Avevano iniziato fra queste strade Damiano, Victoria, Thomas e Ethan, quando suonavano la loro “Chosen” in via del Corso, poco più che sedicenni. Diversi anni dopo quella stessa canzone è stata portata sui palchi più importanti del mondo (Coachella, tanto per citarne uno), per poi tornare a casa, a Circo Massimo, a pochi passi da quella via del Corso che di “artisti di strada” ne vede passare decine al giorno. Solo che stavolta ad ascoltarla, c’erano oltre 70mila persone. Sembra una di quelle leggende di cui Roma è intrisa, ma stavolta è tutto vero.

Si è svolto in maniera trionfante il concerto dei Måneskin, completamente sold-out da oltre un anno e fra i più attesi della rassegna Rock In Roma, anche per via del valore simbolico di questa tappa: l’unica – insieme all’Arena di Verona lo scorso aprile – data italiana del 2022, la prima nella Capitale dopo la vittoria all’Eurovision Song Contest e, ovviamente, il ritorno a casa. Nessuna band di apertura, nessuna scenografia. Solo loro e il pubblico, al quale regalano un brano inedito per sottolineare la straordinarietà dell’evento. Ma procediamo con ordine.

Foto: Roberto Panucci

L’attesa per l’inizio viene accompagnata dal tramonto sulle rovine dei palazzi imperiali, aspettando che gli ultimi raggi di sole lascino il posto alle luci del gigantesco palco allestito per l’occasione. Vedere così tante persone parlare lingue straniere ad un concerto di una band italiana è qualcosa di irripetibile. Tantissime le persone da tutto il mondo, accorse per essere parte di questa ricongiunzione tra la città e i suoi figli. Scoccano le 21.30 e i Måneskin appaiono sul palco, visibilmente contenti, salutano con un “Ciao Roma” per rompere il ghiaccio e inizia il concerto a ritmo serratissimo. Apre la “Zitti e Buoni” che li ha portati al successo internazionale e da subito non vogliono farsi parlare dietro: dilatano le strumentali, sfoggiano assoli e grinta da vendere. Proseguono senza sosta con “IN NOME DEL PADRE” e “MAMMAMIA” fino ad arrivare a quella “Chosen” citata in precedenza.

Appare chiaro da subito che la loro forza non è nella velocità e nell’agilità ma nel groove. La voce di Damiano da sola incorpora perfettamente melodia e ritmo, la chitarra di Thomas sforna riff con una precisione disarmante, le quattro corde di Victoria scandiscono l’andamento delle canzoni, mentre la batteria di Ethan imprime l’energia motrice di cui c’è bisogno. Ed è proprio quest’ultimo protagonista di un solo sicuramente non impressionante ma che rivela ottime doti e ampio margine di miglioramento.

Foto: Roberto Panucci

Non manca la cover di “Womanizer” suonata al Coachella per la prima volta, una scelta decisamente poco felice, che si trasforma in un’esibizione a tratti quasi fastidiosa nel ritornello. E non è solo perché Damiano può cantare anche l’elenco delle Pagine Gialle che allora lo debba fare veramente. Presentano anche il loro nuovo singolo “SUPERMODEL” al pubblico italiano, certamente non uno dei momenti più alti della serata ma tuttavia divertente. L’apice lo raggiungono con il loro capolavoro “Coraline”, una delle rock ballad italiane più belle degli ultimi anni, esplicativa di una sensibilità che fa fatica a uscire in fase di composizione mentre dal vivo suona incredibilmente coinvolgente. Proseguono con l’omaggio a Giovanni Lindo Ferretti e i suoi CCCP con una reinterpretazione di “Amandoti” che, cantata insieme a Manuel Agnelli, che contribuì alla loro vittoria un paio di Sanremo fa, avvalorando l’idea che l’italiano è la lingua in cui Damiano riesce meglio a esprimere le sue doti di performer. La regina dei TikTok “I WANNA BE YOUR SLAVE”, viene suonata con una fedeltà all’originale quasi sconcertante, per poi prendere la piega hard rock sul finale con jam annessa. Durante il set acustico arriva la sorpresa: Damiano annuncia un inedito presentato come “una demo senza titolo”, interamente in inglese e suonato in acustico.

Prima di introdurre “Gasoline”, il cantante ci tiene a esclamare “Fuck Putin, fuck la guerra e i dittatori” come aveva fatto fra le polemiche in California, spiegando questa volta: “Continuiamo a dirlo anche se a qualcuno dà fastidio. E a chi non è d’accordo: fuck”. A questo punto il set appare diviso in 3 parti: le hit (“Morirò da re”, “Torna a Casa”), le cover (“I Wanna Be Your Dog”, “Beggin’”, “My Generation”) e le canzoni di rabbia adolescenziale (“Lividi sui Gomiti”, “Vent’anni”). E sentendoli suonare questi ultimi pezzi viene da chiederci se forse non proiettiamo in loro le pretese di perfezione tipiche dei genitori, senza tenere in conto che, nonostante tutto, sono solo quattro ragazzi con gli occhi del mondo puntati addosso. Il talento non manca di sicuro, l’impegno è titanico, la promessa è tutta qui. Suonano due ore mettendoci il cuore. Sembrano non voler abbandonare mai il palco di casa loro, regalando due encore e chiamando a loro sul palco i fan.

Foto: Roberto Panucci

Vedendoli suonare sembra che la chiave del loro successo sia nel cosiddetto “effetto Beatles”: sul palco sembrano un mostro a quattro teste, a partire dall’abbigliamento immancabilmente targato Gucci, e quando si esibiscono sfoderano nervi di acciaio. Neanche l’emozione di avere decine di migliaia di persone lì per loro riesce a far sbagliare una plettrata a Thomas, o a far mancare un colpo a Ethan. E che voce Damiano… Non perde mai intonazione e ritmo, con buona pace di tante leggende del rock che continuano a esibirsi con un filo di voce.

Il frutto di ore e ore di prove è davanti a noi. Una macchina inarrestabile, fatta per competere nei mercati esteri e primeggiare. E anche se di italiano ad oggi sembrano avere poco, rimangono comunque una band Made in Italy che parla una lingua universale, quella del rock. Seppur in loro non ci sia nulla di sovversivo od originale a tutti i costi – anzi, sono come il sistema vorrebbe i giovani “ribelli” – suonano con l’unico intento di far divertire. Con la stessa fame di quando erano per le strade di via del Corso. Da stasera una cosa è chiara: sono qui per restare. Perché da Circo Massimo non si torna indietro.

Setlist

ZITTI E BUONI
IN NOME DEL PADRE
MAMMAMIA
Chosen
Womanizer
LA PAURA DEL BUIO
Supermodel
CORALINE
Close to the Top
Amandoti
I WANNA BE YOUR SLAVE
If I Can Dream
FOR YOUR LOVE
We’re Gonna Dance on Gasoline
Torna a casa
VENT’ANNI
Angels
I Wanna Be Your Dog
Beggin’
Morirò da re
Touch Me
My Generation
LIVIDI SUI GOMITI
Le parole lontane
I WANNA BE YOUR SLAVE

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