Quando viene utilizzata la parola istituzione spesso il pensiero corre a qualcosa di polveroso o incartapecorito. Non così accade con i Death SS, entità nostrana pioniera del metal tricolore, fondamentale sia dal punto di vista musicale, grazie soprattutto – ma non solo – alla sacra trimurti formata dagli album “… In Death Of Steve Sylvester” (1988), “Black Mass” (1989) ed “Heavy Demons” (1991), sia da quello visivo, in virtù di un immaginario horror debitore della cinematografia di casa Hammer, delle opere di Dario Argento e John Carpenter e di aspetti occultistici di matrice crowleyriana. Nel corso del tempo il gruppo ha subito continue metamorfosi di stile, incorporando nel proprio sound elettronica, glam e industrial, oltre ad avvicinarsi al mondo delle strisce per adulti di ambientazione gotica, del quale il deus ex machina del gruppo Steve Sylvester continua a essere un entusiasta consumatore e collezionista. Senza dimenticare, poi, la sua collaborazione alla scrittura delle tavole vintage prodotte da Annexia, l’Associazione Culturale dell’amico Luca “Laca” Montagliani.
Premessa obbligatoria per entrare appieno nelle maglie del nuovo album “Ten”, titolo che si riferisce tanto al numero di dischi sulla lunga distanza sinora pubblicati dalla band quanto a una complessa simbologia esoterica che profuma di eresia e divina immanenza. I brani (dieci, ovviamente), pur risultando agili e scoppiettanti, nascondono un certosino lavoro di stratificazione sonora e degli arrangiamenti cuciti con il bilancino che, a un ascolto di superficie, potrebbero dileguarsi a orecchie distratte. Minuzie che certo non sfuggiranno agli appassionati che noteranno, rispetto al pur discreto “Rock ‘N’Roll Armageddon” (2018), un ritorno del combo a un approccio heavy più deciso e arrembante in buona parte della scaletta.
In tale ottica si dividono il podio l’opener “The Black Plague”, pezzo tirato dal riffing incisivo e oscuro, e la cavalcata speed/power – dal retrogusto punk – “Ride The Dragon”, entrambe serbatoi colmi di autentico acciaio forgiato in atmosfere lugubre e umidicce. Seguono a ruota due badilate come “Rebel God” e “The World Is Doomed”, quest’ultima particolarmente robusta e abrasiva e con una struttura melodica di grande efficacia. In ossequio all’eclettismo del gruppo, spuntano le ottantiane “Under The Satan’s Sun” e “Temple Of The Rain”, legate all’universo cupo e sornione di The Sisters Of Mercy e The Cult e prodighe di refrain maligni e ritmi rotondi, mentre a un hard rock venato di Alice Cooper e Dokken appartengono “Lucifer” e l’accattivante “Zora”, dedicato alla sexy vampira dei fumetti. Fumetti protagonisti anche di “Suspiria”, Regina del regno Oscuro ed eroina dell’omonima serie di albi, le cui vicende vengono incastonate in un pezzo livido e ricercato, laddove tra note d’organo e chitarre acustiche si dipana l’evocativa ballad cimiteriale “Heretics”, marchiata a fuoco dal timbro grattugiato e bluesy del mastermind pesarese.
Ogni dettaglio funziona a meraviglia in “Ten”, con le dovute menzioni d’onore per gli interventi vocali di Romina Malagoli, le tastiere all’essenza di dark sound di Freddy Delirio e alcuni testi che risentono del clima apocalittico degli ultimi mesi. Death SS all’ennesima potenza.
Tracklist:
01. The Black Plague
02. Zora
03. Under Satan’s Sun
04. Rebel God
05. Temple Of The Rain
06. Ride The Dragon
07. Suspiria
08. Heretics
09. The World Is Doomed
10. Lucifer