Me And That Man - "New Man, New Songs, Same Shit, Vol. 1"
Secondo album per il progetto solista di Nergal ispirato alla tradizione musicale targata USA


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 02/04/20
In una dark novel Nergal  assumerebbe il ruolo del villain affascinante e crudele, attento a curare lo stile del proprio personaggio come a condire di humour le azioni blasfeme da lui stesso intraprese. Eppure l'artista polacco riesce a sedurci anche quando pone a riposo i cari Behemoth per vestire i panni del black cowboy, con un cappello a tesa larga rigorosamente nero, due revolver d'argento nelle fondine e il progetto Me And That Man appuntato sul petto. Perché il diavolo, si sa, può nascondersi ovunque, tra le corde di una chitarra sgangherata o nel caos inebriante dell'armonica a bocca: e così Darski, da fuorilegge innamorato del blues rock e della provincia statunitense rurale e brumosa, firma, con "New Man, New Songs, Same Shit, Vol. 1", un disco che profuma di "Mezzogiorno Di Fuoco", Quentin Tarantino e oscuro profetismo biblico.

Una band da ribattezzare Me And Those Men, visti gli ospiti di grido che occupano tutti i brani del lotto, a esclusione dell'accorata ballad in lingua madre "Męstwo"; il resto dell'album viene caratterizzato da una serie di guest star che, invece di limitarsi alla comparsata di routine, lasciano nel lavoro una profonda impronta di sé (Jørgen Munkeby, Sivert Høyem, Mat McNerney, Insahn, Johanna Sadonis, Nicke Andersson, Jérôme Reuter, Corey TaylorRob CaggianoBrent HindsNiklas Kvaforth). 

Suoni del Delta ("Run With The Devil", "By The River"), neofolk ("Man Of The Cross"), american roots ("Deep Down South", "You Will Be Mine", "How Come?"), spiritual ("Surrender"): da vecchio predicatore a cui preme snocciolare sermoni funebri e contornarsi di discepoli devoti, ma autosufficienti, il buon Adam continua a peregrinare attraverso i deserti polverosi dei senza Dio, affumicando di zolfo e desolazione le epopee western e l'ultimo Nick Cave ("Confession", "Coming Home", "Burning Churches"). Solo che questa volta il suo ghigno è più crepuscolare e, forse, ancora più torbido. 
 
 



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