Nell’ascoltare una canzone, vi è spesso la tendenza a dare per scontato che le sue parole siano frutto del lavoro di chi la canta. Non è questo il caso per i Nothing But Thieves: a scriverne i testi è sempre uno dei due chitarristi, Joe Langridge-Brown, che ci ha abituati in larga parte ad argomenti di critica politico-sociale, fra inni ateisti, crisi dell’informazione e polarizzazione del dibattito pubblico. Non avevamo dunque mai visto il frontman del gruppo alle prese con questa parte compositiva — ma del resto, c’è sempre una prima volta per tutto. 

Annunciato a sorpresa meno di due mesi fa, l’omonimo EP di Man-Made Sunshine, al secolo Conor Mason, nasce durante la quarantena dalla necessità del suo autore di fare i conti con la propria introspezione. “Questa collezione di brani non è mai stata concepita in altro modo se non come un mezzo per farmi strada nel mio percorso di guarigione” spiega lui, “adesso mi sento sufficientemente a mio agio per condividere questioni profonde e personali, nella speranza di poter offrire conforto a qualcun altro.” 

La tematica della salute mentale e della depressione, di cui Mason ha sofferto qualche anno fa, era stata discussa a suo tempo nella discografia dei Thieves (vedi “Broken Machine”), ma leggerla dal punto di vista del diretto interessato suscita una sensazione totalmente diversa. Le cinque tracce di “Man-Made Sunshine” sono intrise di una vulnerabilità unica, in un terapeutico atto di onestà volto alla ricerca dell’accettazione di sé. Il sound peculiare del disco riflette questo concetto, offrendo un ventaglio di influenze che ha dichiaratamente segnato la formazione musicale di Conor Mason come artista, piuttosto che come frontman: si va all’ormai conclamato amore per lo sperimentalismo dei Radiohead al soul psichedelico di Childish Gambino, passando per il cantautorato di Bob Dylan, Joni Mitchell, Tom Waits. 

Atmosfere, queste, che accompagnano ogni singolo brano, a partire dall’opener “Brain In A Jar“, i cui synth alienanti dell’intro e i versi esistenzialisti richiamano alla mente quelli di Kid A. Big sembra ispirata dal Post Malone più psych-pop, con lyrics che parlano del “diventare grandi” per sostenere un familiare nei suoi periodi più bui (“I stayed with you all night/As you spat out your sleeping pills/Don’t sleep, I’m not ready to lose you”); nell’R&B di “Little Bird” splende il cantato di Conor che, sebbene a tratti lievemente overproduced, ci regala anche qui quel mix di belting, falsetti, cambi di registro e interpretazione emotiva che già lo rendeva uno dei migliori vocalist del panorama alternative rock più recente.

Il singolo di lancio “Life’s Gonna Kill You (If You Let It)” fonde alt-pop e soul, toni psichedelici e intrecci di piano, mentre Conor incoraggia una persona a lui cara a trovare la propria strada per la felicità — trascurando, nel frattempo, i suoi stessi problemi: “You know I see your troubles from a continent away/And they take me from my own” esordisce il brano. La prima sezione della ending track “Rosebud“, infine, dominata solo da piano, voce e qualche synth di sfondo, smuove una nuova ondata di emozionalità; il brano poi vira un’ultima volta verso l’elettronica, perdendo forse un po’ di pathos nel processo, ma rimanendo comunque una conclusione più che degna a un viaggio introspettivo di questo tipo. 

I Nothing But Thieves torneranno presto con nuovi rock anthems e commenti sociali al vetriolo (si spera). Nel frattempo, non si può che ringraziare Conor Mason per aver condiviso al pubblico questo personalissimo, delicato side-project: “Man-Made Sunshine” è arrivato inaspettatamente, e forse ne avevamo bisogno anche noi. 

Tracklist

01. Brain In A Jar

02. Big 

03. Little Bird

04. Life’s Gonna Kill You (If You Let It)

05. Rosebud

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