Torna a Roma il Concertone che si riconquista Piazza San Giovanni quest’anno gremita più che mai, come a recuperare due anni di astinenza forzata da musica live. Complice una giornata tutt’altro che assolata si sono riversati in migliaia nei dintorni della Basilica per godersi 9 ore di concerto quasi no stop. Tanti, come sempre, i nomi che si alterneranno sul palco voluto da CGL, CISL e UIL: La Rappresentante di Lista, Le Vibrazioni, Marco Mengoni e Venerus, ma anche i giovani come Big Mama, Ariete, Mecna. Alla conduzione Ambra Angiolini, con ospiti Bugo, il divulgatore Barbascura e soprattutto un Valerio Lundini sempre in gran forma insieme ai suoi Vazzanikki. Anche quest’anno il contest 1MNext porta sul palco le giovani voci della musica emergente. Podio tutto al femminile quest’anno con Giorgieness, Mira e Mille, quest’ultima vincitrice del premio finale. Ai nostri microfoni ha detto che “la musica è lavoro” e che “deve essere per tutti” e che con la sua vittoria vuole gridare al mondo “facciamoci del bene e prendiamoci cura di noi stessi”, lei che durante il Primo Maggio ha “lavorato da cameriera” e guardava lo schermo pensando “Un giorno su quel palco vorrei esserci io”.

Dalle 15.00 inizia l’Ambra Angiolini show: cita Damiano David dei Maneskin, scherza col pubblico e si prende la scena. I primi applausi sono per gli organizzatori e tutta la maestranza del mondo dello spettacolo che si è attivata per permettere l’evento e garantirne la sicurezza. Una ripartenza all’insegna della sicurezza e della pace, due delle parole più ricorrenti in questo speciale giorno di primavera. La guerra non è solo oltre i confini, i soprusi e le ingiustizie sono negli occhi di Luana, morta sul lavoro perché la sicura all’orditoio è stata disattivata. Come lei tanti, troppi i morti sul lavoro, una media di 3 al giorno nell’ultimo anno. Ad enunciare questo tragico elenco la commozione è visibile sul volto di Ambra Angiolini.

Subito prima delle 16.00 inizia lo spettacolo e non è Primo Maggio senza i Bandabardò, con un ospite d’eccezione alla voce: Cisco dei Modena City Ramblers che sostituisce il compianto Erriquez scomparso lo scorso 14 febbraio. Arriva poi sul palco Bugo in veste di co-conduttore dopo aver accennato alla chitarra la sua “Io Mi Rompo i Coglioni”. Si alternano poi Big Mama, con il suo slogan body positive (“Mi dicevano che ero una cicciona ma guardate quanto sono figa adesso”), Hu, fresca di partecipazione a Sanremo con Highsnob, e Angelina Mango, figlia del cantante Mango. Sono le nuove leve della musica italiana a lanciare messaggi più accorati: Mr Rain con la sua riflessione sul suicidio, elencando i nomi di tre ragazzi schiacciati dal peso della depressione; Fasma e il suo appello per la pace: “Tu puoi scegliere, tu puoi agire. Agisci e fallo ora. Perché domani è troppo tardi. Siamo noi il futuro“; arriva anche Venerus con Cyndou Dosso, portavoce della Lega braccianti africani che, prima di attaccare con l’immortale “Redemption Song”, pone l’attenzione sulle condizioni dei braccianti agricoli che rischiano ogni giorno la vita.

Verso le 19.00 arriva il rock sul palco di Piazza San Giovanni con Le Vibrazioni che suonano “Vieni Da Me” e “Su Un Altro Pianeta”, accolti dal calore di 100 mila persone pronte a cantare all’unisono. Lo show della pomeriggio lo fanno Valerio Lundini e i suoi Vazzanikki che interrompono la loro canzone “La Guerra è Brutta” simulando una telefonata di Putin. E poi Lundini riprende a cantare con l’ironia asciutta e irriverente che lo contraddistingue: “Perché solo la musica può salvarci dallo scoppio di un conflitto nucleare, non a caso si chiamano accordi“.

