SpazioRock presenta: Through Her Eyes #9
Con la scrittrice Costanza Colombo andiamo alla scoperta dei protagonisti dei Concept Album più emozionanti del rock


Articolo a cura di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 05/01/14

    Il secondo appuntamento con i Pink Floyd per “Through Her Eyes” non poteva che essere dedicato a quello che è generalmente considerato il concept più famoso del Rock: “The Wall”. Sono trascorsi sei anni dall'uscita di “The Dark Side of The Moon” e, sebbene si torni a parlare di alienazione, stavolta è tutto diverso. Gli equilibri all'interno della band di Roger Waters e David Gilmour sono cambiati al punto che la paternità del presente lavoro si deve pressoché interamente al primo che creò il nucleo dell'album in maniera indipendente rispetto al resto del gruppo. Il distacco dal pool creativo che aveva partorito i precedenti lavori dei Pink Floyd e l'egemonia di Waters sono sottolineati dall'allontanamento di Richard Wright in fase di lavorazione e dalla scelta di affidarsi all'illustratore Gerald Scarfe per l'artwork del progetto piuttosto che al consueto Storm Thorgerson.

 

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THROUGH HER EYES #9: THE WALL

    Con il “Muro”, Waters realizza una monumentale e ambiziosa metafora delle proprie ossessioni. Molti elementi dell'album sono infatti facilmente riconducibili alle vicende private e musicali dell'artista che, fondendo la propria esperienza umana con quella del primo cantante della band, Syd Barrett, plasmò il sofferto protagonista: Pink. Vittima e carnefice di sé stesso, e di chi lo circonda, egli incarna la crisi di una rockstar profondamente segnata dall'abuso di droghe e alcool. La dipendenza e la fuga dalla realtà non sono che due dei sintomi del disagio che Pink vive fin da bambino. Questi, avendo perduto il padre in guerra, come Waters, è stato cresciuto dalla madre, con la quale ha un rapporto difficoltoso, e nell'oppressione dei maestri. Oltre a questi, gli altri personaggi della vicenda sono: la moglie, il dottore e il giudice, poco più che comparse a lato del personalissimo dramma di Pink. La centralità del duo Pink-Waters nella vicenda è la ragione alla base del monologo a seguire che aspira ad essere letto, e considerato, come una semplice re-interpretazione di un complesso progetto artistico (basti pensare che è costituito, non soltanto di un doppio Album ma anche di un Tour, conclusosi nel 2013, dopo aver emozionato e sbalordito l'intero pianeta per decenni, e di un film dal pregevole valore grafico) che offre varie possibilità interpretative e infiniti spunti di riflessione, uno per ogni elemento grafico o concettuale a partire dai martelli (simbolo dell'oppressione) ai vermi (il veleno strisciante che corrode la mente).

 

Il “Muro” stesso ha una doppia valenza: invalicabile barriera o rifugio. Se nel primo caso rappresenta l'incomunicabilità e l'impossibilità di relazionarsi totalmente con chi ci circonda (e chi usufruisce del frutto dell'arte), la seconda accezione ha la medesima valenza protettiva sia di un abbraccio materno che di un bunker nel quale si barrica Pink ormai stremato e totalmente alienato dal mondo che lo circonda. Sarà il giudice a forzare la distruzione del Muro ma starà all'ascoltatore scegliere se l'epilogo sia liberazione o violenza.


    Al fine di aiutare il lettore a immedesimarsi nella tragica involuzione del  personaggio di Pink, il monologo si apre con uno degli interrogativi presenti nella prima traccia dell'Album (In The Flesh?) per poi continuare con una disperata richiesta d'aiuto  (Hey you) e di reazione (Another Brick In The Wall) di chi è ormai arrivato all'ultima frontiera della dissociazione (Comfortably Numb) e del dramma personale (One of my turns). La chiusura, preceduta dai dettagli del processo cui viene sottoposto Pink (The Trial, Waiting for the Worms), non è altro che l'ultima traccia (Outside The Wall) che esprime, in tutta la sua ineluttabile crudezza, il punto di vista di Waters sull'esistenza umana.




Is there anybody out there? Tirate giù il Muro!”


In ombra, 1979


    “Dimmi, riesci anche tu a vederlo?
    Incombe su di noi vietandoci il sole.
 

