato semplice in realtà morderci la lingua e non rivelare tante cose, perchè ovviamente noi sapevamo quali erano i nostri piani con l'album successivo. Posso dire che forse alcuni hanno avvertito che quel disco non era propriamente completo, e noi eravamo lì, con le mani sulla bocca e non potevamo dire nulla. Il piano è sempre stato quello di avere un album breve e più metal, questa era la cosa per noi importante. In “Virus” c'è più spazio, più varietà per i fan. Questi due album sono l'uno il completamento dell'altro, come dei condimenti, se vogliamo riprendere il concetto di mostarda e ketchup... che stanno davvero bene su un hot dog! Comportarci così, essere un po' criptici solletica il tipo di fan in un qualche modo ci piace avere… fan sfacciati.
 
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“Prosthetic” è stata insignita del ruolo di apripista del nuovo album e rappresenta pertanto il ponte tra "Vector" e "Virus". In qualche modo rappresenta la diffusione di questo virus, improvvisa e violenta. E non per niente questo brano è stato anche il primo singolo estratto. Sono stata piacevolmente sorpresa di trovare una continuazione con l'ultimo brano di "Vector", "A Cell Divide"...
 
Be' sì, è stato semplice iniziare questo album con questa introduzione particolare che abbiamo costruito. Volevamo subito colpire con questa cosa forte diretta in faccia all'ascoltatore. Sì, perciò sono d'accordo con te sul fatto che sia una continuazione naturale di quello che avevamo fatto. A livello di testo, è una canzone di vendetta, di rivincita. Ci sono tanti riferimenti al periodo in cui quel personaggio era nascosto nella clinica psichiatrica e alla rabbia su cui tale personaggio era costruito. Quindi sì, è stata senza dubbio la canzone di connessione, sono felice che sia uscita così. 

Alcune delle canzoni di questo album fanno leva sulla parte più pesante del vostro sound, parlo ad esempio di "Prosthetic" o "Carousel". Credo anche che alcune canzoni siano addirittura più heavy rispetto ai brani di "Vector". Oltre a queste ci sono delle canzoni dai tratti più melodici e più bilanciati, ma fortissimi sul piano emozionale. Sto parlando della potenza di "Canary Yellow"...

Sì, a livello di tematiche, è un album dark senza dubbio. Il punto principale di questo lavoro è stato prima di tutto quello di portare avanti il viaggio del personaggio in questi posti bui. "Cockroach King ", la canzone originale, è sempre stata una metafora per descrivere il capitalismo, la delusione del "sogno americano" per tanti. Volevamo approfondire di più questo, capire il ruolo dei leader politici in questa cosa, le tirannie. Ma è, allo stesso tempo e allo stesso modo, anche il viaggio della mente, esplorare i traumi psicologici dei pazienti. "Virus" rappresenta un'estensione di questa stessa mente, nel senso di come questo influenza l'umanità in posizioni di potere. Questo è il tema, quando parliamo di queste cose i problemi che vogliamo fare emergere diventano intellegibili ed estendibili a livello globale. In qualche modo, sono stato in grado di buttare giù i testi toccando concetti e idee negative che riguardano la società, la popolazione, questioni ambientali, problemi legati alle malattie mentali che abbiamo sperimentato; e anche, in qualche modo, situazioni politiche di corruzione. Le idee di avidità e di potere del Cockroach King continuano ad esserci. E' stato affascinante per me esplorare queste questioni con un maggiore livello di dettaglio, fare uno studio del personaggio...   

Quindi cosa, di fatto, rappresenta per te il concetto di virus? Come hai detto, il virus può rappresentare tante cose, uno stato psicologico di un individuo, un fenomeno socio-politico, una condizione ambientale. Secondo te dove questo virus è più presente? 

Ci sono tante cose a cui può essere ricollegato in realtà, come ci siamo detti prima. Per me, la storia del Cockroach King è stata un'ancora narrativa che ha guidato la narrazione. In “Virus” il tema è un concetto importante. Il driver principale che ha indirizzato i due album "Vector" e "Virus" fanno riferimento in maniera consistente a studi legati alla psicologia, come la mente può essere influenzata da determinati fattori esterni così come le cose che possono nascere dentro la mente di cui non hai il controllo. E' complicato, e la musica riflette queste cose allo stesso modo. 

Non solo la musica, analizziamo il video di "Canary Yellow". Il virus irrompe nella vita di queste persone di plastica, scioglie la loro routine quotidiana. Questo mi ha fatto tanto pensare a noi come essere umani, che in realtà abbiamo molto di queste "Barbie Girls", e le nostre false priorità, il nostro senso di sicurezza, gli schemi precostituiti in cui viviamo e che consideriamo normali perchè la società funziona così. La vedi così anche tu? 

