Esce oggi “Pitch Black Sunset”, quarto album dei The Hellfreaks, con cui la band ungherese non perde la propria attitudine punk-rock, fondendola ulteriormente con elementi hardcore e metal. Ne abbiamo parlato con la cantante Shakey Sue, che ci ha raccontato i segreti dietro questa nuova pubblicazione e molto altro.

Ciao Sue, bentornata su SpazioRock! Come stai?

Ciao! Tutto bene, grazie! Te?

Bene, ti ringrazio! L’ultima volta che abbiamo parlato era appena uscita “Old Tomorrows”, questa volta state pubblicando il vostro nuovo album “Pitch Black Sunset”. Immagino che siate molto occupati, come sta andando?

Sì, siamo molto impegnati con interviste e promozione, ma è una buona cosa perché significa che finalmente l’album sta uscendo. È stato un lungo viaggio, ma abbiamo già pubblicato alcuni singoli ed è bello iniziare a leggere i primi feedback, vedere come reagisce il pubblico ai pezzi e così via. Quindi anche se non dormo molto ed è un periodo stancante, sono molto felice di come stanno andando le cose.

L’altra volta mi avevi raccontato che il vostro processo di registrazione era un po’ cambiato con l’ultimo album “God On The Run”. Questa volta invece è cambiato qualcosa?

Effettivamente sono cambiate due cose. Principalmente questa volta siamo riusciti a includere molto di più nel processo di scrittura il nostro chitarrista József e siamo molto contenti di questo, perché ha un sound molto particolare. È cambiato qualcosa anche dal punto di vista vocale, negli ultimi due anni prendo lezioni settimanalmente e il mio modo di cantare è cambiato molto. Ultimamente mi sono concentrata molto su come fare scream, per imparare al meglio le varie tecniche. C’è ancora molto da imparare, ma comunque ho deciso che questo album fosse quello giusto per provare nuove cose anche da questo punto di vista. Ed è stato molto divertente.

Una delle cose che mi piace molto dell’album è l’equilibro. Ci sono un sacco di influenze ma sono disposte molto bene insieme. Questo deriva dal fatto che magari avete background diversi?

Sicuramente se parliamo di quello che ascoltiamo, sì, ascoltiamo musica diversa. Principalmente è sempre rock, ma poi ognuno preferisce determinati sottogeneri. Personalmente ho iniziato dal punk, per poi ascoltare tanto hardcore e solo più tardi ho “scoperto” il metal. Quindi quando poi scriviamo tendiamo inserire elementi che ci piacciono, anche se sono diversi tra di loro. Gábor, che è lo scrittore principale della band per quanto riguardo la musica, ascolta un sacco di punk, io ultimamente come ti dicevo sono più sul metal, quindi non è semplice trovare sempre i giusti incastri. Ma alla fine credo che sia proprio questo quello che fa la differenza, il fatto che tutti noi teniamo a mettere quello che ci piace e questo rende le canzoni a loro modo uniche.

Parlando di questo, credi che ci sia qualche genere che vorrete esplorare maggiormente in futuro? Parlo anche di te nello specifico come cantante.

Una cosa che ho imparato è a dire “mai dire mai” [ride, ndr]. Ma comunque personalmente come ti dicevo sto esplorando il metal più estremo e quel modo di cantare, ho ancora molto da imparare in quella direzione e mi concentrerò su quello. Per quanto riguardo la band è molto difficile da dire. Sicuramente ci evolveremo continuamente, ma è difficile dire verso cosa, proprio perché il processo è quello di cui ti parlavo prima ed è imprevedibile. Anche perché è la nostra musica e il punto è fare quello che ci pare [ride, ndr].

Passando alle canzoni, quella che mi ha colpito di più è “Weeping Willow”, l’ho trovata molto forte e allo stesso tempo dolorosa e mi pare di capire che tratti l’argomento della salute psicologica. Puoi dirmi qualcosa di più riguardo questo pezzo?

Sì, è anche una delle mie preferite e spesso chi ha già ascoltato l’album la pensa in questo modo. È la canzone più dark dell’album e sì, parla di depressione, parla di quel momento in cui non hai più forze mentali e fisiche e in cui non riesci a vedere neanche una minima quantità di luce in fondo al tunnel. Ho deciso di parlare di questo argomento perché ho dovuto convivere con situazioni simili, non su di me, ma su un familiare ed è difficile. Ma proprio per questo se dovesse capitare a me saprei anche qualcosa di più su cosa fare e come provare a comportarmi. È anche una canzone unica perché per le altre abbiamo scritto prima la musica, poi le linee vocali e poi il testo, mentre in questo caso sono partita dal testo. Sapevo esattamente quello che volevo dire e quindi sono partita da lì. Spesso quando scrivo testi inizio da un punto e vedo dove vado a finire, ma in questo caso sapevo già bene dove andare, fin da subito. Questo vale anche per la melodia. Quindi poi la musica è stata scritta sulla base del testo e delle linee vocali.

