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Megadeth – The Sick, the Dying… and the Dead!

Siamo di nuovo col capo chino, prostrati dinanzi all’ara degli dei del metal, implorando umilmente loro di rendere immortale Dave Mustaine. Sedici album in studio, un tumore alla gola sconfitto con freddezza, l’uscita forzata dalla band di un pilastro come David Ellefson, ma il nostro redhead preferito scavalca il tutto con la forza mentale di un titano, continuando imperterrito a fabbricare riff come un mitragliere con le munizioni infinite.

The Sick, the Dying… and the Dead!” scava il suo cunicolo verso le nostre orecchie dopo un periodo di transizione e di assestamento, che si dirama dal grande successo dell’ottimo “Dystopia” (2015), passando per i repentini cambi di line-up, culminati con l’ingresso a tempo pieno dell’ex Soilwork Dirk Verbeuren dietro alle pelli e con il più recente innesto di James LoMenzo al basso, nuova linfa vitale che ha permesso ai Megadeth di rigenerarsi nuovamente, trainando un carro che ha esplorato e tastato tutti gli anfratti del metal, estrapolando numerose venature che vengono a fondersi nell’ultimogenito di casa, un sunto esaustivo di quanto di buono hanno fatto gli americani nella loro sterminata carriera. Perchè se il main riff della title track, polvere da sparo ad aprire il full length, ci ricorda a gran voce gli armoniosi intrecci di quel capolavoro di “Rust In Peace”, il groove ed il corposo incedere di “Dogs Of Chernobyl” e di “Soldier On!” ci rinfrescano le dolci memorie del periodo “Countdown To Extinction” / “Youthanasia”, dove il thrash animalesco e brusco si scioglieva a dispetto di un heavy metal più catchy e meno furioso.

Photo Credits: Travis Shinn

Dall’inizio alla fine, l’album si riveste di una vena creativa palesemente rinvivita, testimonianza sincera di un ensemble che lavora armoniosamente, complice soprattutto un’ispirazione ritrovata sin dal sopracitato “Dystopia”, portato a brillare, dopo il discutibilissimo duo “Thirteen” / “Super Collider”, dal fondamentale ingresso di Kiko Loureiro, figura chiave nel ricreare un’alchimia speciale col mastermind dei Nostri, un’intesa così fervida che non si percepiva dai tempi del virtuoso Marty Friedman. Viene fuori imponente l’estro dei due chitarristi, dalle rasoiate dal gusto heavy di “Cèlebutante”, intercalate da rocciosi mid-tempo che battono la strada ad un solo gustoso, al puro bombardamento thrash di “Night Stalkers” – che prova a dilettarci anche con un’anonima partecipazione di Ice T – e della conclusiva “We”ll Be Back”, la “Head Crusher” del disco, una mazzata dritta alla nuca che racchiude in sè tutti i principi cardine del genere, dalle cavalcate di batteria che fanno esagitare i bpm, agli stop & go farciti dalla rapidità degli assoli, insomma, una traccia col marchio di fabbrica Megadeth forgiato a fuoco. “Junkie” e “Killing Time” tengono alta l’attenzione, complici i refrain orecchiabili, “Life In Hell” colpisce insaziabilmente nonostante il suo sviluppo più semplice, seppur efficace, mentre leggermente più sottotono risultano la sinuosa “Sacrifice” e la più sperimentale “Mission To Mars”, incisiva nel ritornello, per poi calare qualitativamente a livello strumentale.

Ogni nuova uscita dei Megadeth si porta dietro un mischiume di dubbi ed entusiasmo, tanta è la posta in ballo ogni qualvolta il mastermind della band decide di mettere alle stampe il frutto della sua penna insaziabile, che, anche oggi, riesce a descrivere un’ulteriore splendida pagina di una carriera quasi quarantennale: “The Sick, the Dying… and the Dead!” si rivela un degno successore dell’acclamato “Dystopia”, posizionandosi un pelino al di sotto di quest’ultimo, che ha, però, vissuto un clamore ancor maggiore date le mediocri uscite di pochi anni prima. Un songwriting dallo scheletro ben riconoscibile, con poca sperimentazione e tanto mestiere, ma che riesce comunque a divertire lungo tutto l’ascolto, togliendo dal conto qualche momento meno brillante e, forse, un basso che ha perso quel mordente e quella presenza del passato. Piccoli punti a sfavore di un lavoro comunque ben confezionato, che fa trasparire una serenità che giova all’estro compositivo, in costante fermento ed evoluzione: insomma, “The Sick, the Dying… and the Dead!” apporta altro vento alle vele del galeone losangelino, che a dispetto di grandi nomi che smantellano la baracca o che tirano il freno a mano con le produzioni discografiche, continua a solcare i burrascosi mari metallici, dettando ancora legge dopo quasi quarant’anni di dominio assoluto.

Tracklist

01. The Sick, the Dying… and the Dead!
02. Life In Hell
03. Night Stalkers (feat. Ice T)
04. Dogs Of Chernobyl
05. Sacrifice
06. Junkie
07. Psychopathy
08. Killing Time
09. Soldier On!
10. Cèlebutante
11. Mission To Mars
12. We”ll Be Back

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