All’intervista per Blabbermouth.net, il tastierista dei Journey Jonathan Cain ha espresso tutto il suo risentimento nei confronti del compagno di band, Neal Schon:

Neal Schon dovrebbe guardarsi allo specchio quando mi accusa di aver causato danni al marchio Journey. L’ho visto danneggiare il nostro marchio per anni, e sono vittima del suo comportamento bizzarro e di quello della moglie. Neal ha fatto causa due volte a Live Nation, perdendo entrambe le volte […] Neal e sua moglie insultano continuamente la professionalità di numerosi commercialisti, road manager e società di management con infinite minacce legali e con le loro e-mail prepotenti, tossiche e incoerenti; Neal litiga online con i fan che non la pensano come lui; e Neal e sua moglie spendono sconsideratamente i soldi dei Journey, Se c’è qualcuno che sta distruggendo il marchio JOURNEY, è Neal – e solo Neal”.

La dichiarazione contro il chitarrista della band nasce in risposta dell’accusa recata da Neal a Cain stesso, definito “ipocrita” dopo aver suonato “Don’t Stop Believin'” lo scorso mese, nella proprietà di Donald Trump, di cui Paula White-Cain, moglie del tastierista, sarebbe la sedicente consigliera spirituale. L’accusa del chitarrista era arrivata con tanto di ordine di cessazione dell’attività a Jonathan, nel tentativo di impedirgli di usare la musica della band per eventi politici.

Nella lettera si legge:

Sebbene il signor Cain sia libero di esprimere le proprie credenze personali, quando lo fa a nome dei Journey, tale comportamento è estremamente deleterio per il marchio, in quanto polarizza i fan e il pubblico della band. Journey non è, e non dovrebbe essere, politica

Una riflessione di questo tipo da parte di Schon era già stata espressa nel 2017, quando aveva deriso Cain sui social, quando era stato fotografato con l’ex presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca con Ross Valory e Arnel Pineda.

E già in occasione di un’intervista del 2017 per radio ONE FM 91.3 Cain si era difeso:

Non siamo politici; non entriamo in politica. Cerchiamo di rimanere nella nostra corsia e credo che questa sia la migliore risposta che possiamo darvi

Anche Steve Perry, ex cantante della band concordando con Schon, due anni fa aveva scritto su Twitter:

Come uno degli autori di “Don’t Stop Believin'”, non ho dato il permesso a nessun candidato politico di usare questa canzone!

dopo che il brano era stato riprodotto durante l’evento della Casa Bianca sul Monte Rushmore per celebrare il Giorno dell’Indipendenza nel 2020.

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