Sì, be'... siamo nati in questa cosa, in questo sistema che diamo per scontato. Arriviamo a questo punto di riflessione dopo anni, non di evoluzione, ma direi contro l'evoluzione politica che ci ha portato fin qui. Direi che hai evidenziato un'interpretazione interessante del testo, ma c'è un altro lato della canzone che ha molto a che fare con il fatto di essere soffocati, nella società o anche in una relazione, o dovunque tu voglia essere, non avere una voce. Introdurre il concetto di famiglia tradizionale citato, è un contesto interessante per approfondire questo tema. Ci sono tanti discorsi aperti sul ruolo della donna, la repressione di questa figura nella società. Ho avuto un'esperienza personale con un amico che è rimasto intrappolato in una relazione complicata, non sana. Queste sono le tematiche di "Virus" che volevo toccare. E questo ha tanto senso come argomento a dir la verità, ha un certo rilievo in termini di dove è arrivata l'umanità nella società ora. E noi, in una pandemia, abbiamo la possibilità di sederci e ripensare questi ruoli, addirittura la questione dei dibattiti sul razzismo, tutte queste cose hanno bisogno di un cambiamento, i sistemi sono sbagliati. E' arrivato il tempo per le persone di avere una voce, e volevamo effettivamente in qualche modo dirlo con questa canzone.  

Avete creato un gioco divernente per i vostri fan inserendo tante riferimenti alla vostra discografia, sia a livello di testi che di musica. Suppongo non sia stato così semplice dare a questi snippet una sorta di nuova vita e fare in modo che suonassero nuovi e non ripetitivi. Com'è stato questo processo di integrazione di queste Easter egg? Avete iniziato a scrivere partendo da queste idee o semplicemente li avete piazzati all'interno delle canzoni in momenti successivi? 


Sì in realtà credo che sia una linea sottile perchè c'è una certa tendenza a restare tanto attaccati all’idea prima poi di farla diventare dozzinale. E' importante sottolineare che la nostra priorità è stata quella di creare delle nuove canzoni e non materiale troppo focalizzato su quello che volevamo citare. L'unica eccezione a questo è stata la suite "Messiah Complex" che ha un evidente riferimento a "Cockroach King" perchè altrimenti non avrebbe avuto senso. Oltre a questo, abbiamo trovato modi nel nostro processo di scrittura di inserire qualche Easter egg. Si tratta di un tentativo divertente, era giusto un simpatico rompicapo… una puzzle box (ride, ndr). Sai, è un tentativo divertente per noi musicisti e scrittori di intrattenere noi stessi in un certo qual modo. Abbiamo creato questa sorta di universo hakeniano in un certo qual modo, perchè ci sono tante cose che si legano, non solo all'interno di uno o due album, ma andando oltre. Abbiamo anche cercato di legare "Aquarius" la canzone, ma sarebbe stato un tantino eccessivo. Comunque ci sono dei piani per rendere questo universo ancora più grande. 
 
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Sembra che adesso finalmente i fan degli Haken potranno capire chi è questo dannato Cockroach King...
 
Parlando letteralmente o con una metafora, richiamiamo l'idea del mostro e questa può essere differente per ognuno di noi... 

In un certo qual modo "Messiah Complex" può essere la risposta.  Si tratta di una suite maestosa composta da cinque momenti, un progetto ambizioso che sembra essere la celebrazione del sound che avete plasmato in questi anni con tutte le particolari caratteristiche. C'è l'epicità di "The Mountain", la potenza di "Vector", l'approccio divertente di "Affinity"...

Grazie, è stata impegnativa da scrivere, c'erano un sacco di idee all'inizio a dire il vero riguardo proprio la scrittura di questa canzone e il risultato che volevamo ottenere. Ci abbiamo pensato tanto e in ogni scenario possibile sarebbe stata una canzone lunga con varie sezioni. Abbiamo davvero oltrepassato i limiti in qualche modo, con la potenza, con il lavoro fatto sulle chitarre. Una canzone ambiziosa che non vediamo l'ora di suonare live, perchè sarà di un altro livello. Speriamo ovviamente che funzioni, speriamo di trovare qualcosa di molto forte qui e in tutto l'album, è di più di un altro metal album, è un’evoluzione di "Vector" e di tutto quello che è venuto prima. 

Nei vostri tour finora avete sempre dato prova di sapere mettere insieme diverse canzoni e creare dei medley molto interessati. Pensate di farlo anche per il prossimo tour, quando ovviamente sarà possibile? Per lo meno di connettere nuove canzoni con vecchie canzoni?
 
