È proprio uno di quei casi in cui gli artisti e la loro musica si fanno fenomeno, un fenomeno culturale, sociale, capace di creare una rottura con tutto ciò che esisteva prima, un’esplosione talmente forte che è impossibile non guardare. 

Quando i Prodigy fecero il famoso salto nel 1996 con “Firestarter”, tutto il mondo poté conoscere l’estetica, il suono e il senso di qualcosa che fino a quel momento era stato solo underground ed espressione di una controcultura. O, perlomeno, gli ignari poterono avvicinarvisi.

Così, molti anni dopo, ci raduniamo nuovamente davanti a un palco che è ancora un campo di battaglia, uno spazio che accoglie una protesta necessaria anche oggi, stasera. La eleva, anche fisicamente, su un palco per porla sotto gli occhi di tutti. Il lascito di Keith Flint, che ha rappresentato il volto dei Prodigy, è in ogni brano, in ogni grido, nell’energia che Maxim sprigiona nell’occupare oggi l’intero palco, anche se fisicamente da solo al centro, ma con Liam Howlett saldo alle sue spalle, in una barricata di synth, pronti per questa guerriglia urbana big beat.

“Breathe” e “Omen” aprono furiosamente il set di questo show ospitato dall’Alcatraz di Milano, un parterre variegatissimo – non è una novità che i Prodigy raccolgano un pubblico a dir poco trasversale – ma che su questi inni si raccoglie in un’unica entità, saltando insieme a Maxim fino a perdere il fiato. 

Sono i brani di “The Fat Of The Land”, l’album che li ha consacrati e che ha compiuto 25 anni lo scorso anno, e “Music For The Jilted Generation” i lavori più celebrati e travolgenti questa sera. Tra le varie hit, “Voodoo People”, introdotta da Maxim che incita la sua “Milan People” davanti a lui e “Smack By Bitch Up”, ma assistiamo anche al debutto dal vivo di “Disrupt Ya Flow”.

Senza nessun dubbio, lo show tocca il suo massimo d’intensità con “Firestarter”, Maxim immobile sul fondo del palco e la sagoma di Keith che prende forma sullo sfondo, disegnato da un laser verde e l’inconfondibile profilo si staglia al centro della scenografia.

Lo show corre velocemente, e si chiude in un finale antemico fatto di “We Live Forever” e “Out Of Space”, alle quali diamo davvero le ultime energie di una serata che sconvolge gli animi.

Sconvolge, nel senso che mette sotto sopra, perché, questa sera, abbiamo passato il tempo ad ammirare la sovversione su un palco, assistendo a una magia, quella che è riuscita a mettere sotto i riflettori e al centro della scena qualcosa che normalmente viene taciuto, una cultura e un pensiero alternativi e fortemente necessari.

Setlist

​​Breathe
Omen
Wild Frontier
Light Up the Sky
Climbatize
Everybody in the Place
Disrupt Ya Flow
Voodoo People
Firestarter
Roadblox
Their Law
No Good (Start the Dance)
Get Your Fight On
Need Some1
Smack My Bitch Up

Encore:

Take Me to the Hospital
Invaders Must Die
We Live Forever
Out of Space

Comments are closed.