NUOVE USCITERECENSIONI

Destrage – SO MUCH. too much.

Si potrebbero fare diverse battute sul numero di pagine dedicate a questi ultimi anni che saranno contenute nei futuri libri di storia. Sembra ormai quasi incalcolabile la quantità di eventi che si sono susseguiti nel mondo a partire dall’esplosione della pandemia, eventi che hanno avuto importanti risvolti sociali e geopolitici, andando allo stesso tempo a modificare radicalmente il modo in cui ognuno di noi vive la propria quotidianità. Forse proprio da questa situazione prende ispirazione e nome il nuovo album dei Destrage, intitolato appunto “SO MUCH. too much.”

La band milanese, qualche mese dopo la pubblicazione di “The Chosen One” e una manciata di date in Italia e in Europa, si è trovata – come ogni altro italiano – chiusa per mesi in quattro mura, in un lockdown che, a detta stessa dei musicisti, ha tolto ogni sorta di ispirazione e voglia di scrivere nuova musica. Una volta superata la fase più critica della pandemia e senza lo storico bassista Gabriel Pignata, i Destrage si sono riuniti per tornare a lavorare su questo nuovo album che risente del caos in cui abbiamo vissuto negli ultimi anni dal punto di vista tematico quanto da quello musicale.

“SO MUCH. too much”, dunque, ha un significato ambivalente, che prende le esperienze negative e le innesta – come da miglior tradizione Destrage – in un cervellotico labirinto strumentale dove ogni nota è una continua sorpresa e niente è mai come sembra. Un’esplosione di generi ci perfora i timpani, con variazioni (anche nella stessa traccia) che, per quanto imprevedibili, riescono sempre ad esaltare le incredibili qualità tecniche e autoriali della band.

Pezzi come l’opener “A Commercial Break That Lasts Forever” e il singolo “Everything Sucks And I Think I’m A Big Part Of It” mostrano tutte le caratteristiche con cui la band brilla di luce propria: arrangiamenti frutto di pura follia, in cui le nostre orecchie vengono violentate dai riff dissonanti di Ralph Salati e Matteo Di Gioia, i cambi di ritmo e le evoluzioni semplicemente assurde del mago Federico Paulovich e la solita prova sopra le righe di Paolo Colavolpe dietro al microfono, capace di incarnare al meglio le varie anime della band. Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche “An Imposter”, il missile terra-aria “Vasoline”, che ci lascia tramortiti in poco più di due minuti e la velocissima “Unisex Unibrow”, introdotta dall’interessante esperimento acustico “Rimashi”.

Non manca neanche l’ironia di “Italian Boi”, basata sugli stereotipi made in Italy e costruita su un magnifico intreccio di elettronica e djent n’ roll, ma brani sorprendenti non tanto per le capacità di songwriting espresse dalla band – comunque altissime per tutta la durata del lavoro-, ma più per la commistione di generi e per le variazioni interne, sono la perla “Venice Has Sunk”, la godibilissima ed orecchiabile collaborazione con l’istrionico Devin Townsend “Private Party”, incentrata sulla mancanza di privacy in ambito lavorativo patita durante il lockdown e la conclusiva “Everything Suck Less”, pezzo quasi interamente acustico che va a ricollegarsi al primo singolo.

Dopo uno scossone in line up e un cambio di label i Destrage si ripresentano con un album che stupisce, anche per i loro standard. Varie anime si sovrappongono e si rincorrono in un album, forse a tratti più melodico e riflessivo – soprattutto nella seconda parte -, ma comunque capace di esaltare al meglio le caratteristiche di una band imprevedibile e in grado di dire la propria sempre e comunque.

Tracklist

01. A Commercial Break That Lasts Forever
02. Everything Sucks and I Think I’m a Big Part of It
03. Venice Has Sunk
04. Italian Boi
05. Private Party (feat. Devin Townsend)
06. Sometimes I Forget What I Was About To
07. An Imposter
08. Is It Still Today
09. Vasoline
10. Rimashi
11. Unisex Unibrow
12. Everything Sucks Less

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %