È quasi divertente vedere come la dualità che è stata croce e delizia di una delle migliori band della storia della musica continui a manifestarsi – anche indirettamente – a decine di anni di distanza. Pensate all’esuberanza – e alla sfacciata dose di coraggio – con cui Roger Waters ha pubblicato pochi mesi fa un intero rifacimento personale di un album intoccabile come “The Dark Side Of The Moon”, nemmeno un anno dopo aver concluso l’ennesimo tour mondiale con una produzione da capogiro e il solito concept battagliero e viscerale. Pensate poi a David Gilmour, che, più o meno in contemporanea, si trova nell’intimità di una casetta a nord di Londra con la moglie Polly Samson, mentre da soli, lontano da tutto e tutti, scrivono insieme – lui la musica, lei i testi – i pezzi che andranno a comporre “Luck And Strange”.
Non che questo ci sorprenda, d’altronde il chitarrista inglese, dopo la chiusura del capitolo dedicato ai Pink Floyd, ha sempre preferito la tranquillità della propria vita privata, dedicandosi a pubblicazioni e tour solo in pochissime occasioni, quando l’impeto artistico chiedeva ormai di venir fuori. Considerati questi aspetti c’erano quindi molti dubbi sul fatto che avremmo mai sentito nuova musica firmata da Gilmour, ma nove anni dopo “Rattle That Lock”, l’artista ci sorprende nuovamente con un lavoro con il quale ci lascia entrare nell’intimità del proprio focolare e della propria interiorità.
“Luck And Strange” si tratta infatti del lavoro più personale della produzione gilmouriana, sia a livello tematico che musicale. Parliamo di un disco nato in famiglia, con, oltre all’immancabile collaborazione della moglie, anche pezzi che vedono la partecipazione del figlio Charlie e soprattutto della figlia Romany, a cui viene affidato il cantato in un’intera traccia. Ma mettendo da parte l’aspetto musicale, questi punti si riflettono anche nel filone tematico, dedicato principalmente alla vecchiaia e alla mortalità, argomento su cui i due coniugi si sono confrontati molto durante la pandemia. Proprio da questi confronti scaturiscono quindi i pezzi del nuovo lavoro, che ricordano diversi aspetti della carriera – solista e non – di Gilmour, ma che vengono intrisi di nuove sensazioni, di sentimenti quieti e di un certo tipo di saggezza che evidentemente solo 78 anni trascorsi su questa terra possono concedere.
Nonostante ci troviamo davanti ad un lavoro estremamente personale e pregno di argomenti forse ostici o comunque “poco comprensibili” per gran parte degli ascoltatori – che stanno affrontando fasi diverse della propria vita –, “Luck And Strange” sorprende per la sua compattezza e per la facilità con cui i brani vengono assimilati, pur nelle loro individuali caratteristiche. Troviamo comunque pezzi riconoscibili, espressione perfetta della poetica di Gilmour e tra questi, il più interessante è senza dubbio la title track – che troviamo subito dopo la classica intro strumentale –, concepita a partire da una session del 2007, attraverso la quale possiamo gustarci ancora una volta le immortali note di Richard Wright. Altri pezzi ben riconoscibili sono il primo singolo “The Piper’s Call” e la vigorosa “Dark And Velvet Nights”, mentre troviamo un Gilmour quasi rinnovato nella docilità di brani come “Sings” e “A Single Spark”, probabilmente uno dei migliori brani del lavoro, anche grazie alla sua coda strumentale di oltre tre minuti. Sembra sempre scontato parlare del tocco miracolato del chitarrista inglese sulle sei corde, ma allo stesso tempo rimane sempre impossibile non meravigliarsi dei suoni che riesce a tirare fuori. Ma tra i punti più alti e particolari di “Luck And Strange” troviamo anche “Between Two Points”, rifacimento dell’omonimo brano dei Montgolfier Brothers, interamente cantato da Romany Gilmour, la cui voce estremamente melodica si lega perfettamente alla nuova atmosfera donata al brano dal chitarrista.
Diverse persone si sono già esposte, classificando “Luck And Strange” come il miglior lavoro del Gilmour solista. Difficile farsi un’opinione a riguardo e forse quello che manca a questo lavoro per essere considerato l’highlight della sua produzione sono un paio di pezzi – oltre alla meravigliosa “Scattered”, sia chiaro – capaci di brillare di una luce accecante. Ma queste rimangono chiacchiere di poco conto. Quello che conta è il lavoro di un artista della classe e del gusto musicale infiniti, che anni dopo il suo ultimo lavoro e sulla soglia degli 80 anni decide di offrire uno spaccato così vivido della propria interiorità, forse consapevole che si tratta delle ultime occasioni per farlo. Ammiriamo, quindi, ringraziamo per questo ennesimo viaggio e prepariamoci a goderne ancora una volta dal vivo.
Tracklist
01. Black Cat
02. Luck and Strange
03. The Piper’s Call
04. A Single Spark
05. Vita Brevis
06. Between Two Points (feat. Romany Gilmour)
07. Dark and Velvet Nights
08. Sings
09. Scattered