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Enterprise Earth – The Chosen

Il terreno è ancora caldo, stressato a dovere dall’incandescente tsunami lavico che “Luciferous” (2019) ha abbattuto ai nostri piedi tre anni or sono, che il suolo ricomincia spaventosamente a tremare: con epicentro a Spokane, Washington, gli Enterprise Earth sfoderano “The Chosen”, nuovo album in studio e disco del cambiamento. Difficile approcciarsi cautamente ad esso, dato che già il primo ascolto lascia intravedere le impalcature per un passo delicato e rischioso nella discografia di Dan Watson e compagine, radicati saldamente al deathcore puro, martellante, corrosivo, fino al già citato “Luciferous”, ma pronti, oggi, ad esplorare sonorità molto più vicine ai gusti dell’audience contemporanea.

Anche gli Enterprise Earth si fanno inondare dall’espansione incontrollata che il djent ha portato avanti nell’ultimo decennio, capace di innestarsi anche tra gli steli già formati del metalcore, conferendone quelle colorazioni progressive che adornano petali già ben ricchi di groove. Gli statunitensi gettano le mani in questo turbolento calderone di generi, evolvendosi, o meglio, adattando la loro idea musicale ai tempi che corrono. “The Chosen” non può, difatti, considerarsi un disco puramente deathcore, considerata la sua decisa virata verso un metalcore dalle caratteristiche sopracitate, vedasi il devastante duetto d’apertura “Where Dreams Are Broken” e “Reanimate // Disintegrate”, solcato da cambi di tempo chirurgici, falciate hardcore, breakdown colossali e vocals che sfondano gli argini del growl e dello scream per donare gran parte del palcoscenico al cantato pulito. Grandissima è la prova di Dan Watson in tal punto, un talento cristallino che risplende ancor di più grazie ad un ensemble strumentale corposissimo, abile stilista di maglie sonore intricate e pesanti come piombo.

Dal death/thrash di “My Blood, Their Satiation”, agli innesti epic delle cavalcate di  “I Have To Escape”, gli Enterprise Earth ci sciorinano la miriade di influenze che farciscono l’album più variegato e controverso della loro discografia: “The Chosen” farà sicuramente discutere, poichè per molti sarà un deciso step evolutivo, per altri un semplice tentativo di aggraziarsi un pubblico più vasto; lo snodo, il fulcro per cercare di inquadrare l’album risiede proprio nel cambio di sound e, di conseguenza, nella composizione finale dell’album, che presenta uno svolgimento a dir poco tortuoso, scostante, nervoso. E qui subentra il problema più evidente di “The Chosen”, ossia la durata: quasi 70 minuti di un ibrido che fonde assieme metalcore, deathcore, djent, prog e molte altre venature sono veramente tanti e quei pochi momenti acustici (“The Tower”, “Unhallowed Path”) non bastano a garantirci una schematizzazione ben precisa di una devastazione sonora prolungata che lascia con pochi riferimenti.

Gli Enterprise Earth ci lasciano francamente con un po’ di amaro in bocca: “The Chosen” è un disco che vuole impattare maggiormente, ma lo fa dilatando troppo i suoi tempi, lasciando i destinatari dell’ascolto con vaghi ricordi di tracce ottimamente suonate, ma che faticano a rimanere in testa nella loro interezza. L’ultima opera degli statunitensi è tecnicamente ottima, suonata in maniera eccellente e prodotta altrettanto bene, ma cerca di acquisire un’identità precisa in un mare di informazioni sonore troppo vasto, finendo per scivolare via per la sua strada senza convincerci nel seguirla. Di sicuro, “The Chosen” avrà bisogno del suo tempo di maturazione e saprà accontentare molti, ma, al momento, ci dà la sensazione che gli Enterprise Earth abbiano messo troppa carne al fuoco.

Tracklist:

01. Where Dreams Are Broken
02. Reanimate // Disintegrate
03. Unleash Hell
04. I Have To Escape
05. The Tower
06. They Have No Honor
07. Overpass
08. You Couldn’t Save Me
09. Unhallowed Path
10. Legends Never Die
11. My Blood Their Satiation
12. Skeleton Key
13. The Chosen
14. Atlas

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