Il Firenze Rocks è uno dei festival italiani che amiamo di più. E non è soltanto per la line up che, solamente in questa edizione, ha portato nel capoluogo toscano Green Day, Muse, Red Hot Chili Peppers e Metallica (oltre a tanti altri), ma per l’atmosfera rilassata, un palco mastodontico e un impianto audio con pochi paragoni.

L’ultima giornata si è svolta all’insegna del rock e del metal vecchia scuola, o revival (Greta Van Fleet), riunendo soprattutto un pubblico venuto per ascoltare. La partenza è con Jerry Cantrell, chitarrista e fondatore degli Alice In Chains, venuto a presentare il suo più recente album solista “Brighten”. Una performance chill, che rivela una calma elefantiaca di chi sa di essere un gigante. Sceglie l’approccio rivolto alla semplicità e al sound, che sposa accordi arpeggiati, doppie voci e pochi soli ma dal sound solido. In una parola: puro rock. Quando arriva il momento di suonare gli Alice In Chains è uno spettacolo, quelle stesse canzoni scritte insieme a Layne e l’emozione sul viso affiora chiaramente durante “Man In The Box”, “Rooster” e in chiusura “Would”. Il cantante Greg Puciato fa del suo meglio sulla voce principale ma il paragone è insostenibile. Dopo un’oretta di set, Cantrell lascia il palco con umiltà e simpatia, accompagnato da un’ondata di applausi.

Quando sono le 19.30 lo stage è pronto per accogliere gli americani Greta Van Fleet, talentuosi e derivativi nelle loro tute attillate e i capelloni anni ’70. E anche se tutte le canzoni sembrano “Whole Lotta Love”, danno il loro meglio sul palco, suonano coesi ed energici, senza risparmiare energie. Sembrano usciti da un’altra epoca, ma questo lo si intuisce ascoltandoli in studio, ed è difficile dire se negli anni ’70 avremmo sbavato per loro o meno. Certo è che tecnicamente sono quasi inattaccabili, come il chitarrista Jake Kiszka padrone di uno stile tutto suo e plettrata letale e precisa, o le vette siderali raggiunte dalla voce di Josh, vengono a mostrarci i loro tecnicismi e un enorme potenziale che si perde nel songwriting. Il problema è che a fine esibizione non ci ricordiamo neanche un ritornello, complice una scarsa dinamicità che si attesta sempre su livelli adrenalici, che all’inizio impressiona, ma che finisce, alla lunga, per annoiare.

Siamo tutti qui per James Hetfield e soci, basta guardare le magliette dei Metallica di ogni epoca e di ogni parte del mondo indossate dai fan. E quando suona l’Estasi dell’Oro un brivido ci percorre le ossa, arriva allo stomaco e ci sospende il respiro. Fanno il loro ingresso, si posizionano sulla pedana centrale, in mezzo al pubblico, e attaccano con “Whiplash”. Sotto palco è tutto un guizzare di corpi, che seguono ciecamente i Metallica a ritmo di musica dall’inizio alla fine. E si potrebbe parlare per ore della scaletta, bilanciata perfettamente per scavare nella produzione di oltre 40 anni di carriera, che alterna i classici (“Enter Sandman”, “One”, ecc) e le rarità come “Dirty Window” e “Damage, Inc”. Oppure della performance da leone di Hetfield, il carisma e la cattiveria di Trujillo al basso, l’epicità nel sound di Hammett o la forma smagliante di Lars Ulrich. Ma quello che costituisce un live dei Metallica è quella componente emotiva, quel calore umano, quell’intensità che è la parte più difficile da raccontare. Poi durante “Fade To Black” Hetfield rivela il suo lato più fragile, quello che aveva pensato al suicidio scrivendo questa canzone, ma “il suicidio non è mai stata un’opzione” perché l’amore per il pubblico è la scintilla per andare avanti. E ci tiene a sottolineare che “non siamo soli”, messaggio che risuona sempre più potente in un clima di vicissitudini umane complicate per i rocker della vecchia leva.

Pur superata la soglia dei sessanta, i Quattro di San Francisco sembrano acquisire nuovo lustro con il passare del tempo, rinnovandosi costantemente, mettendosi alla prova per offrire ogni sera uno spettacolo memorabile ai propri fan. È questa una delle chiavi di un successo senza precedenti nella storia della musica, una macchina tanto perfetta quanto unica nel panorama delle superstar, il giusto connubio tra professionalità e passione. Quanto è divertente vederli suonare insieme? Essere testimoni di quella chimica fra di loro che non è unicamente il frutto di ore in sala prove, ma di un percorso artistico e umano costruito insieme.

A fine concerto vederli commossi non è roba da tutti i giorni: “We missed you a lot” ci dice Hetfield e il sentimento è più che reciproco. Così l’heavy metal chiude questa quinta edizione di Firenze Rocks con uno dei live più emozionanti e divertenti che abbiamo mai visto.

Setlist Metallica

Whiplash
Creeping Death
Enter Sandman
Harvester of Sorrow
Trapped Under Ice
No Leaf Clover
Sad but True
Dirty Window
Nothing Else Matters
For Whom the Bell Tolls
Moth Into Flame
Fade to Black
Seek & Destroy
Damage, Inc.
One
Master of Puppets

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