La seconda giornata del Rock the Castle 2022 è all’insegna dell’heavy metal classico e di gruppi che hanno letteralmente fatto la storia di questo genere. Una storia che rimane viva ancora oggi, e che stupisce i presenti come non mai. Ovviamente gli occhi sono tutti puntati sugli headliner, i Judas Priest che possono finalmente presentare il tour di anniversario “50 Heavy Metal Years”, posticipato purtroppo causa pandemia. Ma oggi quell’argomento è tabù, finalmente si torna ai festival in una location, il Castello Scaligero di Villafranca, esteticamente fantastica e perfettamente funzionale ed organizzata per uno dei migliori festival italiani, ormai una certezza per gli appassionati. Ed è fantastico ritrovarsi finalmente tutti insieme dopo due anni di stop per vivere in maniera totale una giornata di divertimento, musica e condivisione. Il pubblico, pur essendo eterogeneo vede oggi per la maggior parte metallari più “maturi” e navigati, impazienti di rivivere ricordi passati attraverso una musica senza tempo che riesce ad unire intere generazioni.

Ad aprire il secondo giorno di festival, quando il sole già alto scalda i presenti che piano piano cominciano ad arrivare, in una giornata che sarà molto calda non solo dal punto di vista musicale, gli italiani Skanners, storico gruppo bolzanino che con il loro heavy metal massiccio danno la prima ventata di energia grazie a brani come l’iniziale “Welcome To Hell”, “Meal Party” e la conclusiva esplosiva “Fight Back”.

Energia tutta al femminile per un altro gruppo storico e molto amato, le inglesi Girlschool, che con grandissimo carisma conquistano il pubblico con una setlist che alterna loro brani (“The Hunter”, “Action”) a cover amatissime, su tutte “Bomber” ed “Emergency” dei grandissimi Motörhead, per la gioia dei presenti. A seguire gli Exciter, che portano il loro speed/trash dal Canada per un’ora tiratissima ed energica. Il terzetto composto da Dan, Allan e Daniel assaltano la folla con brani come l’iniziale “Violence Force”, “Iron Dogs” e “Blackwitch”, scaldando in maniera diretta un pubblico che comincia a riempire il prato fronte palco. Decisamente apprezzata la cover dei Motörhead “Iron Fist”, in chiusura concerto.

Ci sono band che nonostante l’età, e gli oltre cinquanta anni di carriera, riescono ancora a stupire: gli UFO sono una di questa. Energia e presenza sul palco rimangono le caratteristiche principali di Phil e compagni che nell’ora a loro disposizione illuminano il pubblico veronese con i loro grandi classici, che poggiano su energici riff e suoni molto potenti e puliti. Nove brani in una setlist perfettamente bilanciata che ha i suoi punti di forza in “Rock Bottom”, che conquista letteralmente il pubblico presente, e nella classicissima “Doctor Doctor”, da tantissimo tempo perfetta opener per i concerti degli Iron Maiden, e per questo conosciutissima ed amata alla follia, e cantata a squarciagola da tutto il parterre. Ultima carica di adrenalina con la conclusiva  “Shoot Shoot”, che ci lascia una band ancora dannatamente in forma nonostante gli anni sulle spalle. Inutile dire che questa sarà una fantastica costante di tutta la giornata odierna.

Calata ormai la sera, l’ombra è arrivata per regalare un po’ di refrigerio a tutti i presenti e ci si appresta a vivere i momenti probabilmente più attesi della giornata. Prima degli headliner c’è però un gruppo amatissimo nel nostro paese, che non poteva non essere presente in una giornata dedicata ai gruppi storici dell’heavy metal. I Saxon non si fanno attendere e sparano un inizio a dir poco adrenalinico con “Motorcycle Man”. A seguire la più recente “Thunderbolt” dall’omonimo album del 2018, ma è con “Wheels of Steel”, grazie ad un audio finalmente settato in maniera perfetta, che tutti possiamo accorgerci come quei riff granitici dai lontani anni ’80 sono ancora così dannatamente potenti ed attuali. Il brano viene anche impreziosito dal classico duetto tra Biff ed il pubblico, che risponde presente tra cori e battiti di mani. Potenza ed energia neanche a dirlo con un’altro grande classico: “Heavy Metal Thunder”. Dal 1994 arriva “Dogs of War”, perfettamente eseguita dal Paul e Doug alle chitarre con il suo chorus trascinante. “Denim and Leather” è uno spettacolo che arriva dritto al cuore e crea una risposta del pubblico totale e condivisa. Notevole ed emozionante anche “Broken Heroes”, che dal vivo acquista sempre una marcia in più, con Biff perfetto mattatore di un brano intenso e coinvolgente. Semplicemente pelle d’oca quando esplode tutta l’epicità di “Crusade”, sicuramente uno dei brani più amati, iconici ed importanti della band. E tutto il pubblico si unisce al cantante nei cori, per un momento decisamente emozionante. Si arriva velocemente verso la fine della setlist, che vede l’energica “They Played Rock and Roll” e poi un trittico di classici che arrivano dritti al cuore e che aprono ricordi ed emozioni indelebili. Parte come un fulmine “Power and the Glory, seguita a ruota da “747 (Strangers in the Night)” e dopo una brevissima pausa la conclusiva ed amatissima “Princess Of The Night”. Band in forma smagliante, scaletta molto vicina alla perfezione, intensità, emozioni, coinvolgimento. Cosa volere di più dai Saxon?

