ESCLUSIVA: ascolta lo streaming di "Cobalt"
Synth e testi solitari caratterizzano il secondo album di Leon Seti


Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 10/03/19

La fine di una lunga relazione segna l'inizio della scrittura di "Cobalt", secondo album del progetto Leon Seti, dietro al quali si nasconde il 23enne Leo Baldi. I primi pezzi a nascere sono "Everything I Had" e "Paranoia", che riflettono sul dolore e sul disorientamento di trovarsi da solo nella capitale mondiale della solitudine, Londra. Seguono poi a cascata "Silver Lining" e gli altri pezzi che descrivono cronologicamente i tre mesi prima della rottura. La composizione dell'album è caratterizzata da sonorità synth che tendono a voler aprire e liberare, e testi molto solitari che verso le tracce finali raccontano di eventi molto pesanti e macabri. I suoni sono aperti, freddi, cristallini; i riverberi creano ambienti profondi con echi e la voce è eterea con tantissimi cori usati molte volte per saturare lo spazio sonoro.

 

"Cobalt" è un album dalle tonalità blu profondo: blu cobalto. Il nome deriva dall'esperienza sinestetica della canzoni, che si presentano agli occhi di Leon con varie sfumature di blu e azzurro. La fotografia della copertina viene affidata ad ANIDE che con il suo cielo sfumato riesce perfettamente a racchiudere l'essenza del disco. Presenti nel disco sono la batteria di Jacopo Bucciantini e la voce di Phoebe Pope, cantante dei Sound of Thieves, duo sperimentale originario di Manchester. L'esperienza dell'album è come alzare gli occhi e guardare il cielo o il mare ed essere colpiti dall'insieme, non degnandosi del particolare ma guardando soltanto un infinito blu.

 




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