"Steal This Artwork": Pink Floyd
Storm Thorgerson


Articolo a cura di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 18/12/16
I collezionisti e gli amanti della musica lo sanno bene: un disco non è rappresentato solo dalla musica che contiene, ma anche dall'artwork, dal booklet e soprattutto dalla copertina. Nel corso degli anni sono molte le cover di album che, grazie al genio e alla follia di artisti visionari, sono diventate iconiche e sono riuscite anche a trascendere l'ambito musicale imponendosi in altri contesti e rendendosi immediatamente riconoscibili a chiunque. L'artista che incarna maggiormente questa concetto è senza dubbio Storm Thorgerson, autore di centinaia di copertine, tutte identificabili dal suo stile evocativo e a tratti irrazionale. Si stima che oltre 150 milioni di persone possiedano almeno una sua opera e molte sono le band che possono vantarsi di aver lavorato con lui, ma la collaborazione più riuscita e redditizia (in entrambe le direzioni) è senza dubbio quella con i Pink Floyd, autori di musica che ben si sposa con lo stile di Thorgerson. Il rapporto professionale tra l'artista e la band inglese è iniziato nel 1968, con la realizzazione della copertina di "A Saucerful of Secrets" e la successiva fondazione dello studio Hipgnosis. Dopo questa collaborazione, Thorgerson realizzò le cover di quasi tutti i successivi album della band, anche dopo la chiusura dello studio che aveva fondato. Ecco quali sono le copertine più iconiche realizzate da Storm Thorgerson per i Pink Floyd:
 

Atom Heart Mother (1970)


atom_heart_mother"Ma sei matto? Vuoi rovinare questa casa discografica?"


Fu questo il modo in cui un funzionario della EMI rispose a Thorgerson quando l'artista gli mostrò la copertina scelta da lui e dai Pink Floyd per "Atom Heart Mother". È ironico il fatto che dopo questa dichiarazione il disco ebbe un grande successo commerciale anche grazie a Lulubelle III, la mucca frisona rappresentata in copertina. La band, che nel 1970 voleva togliersi l'etichetta di psychedelic rock, aveva chiesto a Thorgerson qualcosa di estremamente semplice, che si distinguesse da tutte le copertine dei dischi space rock che andavano in voga all'epoca, proprio a causa della sua normalità e quotidianità. Dopo un breve confronto in cui vennero eliminate altre idee (come quella di un tuffatore o di una donna davanti ad una scalinata), l'artista si recò nella campagna a nord di Londra e fotografò alcune mucche che secondo il fattore erano di così bell'aspetto perché erano state appena munte. I Pink Floyd furono entusiasti del lavoro e venne poi scelta la foto di Lulubelle III, la quale attirando l'attenzione di moltissimi ignari ascoltatori nei negozi di dischi, permise alla band di raggiungere per la prima volta in assoluto il primo posto nella classifica delle vendite nel Regno Unito. Come ricordato più volte sia dalla band che dall'artista, la copertina non ha alcuna attinenza con il nome di disco né con la musica (a parte il fatto che entrambe fossero diverse rispetto a ciò che andava di moda alla fine degli anni '60).

 

The Dark Side Of The Moon (1973)


the_dark_side_of_the_moonÈ forse un caso che uno degli album più leggendari della storia della musica abbia la copertina più leggendaria mai realizzata? Su "The Dark Side Of The Moon" è stato detto di tutto e di più e in fin dei conti è logico che un disco così nobile (sia dal punto di vista puramente musicale che da quello tematico) si rifletta in un'illustrazione così iconica, celebre ed elegante. Fu il tastierista Richard Wright a chiedere a Thorgerson un soggetto sempre semplice e audace come i precedenti, ma questa volta più elegante e di classe. Fu così che, tra le sette proposte che l'artista illustrò alla band, venne scelto il prisma senza la minima esitazione. L'immagine, oltre ad evocare tematiche centrali dell'album come il tempo, la follia e la morte, fu realizzata anche in memoria delle imponenti scenografie dei concerti dei Pink Floyd. Il prisma in copertina, che chiunque ha visto almeno una volta nella vita, scompone il raggio di luce bianca in sei colori (escludendo l'indaco), i quali continuano il loro percorso nella parte interna della cover, prima di essere riconvertiti nel raggio iniziale da un secondo prisma rovesciato nel retro di copertina. L'artwork richiama quindi la circolarità della vita e delle vicende umane, come anche lo stesso album, che si apre e si chiude con il suono di un battito cardiaco. Ad evidenziare ancora più fortemente il concetto, su suggerimento di Roger Waters, il raggio verde nella parte interna assume la forma di un elettrocardiogramma. "The Dark Side Of The Moon" è stato l'album attraverso il quale sia i Pink Floyd che Thorgerson e il suo Hipgnosis Studio hanno fatto il salto definitivo, diventando un binomio indissolubile e raggiungendo un successo senza precedenti in tutto il mondo.