Ci siamo. Dopo una rapida mezz’ora per il cambio palco, o meglio per scoprire il grande palco degli headliner, arrivano le 21.30 e tutto il pubblico è in fermento. Sono tutti qui per i Judas Priest, e dopo aver vissuto a pieno un festival con grandi nomi storici, ottima musica ed esibizioni coinvolgenti, tutti vogliamo vedere Rob Halford e compagni. Il covid ci ha fatto aspettare, il covid ci ha tolto la possibilità di vedere anni prima questo imperdibile show. “50 Heavy Metal Years” che questa sera verranno finalmente celebrati come si deve. “The Priest are back”, e noi siamo pronti. Una scenografia imponente, con scalette, teli ed un mega schermo centrale che proietta varie immagini, ci introduce visivamente ad uno show, che dopo i classici intro parte a mille con “One Shot at Glory” ed il pubblico è semplicemente travolto dai riff e dalla potenza delle prime note della band. Rob e le sue movenze attirano gli occhi di tutti, e poco importa se la lunga barba bianca può farlo sembrare forse più vecchio, poiché rimarrà sempre il frontman per eccellenza. Da “Firepower” la band ci regala “Lightning Strike” mentre si torna sui grandi classici con “You’ve Got Another Thing Comin'”. I Judas Priest sono semplicemente in forma strepitosa, sezione ritmica devastante, con le chitarre di Richie ed Andy come lame taglienti e distruttive. I classici si alternano senza soluzione di continuità, ed ecco sparata a mille “Hell Patrol” ed una coinvolgente “Turbo Lover”. Pubblico scatenato ed in visibilio, ma non vi erano dubbi su questo. “A Touch Of Evil” è semplicemente trascinante, così come la bellissima “Victim Of Changes”. Rob è padrone incontrastato del palco e gioca spesso con i fan, oltre ovviamente a cambiarsi il soprabito numerose volte, come tradizione vuole. Il tempo sembra non passare e ci si trova già alla fine della prima parte con la fantastica “Diamonds & Rust” e ovviamente  l’acclamatissima “Painkiller”. Dopo una breve pausa, arrivano i pezzi da novanta, a partire dalla devastante “Eletric Eye”, che fa letteralmente scatenare tutto il Castello Scaligero. Come da tradizione, Rob sparisce per qualche istante per tornare in sella ad una motocicletta fiammante per “Hell Bent For Leather”. Un grande toro gonfiabile svetta per le ultime canzoni sul palco, l’immancabile “Breaking The Law”, inno metal intergenerazionale, cantato come da prassi più dal pubblico che dal frontman, per la gioia di ogni singolo spettatore in adorazione, ed un finale perfetto con le atmosfere gioiose e di libertà di “Living After Midnight”. Saluti, abbracci, sorrisi della band che si congeda dal pubblico italiano felice ed appagata dell’energia che ha donato, ma che ha allo stesso modo ricevuto. “The Priest are back”, ognuno di noi non può che confermarlo, con le gambe stanche ed il cuore felice.

Si chiude così la seconda giornata del Rock The Castle, un festival che nonostante le difficoltà legate ai rinvii, alla pandemia, all’incertezza e a tutti i problemi connessi a questi due anni orribili che abbiamo vissuto, ha saputo mantenere intatta quell’atmosfera familiare ed “europea” che lo rende sicuramente uno dei migliori festival in Italia. Location favolosa, organizzazione quasi perfetta: non si tratta “solo” di vedere un concerto, ma vivere le giornate, stare bene, divertirsi, e godersi tutto quanto possa offrire un’esperienza del genere. Un mix musicale che ha saputo accontentare ogni desiderio, incastonato in un’organizzazione al top ed un’atmosfera fantastica.

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