Lateralus: l'album fondamentale dei Tool
A 20 anni esatti dalla sua pubblicazione celebriamo uno dei capolavori dei Tool, illustrandovi i motivi per cui ancora oggi si tratta di un album fondamentale.


Articolo a cura di Federico Barusolo - Pubblicata in data: 15/05/21

Amati, odiati, idolatrati, non compresi, sottovalutati, sopravvalutati, (molto) attesi, capaci di dividere la critica e gli stessi fan. Possiamo riferirci con queste parole solo a un'unica band: i Tool. Non prolificissimi per gli anni di carriera all'attivo - ormai oltre quota 30 - né particolarmente amanti dei riflettori, la formazione americana è stata in grado di regalare all'universo con cadenza tutto fuorché regolare perle del calibro di "Undertow", "Aenima", "10,000 Days" e il freschissimo - in termini tooleriani - "Fear Inoculum". Tutti album che, in un modo o nell'altro, hanno saputo splendere di vita propria e far scatenare discussioni su discussioni, in particolare su quale di questi prodotti artistici meglio incorporasse l'anima della band. Qualcuno è per caso arrivato a una risposta?

 

A nessuno, tuttavia, sarà sfuggito che un titolo è stato omesso dalla lista soprastante. Probabilmente IL titolo, un disco che effettivamente appartiene ancora a un'altra categoria rispetto ai citati. Stiamo parlando di "Lateralus". Un album che proprio in questi giorni si trova a festeggiare niente poco di meno che il suo ventesimo compleanno, nonostante possiamo tutti concordare sul fatto che di "vecchio" questo album non abbia proprio nulla.

 

Il 15 maggio del 2001 non usciva solo il disco della definitiva conferma del quartetto americano nell'universo del metal contemporaneo, ma uno dei dischi che di lì a poco sarebbe diventato uno dei più importanti e influenti del nuovo millennio. Un lavoro colossale per complessità e ricchezza di contenuto, dal fascino ipnotico ed esoterico, del quale in questi vent'anni abbiamo scalfito forse solo la superficie, provato a comprenderlo, ad ascoltarlo. Ce l'abbiamo fatta?

 

Non importa se lo conoscete a memoria, se non lo avete mai sentito nominare, se lo amate o lo odiate, nelle prossime righe proveremo a spiegarvi perché "Lateralus" è un album fondamentale.

 

toolmaynardlive

 

"Lateralus" è un album fondamentale per come suona.

 

Provate a fare un elenco di band che suonano lontanamente come i Tool. E non si tratta solo di una questione di innovazione, ma del fatto che questa band metta da sempre in gioco una commistione di caratteristiche ed elementi del tutto unici, combinati in modo altrettanto unico. In "Lateralus" tutte queste caratteristiche arrivano al loro apex, trovando un equilibrio completo tra le forze in gioco. Un basso metallico e profondo a un punto tale che sembra provenire dal sottosuolo, una batteria tanto brutale quanto incredibilmente chirurgica, riff di chitarra grezzi e semplici ma capaci di guidare costantemente il piano dell'intensità emotiva e, ovviamente, una voce senza eguali (e di cosa stiamo parlando?) per impatto e versatilità, capace di spaziare dalla cruda rabbiosità di "The Grudge" alla delicatezza di "Disposition". Tutti i componenti della band sono tecnicamente all'apice del loro splendore artistico.

 

Un sound che avrà anche un impatto notevole sul panorama metal da lì in avanti, ergendosi a giro di boa, segnando di fatto un prima e dopo Tool. Se è vero, infatti, che parliamo di un sound non replicabile in nessun altro contesto, è altrettanto vero che un certo numero di band sono nate nella sua orbita, creando un ecosistema musicale che al gruppo losangelino deve tanto (se non tutto), ma che al contempo è stato in grado di tessere direzioni nuove, distinte e lungi dall'essere considerate delle mere copie della propria matrice artistica. Questo fa dei Tool dei veri e propri innovatori e precursori di un genere che ha lanciato, ad esempio, band come Gojira, Karnivool, Rishloo, Soen, Isis e TesseracT, tra le altre.

 

"Lateralus" è un album fondamentale per la sua complessità.

 

Basta guardare la coperttina per capire che "Lateralus" non può essere un disco semplice e diretto. La fitta simbologia geometrica, filosofica, anatomica e spirituale che vi è rappresentata pone da subito l'immagine dell'album sotto una specie di aurea sacra, contribuendo all'alone di mistero che la stessa band ha fatto di tutto per preservare. La stessa quasi totale assenza di promozione sembrò da subito voler lasciare la parola al prodotto stesso, eliminando qualsiasi tentativo di speculazione e qualsiasi potenziale aiuto nella decifratura. Volete quest'album? Bene, eccolo. Provate ora a capirlo. Il concept si sviluppa attorno al tema dell'elevazione dello spirito rispetto alla fisicità della materia, che avviene attraverso la nostra umana capacità di riflettere, grazie al "Lateral Thinking" da cui origina il titolo. Tale collegamento tra immanenza e trascendenza è spesso rappresentata dall'iconico terzo occhio in fiamme disegnato dalla mano di Alex Grey.

