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Grave Pleasures – Plagueboys

“I´ve been so tired that I´m jealous of skeletons”

Emersi dalle ceneri dei Beastmilk, autori nel 2013 di un meraviglioso “Climax”, e guidati al microfono dal versatile singer britannico Mat “Kvohst” McNerney, (Code, Dødheimsgard, Hexvessel, The Deathtrip, Void), i finlandesi Grave Pleasures scelgono di misurarsi, dopo la potenza chiaroscurale di “Motherblood” (2017) e servendosi della medesima line-up, con un post-punk dai toni languidi e mutevoli. Se lo scorso lavoro rappresentava la colonna sonora ideale per ballare nei bunker di un mondo sull’orlo del collasso, in questo nuovo “Plagueboys” il quintetto, pur continuando a esplorare, tra freddi sogni di decadenza e morbose collisioni romantiche, l’universo musicale e immaginifico degli anni ’80, ne distende la natura aggressiva e metallica in partiture e arrangiamenti che flirtano col pop e affini. L’artwork, che occhieggia alle allucinazioni utopiche di Aldous Huxley, H.G. Wells e William Golding e al paganesimo ancestrale dei Virgin Prunes, si fa ulteriore veicolo interpretativo, assieme alle liriche, di una cultura occidentale che cela le proprie inquietudini apocalittiche dietro sgargianti colori di superficie. Un’illusione nella quale si sprofonda senza appigli.

“Disintegration Girl” riprende esattamente da dove il combo ci aveva lasciato sei primavere orsono: batteria in rigoroso 4/4 di Rainer Tuomikanto, basso ruggente di Valtteri Arino, chitarre cristalline di Aleksi Kiiskilä e di Juho Vanhanen, voce oscura e baritonale, ritornello incontenibile, per un vortice di amore e distruzione in sapida salsa gothic. Una partenza che, comunque, non esaurisce la cifra stilistica di un album che, benché covi ancora una scorza death rock dura e spigolosa, si dirige spesso e volentieri entro atmosfere eteree, messe in rilievo da una produzione calda e fluttuante: “Heart Like A Slaughterhouse” e “Imminent Collapse”, infatti, ricordano gli Echo & The Bunnymen piuttosto che i Christian Death. 

Con le melodie orecchiabili e sintetiche di “When The Shooting’s Done”, “Society Of Spectres” e di una “High On Annihilation” diretta discendente robotica dei Tubeway Army, il gruppo moltiplica le incursioni sul versante della new wave, ammiccando a David Bowie nella fine e malinconica “Lead Balloons” e ai The Cure in “Tears On The Camera Lens”. L’estatica title track e la lunga “Conspiracy Of Love”, che unisce l’anima cupa dei Joy Division agli stacchi aerei dei New Order, costituiscono ulteriori scanalature per una band che riesce a convertire la nostalgia in emozione, incanalando nelle angosce del presente le visioni catastrofiste dell’era nucleare.

I Grave Pleasures, in “Plagueboys”, evocano quell’allegria malsana che accompagna il ruzzolio nel più profondo degli abissi esistenziali, quando la luce disturba perché troppo vivida e l’ultimo pasto prima del divampare della peste sembra il migliore mai consumato. E intanto le ombre del nichilismo guadagnano terreno…

Tracklist

01. Disintegration Girl
02. Heart Like A Slaughterhouse
03. When The Shooting’s Done
04. High On Annihilation
05. Lead Balloons
06. Imminent Collapse
07. Society Of Spectres
08. Conspiracy Of Love
09. Plagueboys
10. Tears On The Camera Lens

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