Too much time inside your own head
You lost sight of what it is
La provocazione è una di quelle azioni così gratificanti che tante volte ne abusiamo solo per la sensazione intrinseca. Non abbiamo uno scopo, né una motivazione, ma sentiamo quel formicolio sotto la pelle che ci porta a diventare insolenti, fastidiosi, sopra le righe.
Realizzare la copertina di un disco con due bocche che si mordono a vicenda e intitolarlo “PRUDE” può essere un buon esempio di quanto detto. Se poi la band si chiama Drug Church, abbiamo fatto l’en plain. Il quintetto di Albany, NY conferma il sodalizio con il produttore Jon Markson e sforna il quinto album in studio, che già dall’esterno sembra una manifestazione di intenti notevole.
Questo nuovo lavoro è la perfetta continuazione di “Hygiene” (2022), in quanto prosegue il discorso art punk e ne allarga ancora di più i confini, quasi a voler dare fastidio ai puritani con le borchie. Tuttavia, siamo di fronte a un art punk diverso da quello di cui abbiamo parlato recentemente; se i Cursive sono molto vicini all’indie rock, qui invece è ben visibile un solido apparato hardcore di base, simile per certi versi alla proposta dei Fucked Up.
Premere play e dare inizio all’ascolto dà quasi la sensazione di entrare nella loro sala prove. Nick Cogan e Cory Galusha alzano il volume delle chitarre, Chris Villeneuve dà il 4 con le bacchette e “Mad Care” ci fa volare per terra. Eppure, già in questo impatto iniziale possiamo percepire qualcosa di diverso dal solito melodic hardcore. Il ritornello ha una sua orecchiabilità ma l’armonia ha qualcosa di levitante, di sospeso, che ricorda un po’ le produzioni dei Mastodon: può sembrare un paragone molto azzardato, ma quando si inserisce il prefisso “art”, tutto è possibile.
Rimanendo sui pezzi strettamente più punk, “Demolition Man” ha gli attributi del beatdown hardcore ma anche il coraggio di aggiungere una melodia, quasi a voler strappare un sorriso mentre si poga senza pietà – qui il paragone coi Fucked Up è inevitabile. “The Bitters” è un brano punk piuttosto classico, ma ha anche un sapore squisitamente rock di fine ’90/inizio 2000. Senza ombra di dubbio, il decennio conclusivo del XX secolo è l’arco temporale di riferimento per i Drug Church.
“Myopic”, primo singolo uscito un anno e mezzo fa, sembra frutto della penna di Stephan Jenkins appena uscito da un flirt con lo shoegaze; “Slide 2 Me” è figlia del grunge nirvaniano, che però si è mandata giù un paio di Molly; ascoltando “Chow” porta a immaginare il frontman Patrick Kindlon in una Dave Grohl-forma, anche se in realtà non suona la chitarra e ha un aspetto decisamente più punk del cantante dei Foo Fighters.
In mezzo a questi 28 minuti di corsa, ogni tanto il passo viene diminuito: no, non ci sono ballad ovviamente, ma solo qualche breve minuto in cui si può passare la staffetta e uscire dal moshpit. “Hey Listen” infatti è pure più veloce di altre tracce, ma offre all’ascoltatore una certa spensieratezza, tale che sarebbe un peccato non poterla assaggiare poiché impegnati a prenderci spallate in bocca. “Business Ethics” è ancora più particolare, sia musicalmente – più art che punk –, sia per il testo ricco di sarcasmo (“My cousin had an idea/He needed money for drugs/He went missing for days/Called his mom: ‘Please pay’”).
E infine, c’è pure spazio per la branca triste del punk. Chiudono l’opera infatti due brani ebbri di tristezza, disperazione, rabbia ma al tempo stesso melodia: “Yankee Trails” e “Peer Review” contengono una buona dose di emo, il secondo ben più del primo, e risuonano con una credibilità inaspettata.
“PRUDE” è un buon disco e dimostra che i Drug Church sono in prima linea sulla nuova frontiera del punk e dell’hardcore, ma sconvolge davvero i puritani più di altri artisti? Forse no. Ciò che manca ancora alla band è una direzione, permane un po’ la sensazione di formula non conclusa: gli ingredienti sono tanti e le intenzioni sono ottime. Gli statunitensi devono solo trovare la loro ricetta personale, ma la strada è quella giusta.
Tracklist
01. Mad Care
02. Myopic
03. Hey Listen
04. Demolition Man
05. Business Ethics
06. Slide 2 Me
07. Chow
08. The Bitters
09. Yankee Trails
10. Peer Review