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Me And That Man – New Man, New Songs, Same Shit Vol. 2

Nergal non rappresenta soltanto il perfetto prototipo della rockstar moderna, ma anche, se non soprattutto, un artista completo e dal background immenso: lo dimostra il progetto Me And That Man, ormai una band nel vero senso del termine dopo l’uscita, quattro anni fa, di un debut album, “Songs Of Love And Death”, dal carattere apparentemente estemporaneo. Prese in mano le redini del gruppo a seguito dell’abbandono del compagno di bordo John Porter, il polacco, prima con “New Man, New Songs, Same Shit Vol. 1”, ora con “New Man, New Songs, Same Shit Vol. 2”, ha trasformato un diversivo in una realtà dalla fisionomia stabile e definita, avvalendosi, ancora una volta, di uno stuolo di collaboratori di prestigio, per la maggior parte di estrazione metal. Ciò che stupisce è la voglia dei vari singer e musicisti ospiti di mettersi in gioco, l’umiltà di lasciarsi prendere per mano dal leader dei Behemoth entro territori da loro poco frequentati e calarsi senza problemi all’interno di un contesto profondamente americano nel quale i cowboy banchettano col Diavolo e le pistole sanno di polvere e torba.

Dark folk e blues costituiscono il collante di un disco omogeneo e sulfureo, che si apre con “Black Hearse Cadillac”, preludio minimalista e atmosferico che presenta al microfono il compianto Hank Von Hell e alla chitarra distorta Anders Odden, e avanza strisciando tra alcol, sortilegi, fuorilegge e miraggi di frontiera. Mary Goore, alias Tobias Forge dei Ghost, narra, mellifluo e sinistro, ascesa e caduta del country in “Under The Spell”, Gary Holt, Jeff “Mantas” Dunn e la voce di Blaze Bayley declinano il verbo del Delta nella dolorosa e magniloquente “All Hope Has Gone”, Kristoffer Rygg troneggia ammonitore fra le sfumature acide della macabra “Witches Don’t Fall In Love”, Abbath, affiancato da Frank The Baptist e Chris Holmes, rantola ubriaco sulle turbolenze di “Losing My Blues”.

Performance di grande caratura a cui vanno aggiunte, per qualità e fascino, il duetto di Darski con un David Vincent formato Johnny Cash nella malinconica e fumosa “Year Of The Snake”, la prova da regina voodoo di Alysse Withe-Gluz in “Goodbye” – con Devin Townsend costretto ad agire da comprimario -, la preghiera sconnessa di Michale Graves (“Blues Cocaine”), il valzer notturno e psichedelico di “Angel Of Light”, brano composto da Matteo Bassoli per l’ugola raffinata di Myrkur. Su un gradino più basso, benché non deludenti, si situano le dodici battute a propulsione rock di “Coldest Day In Hell”, un inno al road trip made in USA che annovera interpreti del calibro di Ralf Gyllenhammar e Douglas Blair, la paludosa “Silver Halide Echoes”, con un versatile Randy Blythe al canto, e l’outro “Got Your Tongue”, bignami rockabilly a tinte occult feat. Chris Georgiadis.

“New Man, New Songs, Same Shit Vol. 2” ci induce a indossare lo spolverino e a cavalcare attraverso i pensieri oscuri del buon Adam e dei suoi Me And That Man, mentre intorno un corteo di nomi celebri, come spiriti del deserto, scortano il nostro viaggio raccontando ciascuno la propria storia. Nera, naturalmente.

Tracklist:

01. Black Hearse Cadillac
02. Under The Spell
03. All Hope Has Gone
04. Witches Don’t Fall In Love
05. Losing My Blues
06. Coldest Day In Hell
07. Year Of The Snake
08. Blues Cocaine
09. Silver Halide Echoes
10. Goodbye
11. Angel Of Light
12. Got Your Tongue

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