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Fu Manchu – The Return Of Tomorrow

Il Signore del Rock ci dona un po’ di fuzz allucinato quotidiano mediante “The Return Of Tomorrow”, il nuovo disco degli storici Fu Manchu. La formazione, capitanata dall’intramontabile Scott Hill, torna dopo sei anni con questo LP dai due volti, uno più duro e incalzante, l’altro più astratto ed emozionale. Arrivati ai trent’anni e passa di carriera, il gruppo californiano riesce a sfornare un album di grande qualità dopo le ultime uscite leggermente opache, tornando così a primeggiare nell’ambito stoner internazionale.

S’inizia con l’ottima “Dehumanize”, che decolla con l’assolo, per quello che è un pezzo davvero old school. Segue poi “Loch Ness Wrecking Machine”, molto doom metà anni ’90, per certi versi ricorda un po’ i Cathedral, mentre la successiva “Hands of The Zodiac”, richiama vagamente a uno stile dai riff alla Rage Against The Machine. Ancora più doom è “Haze The Hides”, dai fraseggi malefici con ritmo lento e cadenzato. “Roads of The Lonely” è massiccia, una vera pressa industriale, ma l’accelerata stoner arriva grazie a “(Time in) Pulling you Under” e “Destroyin’ Light” con cavalcata finale su cui si staglia un solo con wah che ci manda in orbita e ci introduce all’altro lato del disco.

La seconda parte dell’album è più incentrata sullo space rock e la psichedelia, con maggior spazio alla creatività, tempo e suoni si dilatano, ma senza perdere mordente e il testimone di questo cambio di marcia è rappresentato subito da “Lifetime Waiting”. “Solar Baptized” è un pezzo stoner da manuale, condito con la chitarra solista di Bob Balch che ci porta a viaggiare, al calar del sole, su strade desertiche mirando verso la luce delle prime stelle visibili in cielo. “What I Need” lunga e psichedelica, trasuda emozioni che ci fanno da apripista alla più decisa title track, una decisione che ritroviamo subito anche nella settantiana “Liquify”. Chiude il disco la strumentale e lisergica suite “High Tide”, dove possiamo ritrovare il lato psichedelico di Sabbath e Zeppelin, in un mix tra “Planet Caravan” e “No Quarter”.

Oltre gli ultimi due gruppi citati, nel disco possiamo individuare anche gli stilemi, sia compositivi che testuali, di Motorhead, Jimi Hendrix e Blue Oyster Cult, in un mix tra hard rock, blues, stoner, doom e psichedelia, per un album che ci regala quello che volevamo, ma senza banalità. Gli appassionati del genere saranno felici dopo aver posato la puntina del giradischi su questo vinile, godendoselo tra nubi aromatiche, birrette e ricordi di vecchio rock, invecchiato sì, ma barricato, pregiato e custode di ricordi.

Tracklist

01. Dehumanize
02. Loch Ness Wrecking Machine
03. Hands Of The Zodiac
04. Haze Of The Hides
05. Roads Of The Lonely
06. (Time Is) Pulling You Under
07. Destroyin’ Light
08. Lifetime Waiting
09. Solar Baptized
10. What I Need
11. The Return Of Tomorrow
12. Liquify
13. High Tide

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