 

Wish You Were Here (1975)


wish_you_were_here_01Come ricordato da Richard Wright, il lavoro per la scelta della copertina di "Wish You Were Here" fu estenuante. I Pink Floyd volevano un'illustrazione che si legasse in maniera particolare ai temi dell'album quali l'assenza, l'alienazione e l'insicurezza nei rapporti umani. La foto della stretta di mano tra due uomini in giacca e cravatta, uno dei quali è in fiamme, venne scattata negli studi cinematografici della Warner Bros a Los Angeles e venne ingaggiato uno stuntman professionista, che prese davvero fuoco, insieme ad un equipe di soccorritori. Durante uno degli scatti il vento soffiò nella direzione sbagliata e le fiamme bruciarono i baffi dello stuntman. L'immagine simboleggia l'insicurezza insita nell'uomo a doversi esporre e mettersi a nudo con le altre persone, quasi per paura di venire scottati. Anche le altre immagini presenti nel package del disco rappresentano situazioni surreali, vuote e artificiose: un uomo che si tuffa senza sollevare neanche una goccia d'acqua, un velo rosso che nasconde una misteriosa figura senza volume e un uomo d'affari senza polsi né caviglie che secondo Thorgerson "vende la propria anima nel deserto" e che quindi richiama le critiche all'industria musicale presenti in "Have A Cigar". A rimarcare il concetto, sul disco venne inserita l'immagine della fredda e vuota stretta di mano tra due mani robotiche. Il disco venne poi venduto in una busta di plastica completamente nera, odiata sia dalla casa discografica americana (che non capiva perché coprire un così grande lavoro grafico) che dai negozianti (che volevamo mettere in mostra la copertina per rendere il disco più riconoscibile). Inutile dirlo, ma la band fu entusiasta dell'idea della busta, che secondo Thorgerson simboleggiava la differenza tra vedere un disco come tanti in un negozio e averlo tra le mani mentre lo si sta ascoltando.

 

Animals (1977)


animalsNel 1976 Waters abitava nella zona sud di Londra e dalle finestre di casa poteva ammirare l'imponente struttura con quattro ciminiere della Battersea Power Station, centrale termoelettrica costruita 40 anni prima, che evocava al bassista le stesse sensazioni dispotiche di cui era pregno "Animals". Poiché i Pink Floyd volevano utilizzare durante il tour per l'album un maiale gonfiabile di 13 metri, Waters propose a Aubrey Powell (stretto collaboratore di Thorgerson) di far volare il maiale tra le ciminiere della centrale (richiamando in questo modo anche i brani "Pigs On The Wings"). La realizzazione dello scatto fu decisamente impegnativa. Il maiale, soprannominato Algie, venne costruito da un'azienda tedesca e il primo giorno venne convocata un'imponente squadra di lavoro, incluso un tiratore scelto che avrebbe dovuto abbattere il maiale nel caso in cui la catena con cui era ancorato a terra si fosse spezzata. Gli scatti non andarono però a buon fine poiché, per un problema tecnico, Algie non si gonfiò completamente e non si sollevò abbastanza. Vennero comunque scattate delle fotografie visto che, secondo l'equipe, il cielo quel giorno era favoloso. Il secondo giorno il maiale si gonfiò, ma non fu convocato il tiratore, e quando la catena si spezzò Algie prese il volo, costringendo l'aeroporto di Heathrow a cancellare tutti i voli in partenza. Powell venne arrestato e dopo una giornata di appelli e ricerche, il maiale fu ritrovato da un fattore del Kent, infuriato in quanto aveva spaventato le sue mucche. Il terzo giorno il set fotografico andò a buon fine, ma la band preferiva il cielo presente nelle foto del primo giorno e quindi Algie venne incollato su una di quelle. La vicenda portò moltissima pubblicità gratuita ai Pink Floyd e Algie, oltre ad essere utilizzato in moltissimi tour della band in futuro (fino ai recenti show di Waters), è stato omaggiato anche in altri ambiti, come nel film I Figli Degli Uomini di Alfonso Cuaròn. La Battersea Power Station è stata chiusa alcuni anni dopo e tre mesi fa la Apple ha annunciato di voler acquisire e ristrutturare il 40% del sito.

 

The Division Bell (1994)


the_division_bellTra tutte le copertine realizzate da Thorgerson per i Pink Floyd, quella di "The Division Bell" è senza dubbio una delle più misteriose ed inquietanti. Le due teste che si fronteggiano, spesso accostate alle statue Moai presenti sull'Isola di Pasqua, furono in realtà ispirate a quelle presenti nel libro del matematico Norbert Wiener "The Human Use of Human Beings", che tratta della cooperazione tra umani e macchine. La statue vennero erette da Thorgerson in un campo a Ely, 100 km a nord di Londra e furono fotografate di profilo, come se oltre a guardarsi stessero cercando di comunicare. Anche in questo caso la scelta fu ispirata al tema principale dell'album: la mancanza di comunicazione tra gli uomini. Sullo sfondo, tra le due bocche, si materializza la cattedrale di Ely. Le due teste, una volta colmata la distanza che le separa, ne formano una terza che guarda frontalmente lo spettatore: secondo alcuni questo potrebbe essere un richiamo al mai dimenticato Syd Barrett, oggetto di tributo anche nella canzone dell'album "Poles Apart". Un'altra interpretazione che è stata data all'immagine, senza però ricevere la conferma di Thorgerson né della band, è che i due volti simboleggino la parte razionale e la parte inconscia dell'individuo. Attualmente le statue si trovano nella Rock And Roll Hall Of Fame di Cleveland.

 

Anche dopo lo scioglimento dei Pink Floyd, Thorgerson rimase in stretto contatto con i componenti della band, realizzando anche lavori per dischi solisti come "Broken China" di Wright e "An Introduction To Syd Barrett", raccolta del 2010 curata da Gilmour. Alla sua morte, avvenuta il 18 Aprile 2013, fu proprio Gilmour, amico di Thorgerson fin dall'adolescenza, a ricordarlo con queste parole pregne di commozione: "Storm è stato una forza costante della mia vita - sia lavorativa che privata -, una spalla su cui piangere e un grande amico."




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