PREMIERE: guarda il video di "Un Mondo Nuovo"
Il brano di Valente è tratto dal disco "Il Blu Di Ieri"


Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 07/04/19
La canzone

"Un Mondo Nuovo", si regge su un impianto accattivante di basso fretless, Andrea Lombardini e batteria, Phil Mer e sulle raffinate tessiture di chitarra di Dario Volpi; il testo parla ad una nuovissima generazione con cupa preoccupazione per il futuro, ma esprime anche la speranza data dalla luce che proviene proprio da questa giovane generazione e la conseguente volontà di impegnarsi a vegliare e a migliorare, a trovare, creare UN MONDO NUOVO e non solo in senso materialistico, ma anche e soprattutto morale, etico, interiore.

 

 

 

Il video

Il video è stato girato sulla suggestiva spiaggia del Lido di Venezia, nella località Alberoni (proprio dove fu girata la scena finale della "Morte a Venezia" di Luchino Visconti), molto amata da Valente, nato a Mestre e da sempre innamorato della Laguna. L'orizzonte del mare lascia immaginare un MONDO NUOVO ancora da scoprire, la desolazione apparente della spiaggia alla fine dell'inverno già cede il passo all'imminente primavera e alla seguente rinascita estiva.

 

 

BLACKBEAT PRODUCTIONS (Giorgio Ricci, Massimiliano Griggio, Simone Scarani)

 

"Il video è la nostra visione romantico-decadente della vita. Dedicato a tutti quelli caduti mille volte e mille volte rialzati, a quelli che tentano di guardare oltre, a quelli che riescono a togliersi la gabbia e dedicato anche a tutti quelli che ci provano ma non ce la fanno, e passano tutta la vita...spiaggiati a sognare di essere liberi."

 

 

Il video è stato girato sulla suggestiva spiaggia del Lido di Venezia, nella località Alberoni (proprio dove fu girata la scena finale della "Morte a Venezia" di Luchino Visconti), molto amata da Valente, nato a Mestre e da sempre innamorato della Laguna. L'orizzonte del mare lascia immaginare un MONDO NUOVO ancora da scoprire, la desolazione apparente della spiaggia alla fine dell'inverno già cede il passo all'imminente primavera e alla seguente rinascita estiva.

 

 

Il blu di ieri.

 

Blu è il colore della nostalgia e le scelte di suono di questo disco rimandano alla new wave e gli 80's, ma solo come reference, un'origine da cui si è cercato di far evolvere un nuovo suono, contemporaneo, che include anche quell'esperienza artistica seminale, ma la supera : quindi il "blu di ieri" è un omaggio affettuoso, ma al tempo stesso un superamento di "ieri", "cancelliamo il blu di ieri" , canta la title track.

 

Io scrivo sempre a più livelli e quindi c'è anche un voluto compiacimento in quel "bacia la malinconia", quasi a suggerire che, pur nel necessario superamento della tristezza, un attitudine romantica e decadente a godere della nostalgia resta.

 

Blue in inglese , infatti, significa anche "triste": la title track è una canzone che parla di malinconia e spleen esistenziale, alludendo anche alla depressione, male diffuso e oscuro dei nostri tempi, con un invito a buttarsela alle spalle: "cancelliamo il blu di ieri"; la song è un invito a scrollarsi di dosso, "ballando con i pensieri" l'immobilismo causato dalla depressione.

 

 

 

INTRO AL DISCO

 

Volevo registrare un disco che tenesse conto dei miei esordi new wave e synth pop con il mio primo progetto, la band Art Déco (il cui materiale è stato ristampato di recente in vinile dalla label milanese Fonogrammi Particolari), addirittura riprendendo dei brani inediti che avevo composto allora con nuovi arrangiamenti (ce ne sono tre all'interno del disco): i miei riferimenti sono la new wave e il post punk degli 80's, Japan, Roxy Music, Ultravox, e Bowie, specie l'esperienza di "Blackstar": infatti l'uso del sax e di musicisti di estrazione jazz sono stati una scelta che va in questa direzione e coerente col mio precedente "Cambiamori", con l'intento, questa volta, di aggiungere molto più beat grazie ad una potente macchina ritmica come quella fornita da Phil Mer alla batteria e da Andrea Lombardini, il cui basso fa da collante a tutto il sound spaziando da linee minimali a sofisticate digressioni col fretless bass.

Lombardini è anche l'arrangiatore e il produttore artistico: con lui fin dall'inizio siamo partiti privilegiando la ricerca del ritmo e del groove per tutte le song che avevo già in fase demo proposto con un abbondante uso di keyboards e ritmi sostenuti.

La scelta però è stata di "suonare" tutto, senza utilizzare né drum machine né sequencer e anche là dove si percepiscono sequenze, sono solo il frutto di un uso creativo di effetti utilizzati creativamente su basso e chitarre. Le tastiere sono state suonate da Emanuele Maniscalco soprattutto col gusto di estrarre suoni particolari. Dario Volpi ha registrato le parti di chitarre più delicate e raffinate ("Sogni di te" ), Alberto Milani, già protagonista del precedente "Cambiamori" ha donato, come è suo stile, graffi rock e texture ambientali dal mood malinconico ("Volume Altissimo") e post-rock, Xabier Iriondo (Afterhours, Bunuel e molti altri) ha inserito elettricità pulsante ("Il Blu di ieri" "Giardino"). La jam finale sulla cover version dei Cure "All cats are grey" coinvolge tutti i musicisti e dà risalto alla deriva free del sax del jazzista torinese Paolo Porta, altro protagonista di un po' tutto il disco con l'intento di colorare di un mood più black e free la materia rock wave dell'album.




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