Revolution Saints - Rise
Il terzo capitolo a firma Revolution Saints dimostra, ancora una volta, come l’eredità dei Journey possa essere rielaborata in maniera brillante e originale


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 27/01/20
Nuovo album via Frontiers per il supergruppo dei Revolution Saints: in "Rise" l'ascoltatore non troverà nulla di sorprendente rispetto ai contenuti dell'omonimo esordio e dell'ottimo "Light In The Dark", ma la soddisfazione auricolare resta comunque assicurata.  Deen Castronovo, Doug Aldrich e Jack Blades, una triade dal background straordinario e che non ha alcun bisogno di presentazioni, deliziano gli amanti dell'hard rock anni '80 più mellifluo con un arsenale di munizioni melodiche da lasciare senza fiato.
 

ForeignerToto e, specialmente, Journey: "When The Heartache Has Gone", "Price To Pay" e la title track, benché attigue al gusto contemporaneo e tonificate da un tocco à la Whitesnake, sembrano tratte di peso da "Trial By Fire", l'ultimo lavoro dei californiani con Steve Perry al microfono. Eppure non c'è trucco né inganno nel sicuro songwriting del disco: che si tratti di omaggiare Randy Jackson ("Coming Home"), o costruire perle di lucentissimo AOR ("Closer"), o, ancora, preparare un dolce elisir a base di synth e pianoforte ("Eyes Of A Child"), i nostri riescono a imbastire un lotto fresco e godibile. Anche grazie alla presenza dietro le quinte di Alessandro Del Vecchio, a tutti gli effetti quarto membro della band e abile stratego della sezione tastiere.

 

Nessun coup de théâtre da parte dei Revolution Saints: "Rise" conferma come la bontà di un progetto risieda nell'offrire un prodotto tradizionale e genuino rielaborato con verve e competenza. Senza inutili giri di parole.

 

 




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