Il Rock compie 65 anni: come tutto ebbe inizio
Rock around the Clock, l'inno di ribellione dei giovani di tutto il mondo


Articolo a cura di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 20/05/19

Studi Pythian Temple, New York, 12 aprile 1954. Milt Gabler è lì già dalle nove del mattino, controlla l'orologio: Haley e i Comets sono in pauroso ritardo. E' la loro prima seduta di registrazione con una major, la Decca, e con il grande produttore di classici R&B. La band arriverà solo nel pomeriggio, rallentata da un guasto al battello che la stava traghettando a Manhattan. In meno di un'ora, registreranno due sole take che consegneranno alla storia il brano rock and roll destinato a imporre il nuovo genere all'attenzione di tutto il mondo. Fu pubblicato il 20 maggio 1954, precisamente 65 anni fa.


Proprio a causa della strada che il genere percorrerà da quel momento in poi, assai lunga, “Rock around the Clock” suona oggi come una canzone divertente, ballabile, ma tutto sommato innocua. I filmati delle performance di Bill Haley e i suoi Comets in tour, però, trasmettono meglio di qualsiasi descrizione l'effetto che quella musica aveva sui ragazzi dell'epoca. Reazioni ribelli, violente, con puntuali scontri con le forze dell'ordine. Boicottaggi da parte delle istituzioni, stigma dei moralisti e dei suprematisti bianchi. Nemmeno il punk suscitò reazioni così fuori controllo. Era la forza di un ritmo veloce, tagliente, forte, contagioso. John Lennon, Paul McCartney, Pete Townshend, David Gilmour e Graham Nash affermarono tutti la stessa cosa: il rock, per loro, ebbe inizio con Bill Haley.

 

 

Convenzionalmente, il rock nasce proprio nel 1954 con “Rock around the Clock”. Nel merito musicale, i critici dibattono da anni su quale sia davvero il primo brano definibile come rock and roll e quale artista ne sia stato il vero iniziatore. L'evoluzione che porta al rock, tuttavia, è talmente progressiva che è difficile individuare con precisione un punto di discontinuità. Di sicuro, Bill Haley fu fra i primi a intuire il potenziale inespresso della musica nera, laddove fosse unita a quella dei bianchi. L'altra grande intuizione consisté nell'adozione del gergo adolescenziale nei testi, per favorire la penetrazione della nuova musica fra i giovani figli del boom demografico avvenuto nel dopoguerra. Con questi ingredienti, uniti alle grandi abilità tecniche di una band di ex jazzisti (qui un esempio da K.O.), Haley divenne la prima superstar del Rock.


Unire country e R&B, allora, non era solo un esercizio musicale, quale potrebbe essere nel mondo di oggi. Era un esperimento sociale. La segregazione confinava la musica dei neri a emittenti radio minori e a specifici negozi di “race records”. Per un bianco il fatto di suonare musica nera sarebbe stato un salto nel buio: per le resistenze culturali degli ascoltatori e perché non si sarebbe potuto contare su alcun pubblico di riferimento.


 

“Rock around the Clock” fu il compimento di un percorso che Haley e i Comets avviarono nel 1951, quando la band, ancora legata al country puro, registrò la sua prima cover di R&B, “Rocket 88”. Lo fece introducendo strumenti insoliti per la musica nera (la prominente steel guitar) e suonò il tutto con un piglio western (lo slap sul contrabbasso diverrà una costante del rock bianco). Le copertine dei primi dischi omettevano la foto della band, così da evitare resistenze fra il pubblico di colore, che avrebbe ripudiato un brano R&B suonato da cowboy bianchi. I classici di questo periodo sono un'altra cover di black music, “Rock the Joint” (1952, da molti considerato in questa versione il primo rockabilly) e, soprattutto, “Whatcha Gonna Do” e “Crazy Man, Crazy” (1953, entrambe scritte da Haley). Sarà quest'ultima canzone a lanciare nella classifica di Billboard il primo rock and roll, con 750mila copie vendute che valsero la 12esima posizione. Quando questo avveniva, né Chuck BerryElvis Presley avevano ancora registrato una sola nota. Il Re del rock, dirà in seguito che “Crazy Man, Crazy” fu la canzone che lo motivò ad abbandonare il suo camion e a fare musica. Il ritornello con l'enfasi sul "Go, go, go everybody", e il sistematico botta e risposta tra verso cantato e chitarra, preannuncia espedienti analoghi a quelli che si sentiranno in "Johnny B. Goode", pubblicata cinque anni dopo. “Whatcha Gonna Do”, invece, sarà l'antesignana della celebre “Blue Suede Shoes” di Carl Perkins, che condivide i tre versi di apertura (le stesse parole precise) inseriti in una scansione molto simile.


Le antenne della Decca volgevano così su Bill Haley e le mani esperte di Milt Gabler erano pronte a lanciare il nascente rock and roll con una produzione di alto livello; ma il veterano degli studi sbagliò clamorosamente. Per volontà di Gabler, il lato A del 45 giri non fu “Rock around the Clock”, bensì un pezzo assai meno carico e più vicino al jazz: “Thirteen women”. Una mezza delusione, malgrado alcune decine di migliaia di copie vendute. Il successo arriverà quasi un anno più tardi con l'inclusione di “Rock around the Clock” nella colonna sonora de “Il seme della violenza”, un film sulla delinquenza giovanile che fisserà per sempre la canzone nella mente dei teppisti di tutto il mondo. Nell'estate del 1955 il rock abbandonava definitivamente la sottocultura, conquistando per la prima volta la vetta della classifica di Billboard. Un rapido ascolto alle precedenti “numero 1” di quell'anno restituisce l'entità della svolta. Il crooning placido e suadente, cede il passo al ritmo e al ballo sfrenato. Frank Sinatra la prese particolarmente male: il rock, ebbe a dire, “è cantato, suonato e scritto per la maggior parte da buffoni cretini e, per mezzo delle sue reiterazioni imbecilli, e dei suoi testi osceni – diciamola tutta, sporchi – è riuscito a diventare la musica marziale di ogni delinquente sulla faccia della terra”.


Buon compleanno, rock and roll, continua così come sei nato.

 

 

Alcuni ascolti essenziali sulle origini del rock:

  1. Hank Williams: Move it on Over (1947)
  2. Goree Carter: Rock Awhile (1949)
  3. Fats Domino: The Fat Man (1949)
  4. Ike Turner: Rocket 88  (1951)
  5. Bill Haley: Rock the Joint (1952)

 





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