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The 69 Eyes – Drive [EP]

È tarda sera, le luci delle insegne al neon si riflettono sull’asfalto bagnato e una Corvette rossa con i finestrini oscurati sfreccia inarrestabile per le strade, infischiandosene dei semafori rossi e dei limiti di velocità. Questo perché all’interno dell’automobile, su trapunte di sangue e pelle umana, siedono i The 69 Eyes, sinonimo di quel goth’n’roll oscuro e piacione che essi stessi hanno contribuito a plasmare da “Wasting The Down” in poi. Dopo l’ultimo volo notturno effettuato su “The West End” (2019), il combo torna con l’EP “Drive”, quattro pezzi, di cui tre inediti, che poco di davvero significativo aggiungono a un sound consolidato e privo di sorprese, ma capace comunque di stregare con il suo mood allo stesso tempo uggioso e trascinante.

La band si accoda al revival degli anni ’80 oggi imperante nel mondo della musica e degli altri linguaggi artistici non soltanto attraverso un artwork da locandina cinematografica in stile “Stranger Things”, ma esibendo una title track altrettanto vintage, che prima abbozza una partenza à la “Welcome To The Jungle”, poi dà voce, nel prosieguo, al proprio Billy Idol interiore, con il timbro da Elvis delle catacombe di Jirky 69 sempre assiso sullo scranno del potere.

L’orecchiabile post-punk di “Call Me Snake”, omaggio al cult movie di John Carpenter “Escape From New York”, ci riporta alle atmosfere secche e taglienti di “Wrap Your Troubles In Dreams” (1997), quando i finlandesi bazzicavano i cimiteri in rovina della loro terra d’origine e non ancora le tombe nobiliari del resto d’Europa. In “California”, invece, i cinque rockeggiano rilassati a bordo piscina, velando appena di grigio i colori accesi della West Coast, mentre la resa live di “Two Horns Up”, pur senza la presenza di Dani Filth, riesce, tutto sommato, a restituire l’energia hard/sleaze della versione in studio.

“Drive” rappresenta il classico prodotto autoreferenziale e di mestiere che i The 69 Eyes confezionano con incedere ipnotico e danzereccio, buttando più di un occhio agli ormai inflazionati Eighties. La dentatura dei vampiri di Helsinki resta quasi completamente integra, anche se qualche fessura sospetta da airplay radiofonico si scorge inesorabile.

Tracklist

01. Drive
02. Call Me Snake
03. California
04. Two Horns Up (Live)

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