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Hammer King – Kingdemonium

Non rappresentano certo la risposta tedesca agli Hammerfall, ma per iconografia, genere esperito e argomenti trattati, gli Hammer King ne sembrano i cugini di primo grado. Dopo il passaggio da Cruz Del Sur Music a Napalm Records, per il combo di Kaiserslautern è iniziata praticamente una seconda carriera, che il discreto album omonimo di quattordici mesi fa ha provveduto a inaugurare. Con il nuovo bassista Günt von Schratenau chiamato a sostituire il transfuga Daniel Schwerter, il gruppo torna in scena con “Kingdemonium”, un disco che, pur mostrando, rispetto al predecessore, un alone più cupo e atmosferico, non si allontana quasi per nulla dal classico canone heay/power di scuola soprattutto europea, colmo di riff epici e refrain avvincenti. E con una produzione bombastica oltre ogni dire.

Con il cassetto degli stereotipi a portata di mano, pronto a spalancarsi alla bisogna, il quartetto continua a raccontare la storia e le imprese della propria mascotte, il Re Martello, confezionando dieci tracce che sbuffano fuoco e vapore sotto la caldaia, tra armonizzazioni à la Iron Maiden, vibrazioni simil-Stratovarius e strizzatine d’occhio alla vecchia guardia nazionale (Grave Digger, Running Wild).

Il vigoroso mid-tempo “Invisible King”, l’incalzante “Pariah Is My Name”, la magia anni ’80 che permea “Shall We Rise”, l’anthemica “Live Long, Die Nasty”, le possenti “Kingdemonium” e “Other Kingdoms Fall”, la carica al galoppo di “The Four Horsemen”, mostrano un band abile nel realizzare brani sicuramente catchy e vigorosi, ma che non vanno troppo oltre la rivisitazione di cliché noti e stranoti. Nei pezzi maggiormente articolati, invece, emerge lo stigma personale dei teutonici, capaci di edificare le grandiose epopee d’acciaio di “The 7th Of The 7th Kings” ed “Age Of Urizen”, mentre la chitarra di Ross The Boss colora di Manowar acceso l’evocativa “Guardians Of The Realm”. Buona, poi, la prova vocale di Titan Fox V, decisamente migliore dal punto di vista tecnico rispetto ai lavori passati, benché magnetismo e personalità dimorino in altri luoghi.

Guerrieri renani fieri difensori della tradizione, gli Hammer King danno alle stampe il “Kingdemonium” che ciascuno di noi si aspettava, cambiando poco o nulla di un songwriting oliatissimo, resistente alle intemperie di qualsiasi tipo e insensibile alle sirene del contemporaneo. Originalità questa sconosciuta.

Tracklist

01. Invisible King
02. Pariah Is My Name
03. We Shall Rise
04. Live Long, Die Nasty
05. The 7th Of The 7 Kings
06. Kingdemonium
07. Other Kingdoms Fall
08. The Four Horsemen
09. Guardians Of The Realm
10. Age Of Urizen

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