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Killswitch Engage – As Daylight Dies

Quando un genere è sulla cresta dell’onda, c’è sempre un fiorire di band che, in maniera più o meno esplicita, si ispirano ai big della loro scena di appartenenza; quando invece il trend cala, quando la marea di abbassa, la stragrande maggioranza dei summenzionati gruppi si dilegua, sparisce nel nulla, ed a rimanere sulla scena sono quasi unicamente coloro che il genere in questione lo hanno fondato. È successo con il grunge, è successo con il nu metal e, ovviamente, non poteva che succedere anche con il metalcore, di cui i Killswitch Engage sono rimasti tra i pochissimi esponenti ancora in attività.

Il gruppo di Westfield è riuscito, negli anni, a coniugare in maniera eccellente tutte le caratteristiche del loro genere di appartenenza; tuttavia, se dovessimo identificare un album che, più di tutti gli altri, ha rappresentato al meglio la loro proposta musicale, riuscendo anche a definire i contorni di quella “bestia strana” che risponde al nome di metalcore, questo sarebbe proprio “As Daylight Dies”.

Le ragioni di quanto ora affermato sono presto dette. È il 2002, Jesse Leach, storico cantante della band, è appena uscito dal gruppo e Mike D’Antonio, membro fondatore, decide per un cambio di direzione, che si ripercuote tanto sulla line up della band che sulla loro musica. Sul primo versante, Adam D. abbandona il drumkit ed imbraccia la sei corde, entrano in formazione Joel Strozel ed Justin Foley nelle vesti di chitarrista ritmico e batterista, con Howard Jones che avrà il difficile compito di non far rimpiangere il precedente frontman. Il risultato di queste scelte si vede nel 2003 con “The End of the Heartache”, un lavoro in studio che lasciava intendere che la band era ancora in salute e piena di nuove energie, che sublimarono qualche anno più tardi, nel 2006, con la release di “As Daylight Dies”.

Se “Daylight Dies”, traccia di apertura del disco, rappresenta un piccolo antipasto di ciò che di lì a breve ci attende, è “This Is Absolution” la prima mazzata riservata all’ascoltatore. Al suo interno è presente tutto ciò che un fan del metalcore potrebbe desiderare: riff rocciosi, seguiti da una batteria potente ma mai preponderante e, ovviamente, dei ritornelli catchy, capaci di esaltare le capacità melodiche tanto del cantante quanto del gruppo più in generale. Nonostante questo ingresso in pompa magna, il genere di cui vi stiamo parlando è conosciuto anche per le atmosfere malinconiche e per le tematiche esistenziali tipiche dei suoi brani, e “The Arms Of Sorrow” riesce a soddisfare appieno anche questa esigenza. Con le sue ritmiche in levare, il brano fa dell’introspezione il suo punto di forza, parlando di quanto sia facile cadere tra le braccia della tristezza e del dolore che, nonostante la loro oscurità, riescono quasi a risultare l’unico conforto di chi ci sprofonda.

Ogni disco che aspiri a diventare una pietra miliare non può non possedere almeno una hit, un pezzo capace di scalare le classifiche ed attirare l’attenzione del grande pubblico: “As Daylight Dies” questa hit ce l’ha, e risponde al nome di “My Curse”. Probabilmente si tratta di uno dei pezzi più noti dell’intera discografia dei Killswitch Engage, in cui l’ugola di Howard Jones riesce a dare il meglio di sé riuscendo a passare, con una disinvoltura disarmante, dallo scream al suo inconfondibile clean, sfoggiando una notevole maestria in entrambi gli stili.

Mettiamo da parte, anche solo per un attimo, le melodie più soft e ricordiamoci che, diamine, stiamo pur sempre parlando di un album metal! La band del Massachussets lo sa benissimo e, proprio per questo, piazza la tripletta “Still Beats Your Name”, “Eye Of The Storm” e “Break The Silence”, in cui è la sezione ritmica a fare la parte del leone. Joel Strozel ed Adam D. si dimostrano una coppia d’asce ben assortita, con il secondo che, tanto nel precedente album quanto in questo, ha avuto modo di incidere profondamente nel sound della band, ricavando un suono di chitarra enorme, definito ed immediatamente riconoscibile. Il mix tra i sedicesimi della chitarra e lo scream ferale del cantante si dimostra perfettamente riuscito, bilanciando al meglio anche gli onnipresenti momenti melodici e le tematiche tutt’altro che thrashy come l’amore, la malinconia ed il lato oscuro dell’animo umano. Non mancano tuttavia neanche escursioni sociali ed ambientaliste, che trovano il loro sfogo in “Desperate Times”, pezzo con cui si rallenta decisamente il ritmo tenuto fino al secondo prima, e che si riprende con la melodicissima “Reject Yourself”.

Normalmente sarebbe finita qui, ma la versione deluxe del disco offre delle tracce bonus che, a parere di chi scrive, avrebbero avuto pieno diritto ad essere incluse nella tracklist principale. “Be One” e “This Fire” ci mostrano una band che sa precisamente dove colpire l’ascoltatore, riuscendo tanto a fargli fare headbanging quanto a parlare di problematiche che, probabilmente, lo riguardano anche da vicino; “Holy Diver”, invece, è la cover che non ti aspetti, capace di non mancare di rispetto ad un classico intramontabile dell’heavy metal, ma reinterpretandola alla “Killswitch-maniera”. Il risultato finale si colloca a metà strada tra il vecchio ed il nuovo, rispettando tutte le melodie del brano a cui siamo abituati, ma rendendo ancora più incisive alcune delle sue ritmiche.

Alla fine della fiera, “As Daylight Dies” è la summa di tutto ciò che una band metalcore dovrebbe essere e di tutto ciò in cui dovrebbe riuscire. Come i fan del quintetto sicuramente sapranno, in futuro non sempre il gruppo riuscirà a toccare le vette raggiunte nel suo quarto lavoro, che rimane un must buy tanto per i fan del genere, quanto per quelli della musica a 360 gradi. Siete convinti che il metalcore sia troppo plasticoso e prettamente adolescenziale? “As Daylight Dies” è qui per voi, proprio per farvi ricredere!

Tracklist:

01. Daylight Dies
02. This Is Absolution
03. The Arms of Sorrow
04. Unbroken
05. My Curse
06. For You
07. Still Beats Your Namce
08. Eye of the Storm
09. Break the Silence
10. Desperate Times
11. Reject Yourself
12. Be One
13. Let the Bridges Burn
14. This Fire
15. Holy Diver

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