Lunga vita a Lemmy. Lunga vita al Rock
Le leggende non muoiono. Le leggende nascono per rimanere


Articolo a cura di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 29/12/15
“Avere rimpianti non ha senso. È troppo tardi per avere rimpianti. Hai già fatto quel che hai fatto, no? Hai vissuto la tua vita. Non ha minimamente senso sperare di poter cambiare qualcosa”

Come fa a morire una Leggenda? Come può morire una Leggenda?

Il 2015 è stato l’annus horribilis della musica, e oggi, 29 dicembre 2015, è davvero il giorno che ne porta la pesante conferma. Se ne va Lemmy Kilmister, lascia questo mondo, il mondo dei palchi, dei muri di Marshall che sparano decibel come mitragliatrici in grado di regalare un massacrante e orgasmico mal di testa fatto di blues estremizzato e headbanging a milioni di amanti del rock, dall’inossidabile settantenne suo coetaneo al ragazzino ancora in fase di svezzamento.
 
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Lascia una sala di registrazione vuota, che però vibra ancora di quel basso martellante, talmente saturo da colmare tranquillamente l’uso di una seconda chitarra. Vibra ancora di quella voce così roca, così fottutamente tagliente, roboante e caratteristica, a settant’anni suonati (letteralmente) così come quando ne a veva 25. Merito del Jack Daniel’s, merito delle sigarette. Ma merito anche e soprattutto di un’indole fuori dal comune che ha permesso negli anni ’70 ad un ragazzo col crine lungo e una passione viscerale per il blues -ma anche per il voler andare non contro, ma OLTRE le regole- di creare un mondo e un modo di suonare nuovi, che superassero i canoni dell’epoca, un marchio riconoscibile in tutto, e a tutti.

Lascia i palchi, lascia folle, lascia orde di persone che lo rispettavano. Ecco, se c’è una cosa di cui Lemmy può andar fiero e per cui può andare in giro, in un mondo o nell’altro, a testa alta, è il fatto che tutti, ma proprio tutti, lo rispettavano. Anche chi non ha mai amato i Motorhead non può che spendere qualche bella parola su quell’uomo burbero e con la voce così roca da risultare in alcuni frangenti quasi incomprensibile.

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Sono davvero contento per il modo in cui le cose sono avvenute. Mi piace pensare di aver dato un sacco di gioia a un sacco di persone in tutto il mondo


Lemmy però rimane nel mondo che gli è più caro, nel mondo che l’ha visto protagonista per tutta una vita, per tutta la vita: Lemmy rimane con i piedi ben saldi nel mondo del Rock. Tutto ciò che ha creato, con i Motorhead o con gli Hawkwind o con qualsiasi collaborazione lo veda protagonista, rimane e rimarrà indiscutibilmente ed indelebilmente presente nei nostri impianti stereo, nei nostri riproduttori portatili di musica, nelle nostre audioteche, nelle nostre teste e nel nostro immaginario collettivo. Rimarrà ovunque, sempre e comunque.

Qualcuno disse: “Il Rock è morto”. Qualcuno oggi ha detto “Il Rock è morto oggi”.
Hanno torto sia Gene, sia il mio caro amico distrutto dal dolore.


Il Rock non è morto, semplicemente perché Lemmy non lo vuole, semplicemente perché la musica di Lemmy, dei suoi Motorhead, è ancora presente, è ancora pulsante, ha ancora la forza, la potenza, la possibilità di frantumare muri a suon di decibel, di far pogare e urlare e divertire orde di giovani e meno giovani per parecchio altro tempo ancora.

Le leggende non muoiono. Le leggende nascono per rimanere. In un modo o nell’altro, in una forma o nell’altra.

Lunga vita a Lemmy, Lunga vita al Rock. Ora e Sempre.

 

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La morte è inevitabile, no? Inizi ad averne più paura quando inizi ad avvicinarti alla mia età. La morte non mi preoccupa, io sono pronto. Quando sarà il mio momento, voglio andarmene facendo quello che faccio meglio. Se morissi domani, non potrei lamentarmi.
È stato bello.




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