Si be', difficile parlare di performance live ora come ora (ride, ndr). Ogni volta che pubblichiamo un album è sempre più difficile capire cosa inserire nella setlist perchè sai abbiamo canzoni molto lunghe. Sai il medley di "Aquarius" quando abbiamo fatto il tour per il decimo anniversario. Ora è divertente cercare di mettere insieme tutti gli album precedenti che amo e adoro, e sarebbe un peccato escludere qualcosa. Ora diventa davvero una sfida, ma la cosa importante è assicurarsi che la serata scorra nel modo giusto, e a volte devi fare dei sacrifici sulle cose che vuoi suonare. La raccomandazione quando si va in tour per promuovere un album è quella di essere per lo più focalizzati sul nuovo lavoro.
 
 
haken_cover Avete sempre dato una continuità visiva al vostro lavoro concentrandovi molto sull’immagine dei vostri album. Questa volta invece com’è stato pensato questo concept grafico? Come è nato l’artwork e tutto il materiale correlato, come la copertina di “Invasion”…
 
Buona domanda, abbiamo una relazione di lavoro davvero buona con i nostri artisti con Mark Blackstock e la sua azienda. Lavoriamo con loro da "The Mountain" e hanno sempre capito cosa volevamo comunicare e ottenere. A livello di testi, ad esempio, si prendono del tempo per comprenderli e capire se e come integrare qualche idea all'interno del loro lavoro. Penso che loro siano quelli giusti per noi da quando abbiamo realizzato la campagna per "Affinity", tutta la visual incentrata sugli anni Ottanta. A livello generazionale, Mark ricordava bene quegli anni ed è stata una campagna grafica davvero di successo, così come anche a livello musicale (ride, ndr). Volevamo continuare questo rapporto con gli album successivi: avevamo questo tema legato alla psicologia con "Vector" e lì graficamente c'è stata l'idea di Rorschach e con "Virus" abbiamo invece optato per il simbolo del batterio che è stato il punto di partenza di tutto il lavoro di visual, e sembra che si adatti bene a tante declinazioni, come l’idea degli insetti o il simbolo nella copertina di “Canary Yellow”. Cos'altro posso dire? Ci piace ancora fare riferimento alla campagna di “Affinity”, infatti un richiamo c’è con Space Invaders.

Siete stati tanto attivi e presenti sui canali social per promuovere quest’album. In che modo questi strumenti possono permettere a una band di coltivare e far crescere la relazione con i propri fan? Quanto è stato importante avere a disposizione questi strumenti per restare in contatto con la vostra affezionata fanbase in questo delicato momento di distanziamento sociale? 
 
Siamo sempre stati attivi e creativi su Facebook, Instagram, Twitter. Ora le relazioni sono messe in pausa. Certamente i fan possono interagire con noi: venire ai nostri concerti, incontrarci per caso fuori dal posto in cui suoniamo o grazie ai pass VIP. Ma quello che è accaduto quest'anno è che tante band sono state costrette a ricalibrare questa relazione su Internet. Abbiamo iniziato anche a usare Twitch, che è un canale live streaming pensato principalmente per gamers per condividere esperienze e parlare. Be' molte band hanno scoperto questo strumento e lo stanno usando per promuovere dibattiti su album, singoli o suonare delle canzoni, o solamente interagire. E' un'esperienza interessante a dire il vero: recentemente abbiamo fatto una QuizNight, abbiamo discusso con i fan sui singoli che abbiamo pubblicato finora, abbiamo anche dato l'opportunità di ascoltare delle demo, che per i fan è una cosa bellissima, un contenuto esclusivo a cui accedere, che altrimenti non sarebbe disponibile.  Oltre a questo, ci siamo noi dinosauri che cerchiamo di imparare e capire cosa fare con Twitch. Qualche giorno fa i Leprous hanno fatto un concerto live e penso questo sarà un po' il trend per quest'anno. 

Ce la potete fare su...

Be' sì, il problema è che noi siamo un po' sparsi per il mondo...

Mi immagino voi che provate a suonare "Messiah Complex" live sui social...

Eh non potrebbe funzionare senza un basso o tastiere, e loro vivono in posti diversi. Probabilmente faremo qualcosa in acustico...

Grazie per il tuo tempo, è stato davvero interessante parlare con te!

Grazie mille, e grazie di supportare gli Haken, il vostro sostegno significa davvero molto per noi. Prego ogni giorno che si possa presto tornare alla normalità e poter condividere di nuovo la musica.
 
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