Ligabue: ecco la mia visione del mondo
Tanta rabbia, tanta speranza e un suono semplice e asciutto per il nuovo album del Liga nazionale.


Articolo a cura di Paola Marzorati - Pubblicata in data: 23/11/13

Un cielo stellato proiettato sulle pareti e le note del suo ultimo, ancora inedito, album. Così Ligabue ci accoglie per parlare della sua ultima fatica artistica, “Mondovisione”, album prodotto da Luciano Luisi e disponibile in tutti i negozi da martedì 26 novembre. A tre anni dall’uscita del suo ultimo album di inediti, “Arrivederci Mostro!”, Ligabue torna a far parlare di sé con 14 tracce, due delle quali strumentali, in cui si mette a nudo esprimendo tutta la sua indignazione per “chi doveva pagare” e non l’hai mai fatto, per i potenti dell’Italia, ma anche tanta tanta speranza nel potere dei sogni e  dell’amore.
 
Volevo creare un disco in cui fossi molto partecipe, che riflettesse il suono del mio gruppo attuale per schivare le insidie della produzione del disco di oggi che spingono a strafare. Volevo essere il più diretto possibile curando il suono”, spiega Ligabue, tranquillo, disponibile, e con tanta voglia di parlare del suo ultimo lavoro. E così è stato, infatti. Ascoltando in anteprima le 14 tracce del suo disco, immersi in una proiezione di stelle e foto, instanti di vita da tutto il mondo, si ha la sensazione di immergersi nella semplicità, quella semplicità di testi e suoni che, nonostante tutto, è in grado di arrivare. Un suono classico trasportato in un contesto moderno. “Le parole chiave che ci hanno guidato sono: verità e schiettezza, far passare attraverso la sincerità che abita i racconti le pulsioni emotive che li hanno generati” spiega Luciano Luisi, produttore, che ha dato forma alle idee di Ligabue con tante chitarre, synth, ma anche piano e archi per le ballad più avvolgenti. In questo disco, infatti, non manca nulla: pezzi rock più ritmati e ballad lente, accompagnate dalla chitarra acustica, tutti accomunati dall’intensità dei testi, simili a racconti brevi, di impronta fortemente descrittiva.

Chi doveva pagare non ha mai pagato per la carestia
Chi doveva pagare non ha mai pagato l’argenteria
Chi doveva pagare non ha mai pagato


ligabue_speciale_2013_02E’ una cosa sotto gli occhi di tutti”, dice Ligabue, spiegando il significato della canzone d’apertura dell’album, “Il Muro del suono”, mix di chitarre dall’impronta rock blues. “Ma il muro del suono si deve rompere. Stiamo seppellendo la vita vera sotto quintali di chiacchiericcio e pensieri inutili, bisogna fare una breccia. Sento che la velocità a cui stiamo andando non è compatibile con i nostri bisogni umani.” Un Ligabue indignato quello che si mette a nudo in questo disco, indignato per la politica, - “faccio parte del club molto nutrito di delusi dal PD”- ma, nonostante questo con un forte desiderio di speranza, - “Sono spesso stato accusato di essere quello che cerca di produrre una speranza con la mia musica. Ma “Il Sale Della Terra” è una galleria di personaggi, non l’Italia, logorata da chi riesce a sembrare così brutto quando ha a disposizione molto potere. E’ un canzone sul potere, non parla di tutti gli italiani”, in queste parole Ligabue condensa il significato del primo singolo estratto e canzone più passata in radio degli ultimi mesi, che verrà sostituita  da “Tu Sei Lei” a partire dal 25 novembre, brano morbido e sincero, dolce come “La Neve Se Ne Frega”, pezzo che si apre con la sola chitarra acustica, “La Terra Trema, Amore Mio”, che “prova a raccontare l’effetto emotivo, fisico e psicologico del terremoto, da cui non si torna più indietro”, “Ciò Che Rimane Di Noi”, canzone relativa a un lutto, - “all’indomani di un lutto, ciò che rimane di te, nel tempo, è quello su cui poi arrivi a poter contare, a dover contare”- , e “Per Sempre”, galleria di quelle immagini che ti rimangono dentro, incastrate nelle costole.

