Quiet Riot - Hollywood Cowboys
I Quiet Riot tornano con un album dal gusto Eighties


Articolo a cura di Matteo Poli - Pubblicata in data: 08/11/19
I Quite Riot, più che un fenomeno metal in senso stretto, sono la risposta USA al dilagare dell'hard & heavy di marca britannica nelle classifiche USA tra 1981 e 1983, anno del big boom di "Metal Health", in testa a Billboard per mesi, e al successo altrettanto clamoroso del successivo "Condition Critical", che ottenne il doppio platino. Nei successivi trent'anni, la band ha visto calare progressivamente la propria popolarità, sino a quasi scomparire nei Nineties per poi riemergere con una nuova formazione nei primi anni Duemila, macinando comunque un totale di 11 album in studio.


A guidare la combo odierna è il batterista e fondatore Frankie Banali, che qui figura anche come produttore, affiancato dal bassista Chuck Wright (negli anni, alternativamente fuori e dentro la band dal 1982) e dal chitarrista Alex Grossi (nella band dal 2004); dal penultimo lavoro "Road Rage", ha esordito tra le fila dei Quite Riot il cantante James Durbin, che caratterizza alla perfezione il vintage della proposta sonica della band e caratterizza il suond del presente "Hollywood Cowboys".

 

A quasi dieci anni dalla scomparsa del cofondatore storico Kevin DuBrow, Banali - a stretto contatto con la famiglia Dubrow ma desideroso di non abbandonare la nave - è riuscito a tenere viva la band fondata insieme a lui dall'amico scomparso. Il disco non riserva perciò grosse sorprese per il fan storico della band che sa cosa aspettarsi e, a dispetto di "Change Or Die", puntualmente lo trova. Dodici tracce che, dispiegando un hard rock di marca americana ("Wild Horses"), alternano momenti più tesi ("The Devil That You Know", la quasi cavalcata "Hellbender") con altri più melodici ("Holding On") o blues ("Roll On"), ma con un gusto tutto Eighties della cromatura (o laccatura) melodica del riff che non potrà deludere chi cerca glitters between rocks. La band sarà in tour nell'estate 2020.

 

 




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