Orianthi - O
La chitarrista australiana seduce con un disco ardente e orecchiabile


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 08/11/20
Per molto tempo è calato il silenzio su Orianthi Panagaris; ma ora, dopo sette anni dall'ultimo album in studio "Heaven In This Hell", la bionda chitarrista australiana, fresca di contratto con la nostrana Frontiers, torna in carreggiata grazie a un nuovo opus fresco e convincente. Magari questo "O" può sembrare quasi quieto e contemplativo rispetto a ciò a cui l'artista ci ha da sempre abituato, ma il lavoro funziona davvero bene, forse anche (se non soprattutto) per la sua linearità e immediatezza. Mentre la parte strumentale richiama un hard rock figlio degli anni '70, non scevro da un sotterraneo gusto country e da felpati campionamenti elettronici, il timbro blues della singer conferisce, a dei brani mai fiacchi o noiosi, una piacevolissima patina d'antan.

Melodie orecchiabili, ritornelli sing-along, il pugno duro quando serve, una voce calda e allettante, arrangiamenti pop: elementi che caratterizzano "Contagious", "Impulsive", "Stream Of Consciousness", pezzi da suggere in alta rotazione nello stereo assieme a una "Company" dal seducente battito sintetico. Eppure i veri brani forti appartengono alla categoria delle ballad: da una parte l'armonica a bocca e la sei corde acustica di "Rescue Me", dall'altra la fragilità oscura di "Crawling Out Of The Dark", si conficcano a fondo, come speroni tintinnanti, nel cuore degli ascoltatori.

Figlia di Nashville e della modernità, Orianthi ancora una volta non tradisce; del resto, non si vincono dischi di platino a caso.
 




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