Il sangue oscuro scorre a fiumi in questa seconda metà d’aprile.

Archgoat – All Christianity Ends (Debemur Morti Productions)

Neanche il tempo di far depositare la polvere sul loro ultimo full-length “Worship The Eternal Darkness” (2021), che gli Archgoat, una vera istituzione in ambito estremo, tornano con un EP, “All Christianity Ends”, il cui titolo la dice lunga sugli intenti sacrileghi del terzetto, abituato a vomitare addosso all’ascoltatore ogni tipo di nefandezza blasfema. Lo scorso LP mostrava i finlandesi alle prese con un sound sempre selvaggio, ma allo stesso tempo più complesso e stratificato, nel quale a un black/death abbastanza ortodosso venivano abbinati lacerti thrash, doom e grindcore sulla scia delle novità apportate a partire da “The Apocalyptic Triumphator” (2015). Qui, invece, assistiamo a una regressione agli anni ’90, in particolare all’era antica della demo “Jesus Spawn” (1991) e del mini d’esordio “Angelcunt (Tales Of Desecration)” (1993). Songwriting primordiale, produzione cruda, voci animalesche, chitarre che scorticano e batteria impietosamente martellante: Lord Angelslayer, Ritual Butcherer e Goat Aggressor, bestiali come non mai, non scendono a compromesso alcuno, per diciassette minuti di pura ferocia satanica. Al diavolo la perfezione!

Tracce consigliate: “Ascension Towards The Promethean Fire”, “Crown Cloaked With Death”

Miseration – Black Miracles And Dark Wonders (Massacre Records)

Meglio conosciuti per il loro lavoro in band come Scar Symmetry e Solution.45, la coppia di musicisti che costituisce i Miseration, definitivamente orfana del resto della line-up, torna in scena dopo un’assenza di dieci anni dall’ultimo platter sulla lunga distanza “Tragedy Has Spoken”. Se Jani Stefanović si occupa mirabilmente dei singoli strumenti, oltre ad aggiungere la voce solista in alcuni punti, Christian Älvestam alterna il proprio inconfondibile growl a uno squisito registro pulito, ricordando un po’ il Björn “Speed” Strid dei Soliwork. Nel nuovo “Black Miracles And Dark Wonders” il duo finnico/svedese affronta tematiche legate al divino in vari contesti antichi, focalizzandosi soprattutto sulle culture più note (sumera, giudeo-cristiana e nordica). Le otto tracce veicolano un death metal complesso, melodico e aggressivo al medesimo istante, in cui il ricorso ai mid-tempo e alla componente atmosferica provvede a rendere il disco tutt’altro che monolitico. Un ottimo come back, dunque, che restituisce agli appassionati una formazione che sembrava ormai aver appeso al chiodo ogni possibilità di risuonare insieme.

Tracce consigliate: “Reign Of Fate”, “Enuma Elish”, “Connector Of The Nine Worlds”

Sentient Horror – Rites Of Gore (Redefining Darkness Records)

Nonostante la fastidiosa reputazione di squallida regione industriale sulla costa orientale degli USA, il New Jersey viene a tutt’oggi osannato come Garden State, soprannome giustificato dal fatto che gran parte del suo territorio risulta ancora boscoso, con i residenti molto interessati alla tutela delle natura circostante. I nativi del luogo Sentient Horror stanno facendo del proprio meglio per cambiare la situazione, distruggendo a suon di note terribili la mecca mondiale dei club di giardinaggio. Il loro terzo album “Rites Of Gore”, oltre a essere una chiassosa celebrazione del death metal svedese, con un vivace feticismo per gli Entombed e il pedale HM-2, contiene numerosi accenni al metallo della morte statunitense sponda Cannibal Corpse, nonché alcuni groove così scervellati e testardi che renderebbero orgogliosi nientemeno che i vecchi Jungle Rot. Brutale, a basso costo e completamente privo di innovazione, il nuovo disco di questo quartetto della Stoccolma americana rappresenta un mostruoso e maleodorante bazar old school pieno di viscere umane dal quale lasciarsi travolgere e ammorbare.

Tracce consigliate: “Swamp Burial”, “Splitting Skulls”, “The Grave Is My Home”

Suppression – The Sorrow Of Soul Through Flesh (Unspeakable Ax Records)

Parecchi amanti dell’estremo aspettavano con impazienza l’uscita del primo album dei Suppression, soprattutto dopo che il gruppo di Santiago fissò l’asticella davvero in alto quasi tre anni fa grazie all’uscita di un EP assolutamente formidabile come “Repugnant Remains”. Con “The Sorrow Of Soul Through Flesh”, che vede la luce sull’etichetta statunitense Unspeakable Ax Records, già responsabile dell’uscita su vinile del mini, il combo fa le cose in grande, affidando la produzione a Colin Marston e l’artwork a Paolo Giraldi. Appoggiandosi su un packaging di lusso, il death/thrash tecnico e virulento dei sudamericani, figlio meticcio di Atheist, Cynic, Ripping Corpse, Morbid Saint, Pestilence, Sepultura, Sadus, ha potuto così esprimere tutto il proprio potenziale, malgrado i cambi di line-up avvenuti nello iato tra le due prove. Anzi, la voce aspra e ruvida del nuovo singer Alejandro Cruz, il cui timbro sembra evocare il Martin Van Drunen degli esordi, rappresenta uno dei punti di forza dell’opus, accanto alle linee voluttuose del basso dell’ex Ripper Pablo Cortés, autentico motore propulsivo del gruppo. L’ennesima conferma di una scena cilena florida e di qualità.

Tracce consigliate: “Lifelessness”, “Monochromatic Chambers”, “Arrowheads”

Watain – The Agony & Ecstasy Of Watain (Nuclear Blast)

Gli ultimi due album dei Watain sono stati per certi versi in diretto contrasto l’uno con l’altro. “The Wild Hunt” (2013) viene considerato il lavoro più sperimentale e accessibile della band, almeno fino a oggi, ma ha anche ricevuto molte critiche da parte degli intransigenti duri e puri. “Trident Wolf Eclipse” (2018), invece, costituiva un crudo e violento attacco black metal in pieno volto, eppure, ironia della sorte, tale brutale scoppio di rabbia, benché sincero, sembrava allo stesso tempo un po’ come un compromesso per tutti i delusi del disco precedente. Infischiandosi a questo giro di ogni aspettativa, gli svedesi, nel nuovo “The Agony & Ecstasy Of Watain”, lasciano spazio a una verve creativa capace di iniettare sfumature diverse in un disco che vive di sovrapposizioni e continue oscillazioni emotive. La registrazione dal vivo all’interno di una vecchia chiesa trasformata in studio, con il coinvolgimento dell’intera formazione, permettono alle dieci canzoni del lotto, grazie alla produzione calda e organica a opera del fido Tore Stjerna, di palpitare di un metallo nero di volta in volta epico, febbrile, velenoso, melodico, a tratti rimembrante i fasti di “Lawless Darkness” (2010). Spruzzate di heavy classico e la voce ospite dell’ex The Devil’s Blood Farida Lamouchi donano ulteriore varietà ai pezzi, per un lavoro splendido nel passare in pochi attimi dalla contemplazione delle vette a quella dell’abisso e viceversa. Fuoriclasse.

Tracce consigliate: “The Howling”, “Serimosa”, “Before The Cataclysm”, “We Remain”

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