L'angolo oscuro #22
Le uscite più interessanti in ambito estremo della prima metà di aprile


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 13/04/21
Inizio mese di aprile fecondo di uscite in ambito estremo, con l'Eurpoa protagonista assoluta.
 
coverantrischAntrisch - Expedition I: Dissonanzgrat (Autoproduzione)

Cosa è successo ai Kromlek, l'ensemble difensore dei diritti del popolo tibetano che editò agli inizi del XXI secolo un trittico di opere molto apprezzato? Ebbene, almeno tre dei suoi membri sono attivi oggi negli Antrisch, moniker di recente coniazione che esordisce con l'EP "Expedition I: Dissonanzgrat". Un mini incentrato sulle spedizioni storiche nei paesaggi di montagna più estremi, tematica che va di pari passo con la copertina e le foto della band. Oltre all'affascinante iconografia, che accomuna il combo di stanza nella Bassa Baviera ai grandissimi Kauan di "Sorni Nai" (2015), e all'adozione di pseudonimi relativi ai reali partecipanti delle tragiche escursioni, l'attenzione deve necessariamente rivolgersi anche alla musica, un atmoblack eccellente in termini di dinamica e fantasia: passaggi up-tempo, momenti di suadente delicatezza, brevi sezioni ambient, transizioni acustiche e sequenze al limite del drammaturgico, speziano un pugno di pezzi in grado di alzare l'asticella di un genere oggigiorno inflazionato e spesso stucchevole. Autoprodotto con competenza e destinato a una celere ristampa su etichetta.

Tracce consigliate: "I Aufbruchsignale", "III Stirnschlag", "IIIII Gipfielfieber"

coverfuocofatuoFuoco Fatuo - Obsidian Katabasis (Profound Lore Records)

Nel novero delle espressioni artistiche più intriganti dello Stivale, un posto di primo piano lo meritano sicuramente i Fuoco Fatuo, gruppo proveniente da Varese e già latore di due squisiti full length, "The Viper Slithers In The Ashes Of What Remains" (2014) e "Backwater" (2017). Un percorso iniziato nel 2011, che ha visto gradualmente i lombardi rallentare allo spasimo il ritmo dei brani, passando da un death doom ipnotico e feroce - comunque non del tutto abbandonato - a un funeral decisamente irrespirabile e claustrofobico, prossimo a quello declinato da nomi importanti del settore (Ahab, Disembowolment, Esoteric, Tyranny). "Obsidian Katabasis" rappresenta attualmente l'apice compositivo del combo nostrano, abile nel creare un clima suggestivo nonostante i mattoni funebri impilati dagli strumenti, resi di altezza e compattezza ciclopica dalla voce catacombale di Milo Angeloni. Un disco, se vogliamo, sorprendente, non tanto e non solo per la qualità della musica in sé, quanto piuttosto per il sua indubbia facoltà di attrarre l'ascoltatore in un gorgo torbidamente catartico senza sfibrarne le sinapsi. A dispetto dei sessanta minuti di durata e di una forma canzone apparentemente monolitica.

Tracce consigliate: "Obsidian Bulwark (Creation Of The Absurd)", "Tresholds Of Nonexistence Through Eerie", "Psychoactive Katabasis"

covermanbryneMānbryne - Heilsweg: O Udręce Ciała I Tułaczce Duszy (Terratur Possessions)

Debut assoluto per i Mānbryne con "Heilsweg: O Udręce Ciała I Tułaczce Duszy", benché, tranne il principiante Renz, axeman probabile autore dei cinque pezzi del lotto, il resto della formazione esibisca dei veterani storici della scena polacca (Sonneillon, Wyrd e Priest). Questo primo, e, si spera, non ultimo manufatto di una line-up da stropicciarsi i timpani, risulta avvincente non perché presenti un black metal rivoluzionario o una sua rivisitazione insolita; l'efficacia dell'operazione, in realtà, consta nel centrifugare alcuni degli elementi caratteristici delle più significative formazioni oscure dell'Europa orientale e aggiungere al magico distillato così ottenuto un nota corrotta, sinistra e finanche decadente. Azaroth, Behemoth, Blaze Of Perdition e Mgła costituiscono fonti d'ispirazione ed evidenti pietre di paragone, eppure l'enfasi morbosa che tracima dai pezzi rende il sound del quartetto in qualche modo unico, lontano da cervellotiche dissonanze e pericolose tentazioni d'avanguardia. E l'incipit tratto dal film maledetto di Ken Russel, "The Devils" (1971), fa da ciliegina sulla torta a un opus potente, che lascia il segno da qualunque prospettiva lo si esamini. Elogi a iosa.

Tracce consigliate: "Pustka, Którą Znam", "W Pogoni Za Wiarą", "Majestat Upadku"

coversoothsayerSoothsayer - Echoes Of The Earth (Transcending Obscurity Records)

La Transcending Obscurity sta progressivamente scalando posizioni nella cerchia dell'underground, in virtù di un roster interessante e variegato al quale vanno ora aggiunti, freschi di firma, i Soothsayer. Attivi dal 2013, gli irlandesi hanno pubblicato soltanto un paio di EP, uno split e, curiosamente, un live album; il quintetto, dunque, rimedia alla mancanza di un LP con "Echoes Of The Earth", un gigante atmosferico e tentacolare che canalizza, entro un grembo capiente, death, doom, sludge e canti sciamanici. Gli ingredienti di base, invero, non appaiono troppo complessi, né particolarmente originali, ma il gruppo di Cork riesce a comporre tracce al medesimo istante ruvide e orecchiabili, semplificando l'eredità di IsisNeurosis Schammasch e utilizzando salutari filtri di field recording per inalveare il catrame espulso dalle chitarre e i roboanti petardi sganciati da basso e batteria. All'insieme provvede una produzione organica e robusta, adeguata nel restituire i brusii profondi delle placche tettoniche messe in movimento da un pugno di giovani promesse della pesantezza. Con Dave Ingram gradito ospite.

Tracce consigliate: "Fringe", "Outer Fringe", "True North"

coverwodeWode - Burn In Many Mirrors (20 Buck Spin)

I Wode rappresentano sicuramente uno degli act di maggior interesse del panorama del metallo nero europeo. Originari di Manchester, debuttarono sulla lunga distanza nel 2016 per mezzo di un long playing omonimo a metà fra tradizione e aperture post, seguito dall'ottimo "Servants Of Countercosmos" (2018), grazie a cui gli albionici, recisi definitivamente i pochi legami con i conterranei Fen e Winterfylleth, imboccarono una strada abbastanza personale. L'uscita del nuovo lavoro "Burn In Many Mirrors" testimonia un ulteriore step dei britannici in direzione di una sintesi seducente, capace di abbracciare black'n'roll, death e speed metal attraverso melodie di sotterranea ascendenza NWOBHM e un gusto anni '90 nella strutturazione delle piste. Un gruppo, dunque, che si serve dei propri studi, dagli Iron Maiden al mondo extreme scandinavo sino al Necronomicon lovecraftiano, al fine di costruire uno stile diverso dal consueto, pregno di malvagità allo stato puro e con un tiro groove da futuri campioni. Prova notevole.

Tracce consigliate: "Lunar Madness", "Serpent's Coil", "Streams Of Rapture (I, II, III)"



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