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    Vuoi davvero scoprire cosa si cela dietro i miei occhi velati dal gelo?
    Allora conficca le tue unghie in questa mia maschera e strapparmela via dalla carne. Parlo a te, là fuori per conto tuo, seduto spoglio in vana attesa che quel telefono squilli a salvarti dalla solitudine. Piuttosto, non avresti voglia di toccarmi? Tu, che con l'orecchio contro i mattoni muti, attendi che qualcuno ti chiami. Si, dico a te, te la senti di aiutarmi a portare il mio fardello? Tu che esegui coatto sempre tutto ciò che ti viene ordinato di fare, tu che stai dall'altra parte del Muro. Parlo a tutti voi, là fuori al freddo, sempre più solitari, sempre più vecchi, riuscite a sentirmi? Voi dai piedi scalpitanti ma coi sorrisi che vanno ormai spegnendosi. Si, dico proprio a voi, non aiutateli a seppellire la luce, non arrendetevi senza combattere. Non ditemi che non c'è più alcuna speranza. Non avete ancora capito che soltanto facendoci coraggio l'un l'altro potremo resistere?! Se permettiamo loro di dividerci, cadremo come anonime tessere del domino. Perché è così che i Martelli ci vedono: tasselli senza volto, soltanto un'altra manciata di mattoni in quel Muro. Davvero volete arrendervi a essere semplice carne da macello?

through_her_eyes_9_pink_floyd_the_wall_02b    Noi non abbiamo bisogno della loro educazione. Non abbiamo bisogno che controllino le nostre menti. E' tempo che i maestri lascino soli i ragazzi, che ci lascino liberi di esprimere la nostra individualità!
    Sapete, è venuto il dottore. Mi ha proposto di alleviare il mio dolore ma io voglio soltanto esser lasciato perdere. Non ho bisogno di braccia che mi aiutino ad alzarmi, né di calmanti. Mi ha detto di rilassarmi, di mostrargli dov'è che mi duole. Ha detto che vedeva le mie labbra muoversi ma che non riusciva a sentire quel che stavo dicendo. La realtà è che non è capace di capire la mia lingua, non è in grado di comprendere che questo non sono più io. Tutto ciò che gli interessa è drogarmi col suo veleno e rimettermi in piedi ma io ho tagliato i fili: questa marionetta non vuole più esibirsi sul loro palco.

    La verità è che io... sono diventato piacevolmente insensibile. Non c'è più nulla che possano fare che riesca a ferirmi! Niente può più arrivare a toccarmi dentro e voi non potrete mai capire quanto questo mi sia di consolazione: l'aver perso qualsiasi sensibilità è il migliore degli anestetici! Sapete, da piccolo vivo di fantasie... ma adesso il bambino è cresciuto e il sogno si è infranto. Giorno dopo giorno, anche l'amore si è ingrigito con me, come pelle di moribondo e, notte dopo notte, abbiamo finto che tutto andasse bene finché non è arrivato il mio turno di sentirmi gelido come la lama di un rasoio, costretto come un laccio emostatico e prosciugato come il battito d'un rullante a un funerale.

    E adesso li sento parlarmi intorno, li sento giudicarmi senza possibilità d'appello. E sapete qual'è il loro verdetto?! Dicono che le prove sono schiaccianti e incontrovertibili, che non c'è bisogno che la giuria si ritiri a deliberare, che non hanno mai processato qualcuno che si meritasse il massimo della pena più del sottoscritto! Dicono che il Muro è troppo alto e che, nonostante quanto io abbia tentato, non sono riuscito a liberarmi. Contriti, hanno concluso che i vermi mi hanno divorato il cervello. Che vengano i vermi, li sto aspettando qui, seduto in perfetto isolamento nel mio bunker, seduto qui ai piedi del Muro. Mi danno del pazzo, in volo oltre l'arcobaleno, pazzo, in trappola dietro queste sbarre. Eppure ci deve pur essere uno spiraglio nel Muro, qualcuno sa che fine ha fatto la porta dalla quale sono entrato?! Pazzo...

 

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...quando la verità è che vorrei soltanto che apriste gli occhi: soli, o in coppia, coloro che davvero vi amano, fanno avanti e indietro al di là del muro, senza mai riuscire a vedere quel che vive nella sua ombra. C'è chi lo fa mano nella mano, chi si riunisce in band. E' in quel buio che fanno la loro comparsa i cuori sanguinanti e gli artisti, in quell'ombra essi intingono penne e pennelli nel tentativo di comunicare con voi, di mostrarvi il mondo attraverso i loro occhi. E, dopo avervi donato loro stessi, alcuni barcollano e cadono, completamente svuotati. Dopo tutto non è facile, vivere col cuore che continua a battere contro un Muro di pazzi...”

 




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