L’energia della Rappresentante di Lista che suonano incazzati perché le cose non funzionano, perché la paura nell’aria è ancora troppo dilagare. E allora la scacciano via a ritmo di musica. Carisma da vedere ed energia a palate sono una miscela esplosiva che fa ballare tutta Piazza San Giovanni. Segue un nazionalpopolare Max Pezzali che non può non far agitare le mani a suon di cori che ricordano “gli anni d’oro del grande Real”. Come da routine (e forse solo durante il Primo Maggio) tantissimi i ringraziamenti ai tecnici e musicisti che hanno permesso agli artisti di portare sul palco la loro musica e anche Max Pezzali ci tiene a far sentire il suo rispetto per le maestranze della musica dal vivo.

Si avvicina il clou della serata con l’esibizione della giovanissima Ariete: “Il mio primo maggio inizia sotto palco con i miei amici, proprio lì dove oggi in migliaia si ritroveranno, finalmente insieme, senza limiti e barriere. Il lavoro va difeso sempre.” Segue Coez che sfoggia un’acconciatura verde sgargiante e fa abbracciare tutta la piazza con le sue “Come nelle canzoni”, “Occhi rossi” e “La musica non c’è”. E da lui – che del mondo dei tecnici ha fatto parte per molti anni – la vicinanza ai lavoratori non poteva mancare:

Sono stato parte delle maestranze di questo evento, costruivo il palco durante i miei primissimi anni di carriera, fa parte del mio percorso e ci sono estremamente legato. Festeggiare suonando e permettendo ai lavoratori dello spettacolo di svolgere la propria professione è ancora più importante

Quando arriva il main act, Marco Mengoni, Piazza San Giovanni l’accoglie con un boato. “Quando ho pensato che sarei venuto al Primo Maggio mi è subito venuta in mente questa canzone. Una canzone importante per tutti”, dice prima di intonare una versione chitarra e voce di “Blowin’ in The Wind”, l’inno alla pace scritto da Bob Dylan ormai 50 anni fa ma oggi attuale più che mai. “Sogno che un giorno ascolteremo questa canzone e penseremo che, per fortuna, il vento si è portato via qualcosa di assurdo”. Dopo un accenno di “Bella Ciao” – immancabile come le fave col pecorino – sale sul palco Carmen Consoli accompagnata da Marina Rei alla batteria e alla voce. Il duo tiene la scena con un combo power rock minimale ma impegnato: apre un’incazzata “Per Niente Stanca”, segue “Besame Giuda” e “Geisha”, e chiude con il suo classico “Confusa e Felice”. 

Arrivano poi Tommaso Paradiso, che conquista la piazza con i suoi ritornelli sdolcinati, Rkomi, Luché e Mara Sattei in rapida successione. Il rock, alle 00.23, ha il volto di Enrico Ruggeri che con il suo inconfondibile timbro smuove le ultime energie rimaste a Piazza San Giovanni. Prosegue la “Bella Ciao” suonata dall’Orchestraccia: “Nessuna canzone più di questa è contro la guerra“, dice il cantante Marco Conidi. Prima del saluto finale di Ambra Angiolini, è Mace a concludere la serata di musica insieme Colapesce nel brano Ayahuasca, poi con Venerus & Joan Thiele in “Senza fiato”, con Gemitaiz in “Dal Tramonto all’alba”, poi la diretta viene interrotta brutalmente e il concerto continuerà solo per gli ultimi audaci rimasti in piazza.

Quello del Primo Maggio 2022 è stato più di altri un segnale. Un modo per gli artisti di dire “Voglio esserci durante la ripartenza”, ma l’atmosfera intorno a noi è tutt’altro che festosa. Tra gli enormi problemi lavorativi che affliggono il Paese (non tra gli ultimi le morti sul lavoro), una guerra e, si spera, gli strascichi di una crisi pandemica che sta finalmente lasciando un po’ di respiro alla musica dal vivo, non è importante solo divertirsi. Ovviamente la festa ha il suo peso sostanziale, ma la riflessione non può essere secondaria. L’importanza che un evento come quello del Primo Maggio deve avere è di accendere le coscienze. Se anche una sola parola, una strofa di una canzone o un accordo suonato al momento giusto riescono a suscitare una scintilla di cambiamento nei confronti di un’Italia ancora tanto problematica, allora il senso di questa giornata di musica potrà dirsi compiuto.

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