Parlami davvero
Sciogli questo gelo
Sentimi davvero
Che spegniamo il buio
Baciami davvero
Che non casca mica tutto il cielo
Che ci stiamo ancora sotto insieme


Un Ligabue molto più diretto quello che incontriamo in questo ultimo album. Diretto nell’esprimere la propria indignazione, in modo duro e vero, in quanto “sono arrivato al punto in cui non se ne può più. Ho dato voce ad uno sfinimento. In genere ho sempre cercato di essere vago e stare lontano dalla cronaca che invecchia le canzoni, ma non ce l’ho fatta”. Ma, soprattutto, nell’esprimere i propri sentimenti, quelli in cui tutti, famiglie, adolescenti, madri, padri, ragazzi si ritrovano. “Sono stato etichettato come riservato, è vero, non sono mondano, ma attraverso le canzoni mi sono spolpato nella maniera più scarnificante possibile, parlando della morte dei miei cari e delle mie separazioni”. Ed è vero. In questo album non c’è nulla di riservato, tutto è lì, di fronte a noi, in una maniera anche un po’ dolorosa, perché estremamente vera, e possiamo sentirlo, nelle pulsazioni che accompagnano quasi tutte le canzoni, lì per simboleggiare l’attività cardiaca, la forza che da vita alle speranze. Ma c’è spazio anche per il divertimento, per la vita emanata dal rock ‘n roll. “E’ solo rock ‘n roll ma mi piace”, cantavano i Rolling Stones. E sembra piacere molto anche a Ligabue, che gli dedica una canzone, “Con La Scusa Del Rock ‘n Roll”, che chiude un trittico, essendo la terza con la parola “rock ‘n roll” della sua carriera, dopo “Sogni Di Rock n‘ Roll” e  “In Pieno Rock ‘n Roll”.

E la mia stanza prendeva fuoco
Che certi dischi tiravan su anch’io bruciavo
Che poi quando uscivo
Pensavo solo a non morire più


Una dichiarazione d’amore per un genere musicale, quello che gli ha permesso di “non morire più”, ritmata e divertente, con un sapore un po’ sixties. “Il rock è il modo che uno ha per esprimere i propri sentimenti senza pudore  e urlarlo in faccia alla gente, se il rock è questo faccio rock, se è solo la chitarra metal a tutti i costi per tutto il pezzo allora no”, afferma Ligabue, deluso dal momento che il rock sta vivendo, tanto da rifugiarsi, “alla faccia del romanticisimo”, tra i file di Spotify, alla ricerca soprattutto di rock progressivo anni 70, “una cosa molto bizzarra”.  E come Ligabue tantissimi sono gli italiani che si rifugiano nella musica, nella sua musica, facendolo sentire “non logorato, ma affaticato”, ammette. “A volte ho la sensazione che vengano date troppe responsabilità alle mie canzoni, segnale preoccupante del vuoto che c’è altrimenti. La gente sa a memoria i testi di tutte le canzoni, in un modo in cui tutto va così velocemente, e lo fa per piacere. Le canzoni hanno un potere enorme, ma il fatto che si cerchi qualcosa che la politica e la religione non danno lo sento eccessivo e deviante”. Troppi fraintendimenti, troppe responsabilità, ma tanta è comunque la voglia di suonare e parlare al pubblico, che cerca in lui le risposte all’interno di un caos che ingabbia ed imprigiona, che non da soluzioni.

ligabue_speciale_2013_03Nella visione del mondo raccontata da Ligabue in questo album c’è tanta rabbia, rabbia per i “furbi che più furbi di così si muore”, dolore per  la terra che trema e “i figli van tenuti in braccio/ognuno con le sue domande da fare a Dio”, nostalgia per “un instante che rimane lì piantato eternamente”, ma tanta tanta voglia di sognare.

Sono sempre i sogni  a dare forma al mondo
Sono sempre i sogni a fare la realtà


La nostra realtà è fatta di proiezioni, se siamo a questo punto della civiltà lo dobbiamo ai sogni. Credo nella bontà dei sogni”. E viene voglia di crederci anche a noi. Perché non vogliamo più cantare “Siamo la sorpresa dietro i vetri scuri/ siamo la risata dentro il tunnel degli orrori”. Vogliamo essere altro. Forse la neve che cade e se ne frega. Perché sappiamo che siamo “nati per vivere (adesso e qui)” e che, in fondo, “Siamo chi siamo”.

Siamo chi siamo
Siamo arrivati qui come eravamo
Abbiamo parcheggiato fuori mano
Si sente una canzone da lontano


Perché nonostante tutto, nonostante uno possa dire “Ligabue non è il mio genere”, non si può negare che nelle sue canzoni ci si vede riflessi, come uomini, come italiani, come Italia, nel bene e nel male. E fanno venire voglia di cambiare, perché non siamo solo “il capitano che vi fa l’inchino” e “la chiarezza che voleva molta gente”. “Siamo chi siamo, un giorno c’era un doppio arcobaleno”.  E non vediamo l’ora che quel doppio arcobaleno torni ad abitare i nostri cieli. Perché: “il meglio deve ancora venire”.




“Mondovisione” esce martedì 26 novembre in tutti i negozi tradizionali e in digital download
Dal 30 maggio in concerto con “Mondovisione tour- stadi 2014”




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