Questo credo anche che spieghi il motivo per cui è una canzone unica, anche ascoltando l’album. Voglio dire, sta bene nell’album, ma sicuramente si distingue molto rispetto alle altre canzoni.

Sì, credo che siamo riusciti a inserirla anche nel punto giusto dell’album e oltre a questo di sicuro anche le altre canzoni sono un po’ più dark rispetto a quello che abbiamo fatto in precedenza. Quindi sicuramente è la canzone più onesta e la più particolare, ma ci sta bene.

Avete anche pubblicato un video di questo brano, puoi raccontarmi qualcosa di più su come avete girato?

Sicuramente è stato il video più difficile che abbiamo mai girato [ride, ndr]. È molto cinematografico, c’è una storia, non è semplicemente incentrato sulla musica suonata. Il concept è stato sviluppato da me e non è neanche stato semplice comunicare esattamente quello che volevo. Ci sono scene in cui sono coperta di sangue e il sangue finto era appiccicoso, ci sono scene in cui vengo strangolata, altre in cui vengo tenuta sott’acqua, stavo congelando [ride, ndr]. Ho dovuto fare un sacco di cose che non rifarei…

Sai come si dice, “no pain, no gain”…

Sì, esattamente, è un riassunto perfetto [ride, ndr]. Ci sono stati momenti difficili in cui mi sono chiesto cosa mi fosse saltato in mente, ma alla fine sono contentissima di come è venuto ed è piaciuto a chiunque l’ha visto. Poi ovviamente mi interessa del giudizio altrui normalmente, ma in questo caso sono veramente orgogliosa di questo video e quindi mi interessa relativamente dei giudizi degli altri. E un’altra cosa che ho notato riguardo “Weeping Willow” e del video è che sono lavori in cui è facile per alcune persone riconoscersi e questa per me è una cosa bellissima.

Sì, sono d’accordo su quest’ultimo punto. Un’altra canzone che mi ha impressionato è “Chaos”. Prima stavamo parlando del fatto che le canzoni hanno molti elementi diversi e così via, ma “Chaos” è un’eccezione, è veramente aggressiva dall’inizio alla fine.

Sì, è vero. È stata l’ultima canzone che abbiamo scritto e l’intenzione era fare una canzone hardcore che fosse molto aggressiva. Non volevamo farla troppo lunga, quindi alla fine è venuta molto intensa e comunque ha un sacco di parti diverse. Gli altri della band la amano e infatti abbiamo deciso di pubblicare prima questa e poi “Weeping Willow” anche per mostrare le diverse anime di questo album. L’assolo di József è fantastico per quanto riguarda il testo, avevo già detto tutto quello che avevo intenzione di dire nelle altre canzoni, quindi ho preso il primo sentimento che ho provato e ci ho costruito intorno il testo. Alla fine sono anche soddisfatta [ride, ndr].

L’anno scorso avete pubblicato una fantastica cover di “Sabotage” dei Beastie Boys, come mai avete scelto proprio quella canzone? So che la risposta potrebbe essere “perché è una canzone devastante” e sono d’accordissimo, ma c’è qualche altro motivo?

Principalmente il motivo è proprio quello [ride, ndr]. Non avevamo mai fatto una cover prima, quindi abbiamo deciso che poteva essere una cosa divertente da fare. Scegliere la canzone è stato difficile, perché volevamo sceglierne una a cui ognuno di noi avrebbe potuto dare qualcosa di personale, per renderla in qualche modo nostra. Insomma, una cover non deve essere una brutta copia dell’originale. Non ricordo chi ha suggerito “Sabotage”, ma siamo stati tutti immediatamente d’accordo.

Sì, ti ho fatto questa domanda perché in realtà è un brano che è stato coverizzato da diversi musicisti e forse questo succede perché è una canzone che ha un sacco di stili mixati veramente bene. Puoi suonare una versione più metal, una più punk, una più hip hop e comunque suonerebbe molto bene.

Sì, sono d’accordo. L’originale è fantastica anche per quello e poi quando è uscita è diventata un inno per un sacco di ragazzi ed è facile che riporti pensieri felici.

Dopo la pandemia l’anno scorso siete potuti tornare a suonare. So che è stato un brutto periodo, soprattutto per i musicisti, ma ora, quando sei in tour, c’è qualcosa che ti manca di quel periodo?

Principalmente la vicinanza della mia famiglia. Un’altra cosa è il fatto che proprio in quel periodo si è iniziato davvero a lavorare da casa e avendo anche un altro lavoro quella è stata una benedizione, è molto più semplice gestire vari aspetti della vita.

Sì, sono decisamente d’accordo. Come ultima cosa vorresti lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Oltre a dire come al solito che amo il cibo italiano, mi piacerebbe un sacco venire a suonare in Italia e spero di poterlo fare presto. Per il resto seguiteci sui social per tutte le novità!

Ok, grazie mille per questa intervista, è stato un piacere parlare con te!

Grazie a te, buona serata!

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