 

Solo una volta immersi nel materiale registrato in queste 13 tracce ci rendiamo conto della quantità di lavoro di conciliazione tra il concept e la scrittura, che sfocia in altrettanta complessità di contenuto musicale e dei testi. L'evoluzione della title track attorno a metriche che progrediscono e regrediscono lungo la successione di Fibonacci sono solo l'esempio più celebre di una maniacale attenzione al dettaglio e al riscontro matematico dei contenuti. "Schism" diventerà un simbolo assoluto del songwriting dei Tool: disturbata, cupa, estremamente cerebrale nella sue continue variazioni di time signature (quasi 50!) e allo stesso tempo interamente evoluta all'interno di un tema reiterato, anticipato dalla breve successione di note pizzicata in apertura.

 

tooladamlive

 

"Lateralus" è un album fondamentale perché non è mai lo stesso.

 

Lo dicevamo sopra: "Lateralus" è un quel disco che, non importa quanti ascolti fai, non importa che abbia ormai toccato il ventennio d'età, è ancora - e sempre sarà - in grado di rivelare qualcosa di nuovo a ogni nuovo ascolto. Certo, questo aspetto è legato a doppio filo con il già discusso tema della complessità (e all'ossessione dell'ascoltatore). Non importa quanti ascolti farete di quest'album: ogni volta vi accorgerete di qualcosa di nuovo e comunque non basterà a farci trovare una quadra definitiva. Molto probabilmente non c'è un significato per tutto quello che ci sembra oscuro tra questi 13 brani, ma è come se ogni ascolto celi situazioni ed emozioni nuove, per mezzo di dettagli ai quali riusciamo a dare una forma solo dopo anni, eppure ci sono sempre stati. Chiaro, stiamo sempre parlando di quattro uomini che creano arte, il che ci porta a essere abbastanza convinti che lo spettro di emozioni e reazioni non può essere stato così pre-meditato e architettato, ma è significativo realizzare come la band sia riuscita a conferire all'album una caratteristica come questa, che ben si sposa con il tema centrale della trascendenza, a creare qualcosa di così estremamente ispirazionale e sfaccettato, da poter suscitare sempre qualcosa di nuovo.

 

"Lateralus" è un album fondamentale per le sue suggestioni.

 

L'interpretazione di "Lateralus" è qualcosa che ancora oggi divide i fan. Non si tratta solo dei numerosi easter egg presenti all'interno delle tracce, a sottolineare anche la spesso sottovalutata vena ironica della band, ma di un universo di interpretazioni che lo stesso Maynard J. Keenan si è divertito a scatenare per mezzo dei testi. Della centralità del concept matematico abbiamo parlato, ma tantissimi sono stati i fan che hanno dato via libera ai deliri, alle interpretazioni anche più complesse, partendo proprio da alcuni dei passaggi vocali dell'eccentrico frontman. È il caso di frasi come "Spiral out, keep going" e "Recognize this as a holy gift", che vengono colte da molti come esortazioni a scavare più a fondo nella natura matematica del disco, portando alla nascita di qualcosa che è più di una semplice fan theory, delle quali la più controversa è legata proprio al cosiddetto "Holy Gift".

 

Si tratterebbe di un arrangiamento alternativo dell'ordine delle tracce sulla base di una struttura - guarda caso - a spirale che trova il suo centro nel dittico "Parabol"/"Parabola", uniche due tracce a presentare una evidente continuità musicale tra di esse in un passaggio che, oltretutto, costituisce uno dei momenti più mindblowing dell'intera discografia dei Tool. Seguendo la spirale in maniera analoga al modo in cui viene seguita la serie di Fibonacci in "Lateralus", il nuovo ordine delle tracce sarebbe il seguente: 6-7-5-8-4-9-13-1-12-2-11-3-10. Un ordinamento che da molti viene giudicato più scorrevole dell'originale, trovando effettivamente corrispondenza nelle indicazioni di tempo affini tra tracce successive, come avviene effettivamente nel passaggio tra "Parabola" e "Schism" o tra la stessa "Schism" e "Ticks & Leeches".

 

È chiaro che stiamo parlando di suggestioni (deliranti) che ci portano appunto sul piano delle fan theory, spesso rifiutate categoricamente dagli stessi fan dei Tool, forse perché metterebbero i loro beniamini in una luce di supponenza e pienezza di sé. Suggestioni che però danno un'idea di quale sia il potere suggestivo di questo disco, capace di ammaliare e di attrarre con affascinanti teorie che, in fondo, conoscendo Keenan e i suoi, non ci sentiamo di voler bollare definitivamente come inverosimili.

 

"Lateralus" è un album fondamentale perchè ve lo diciamo noi.

 

Fidatevi.




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