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Transatlantic – The Final Flight: Live At L’Olympia

La storia della musica è stata caratterizzata dai cosiddetti “supergruppi”, band i cui membri erano già musicisti di chiara fama e che, quindi, erano capaci di attirare l’attenzione mediatica. Molte superband hanno rappresentato fenomeni tanto entusiasmanti quanto passeggeri, altre hanno visto più cambi di line up che lavori in studio, mentre alcune (poche, a onor del vero) sono riuscite a sopravvivere fino ai giorni nostri: i Transatlantic rappresentano forse il più fulgido esempio di quest’ultima categoria.

Prima di addentrarci nella recensione, è necessario fare una piccola premessa.

La band formata da Neal Morse (Spock’s Beard e Flying Colors), Roine Stolt (The Flower Kings), Pete Trewavas (Marillion) e Mike Portnoy (ex Dream Theater) è salita agli onori delle cronache appena un anno fa, in occasione della pubblicazione di “The Absolute Universe“, il loro ultimo lavoro in studio. I musicisti avevano iniziato a lavorare all’album nel 2019 e, approfittando della pandemia, avevano composto materiale per ben due dischi e da qui iniziarono delle discussioni su quali pezzi sarebbero dovuti finire nel full lenght e quali, invece, avrebbero dovuto essere scartati. È risaputo che mettere tanti geni in una sola stanza possa creare urti e dissapori ma, in alcuni casi, è possibile che questi possano “incrociare i flussi” della creatività, tirando fuori il coniglio dal cilindro, ed è proprio quello che è accaduto in questa occasione.

Furono pubblicate due diverse versioni di The Absolute Universe: la prima, intitolata “The Breath of Life“, poteva contare su un singolo CD di 14 tracce; la seconda, “Forevermore“, era un doppio CD, con ben 18 tracce in dote. Elemento caratteristico di questa doppia release fu la constatazione che “The Breathe of Life” non era la versione ridotta di “Forevermore”, ma un vero e proprio disco a sé stante, con una tracklist diversa e pezzi arrangiati in maniera differente. A quanto ora detto dobbiamo aggiungere la pubblicazione di un blu-ray intitolato “The Ultimate Version“, che rappresentava una fusione dei due formati.

A memoria d’uomo, nessuna band ha mai pubblicato tre versioni così diverse dello stesso album, ma nessuno immaginava che ne fosse in arrivo una quarta.

Dopo la fine della pandemia, i Transatlantic si sono imbarcati nel tour di “The Absolute Universe”, decidendo di ricavare un live album dalla data conclusiva della tournée, che avrebbe avuto luogo a Parigi. “The Final Flight: Live At L’Olympia” è proprio l’ultima fatica della superband americana e, come vedremo, ne riesce a catturare appieno l’essenza.

La scaletta, come facilmente intuibile, attinge dalle tracklist delle due versioni di “The Absolute Universe”, fondendole insieme e ricavandone una nuova di zecca. Dopo una piccola intro, in cui i musicisti si presentano ad un pubblico già in visibilio, è “Overture” ad aprire le danze, seguita subito dopo da “Reaching For The Sky” e “Higher Than The Morning”. L’impressione che si ha è quella di band in un ottimo stato di forma, dimostrato dal fatto che la prima interazione col pubblico arriverà dopo quasi 50 minuti di set, in cui ogni canzone si ricollega a quella successiva.

La qualità della musica, inutile sottolinearlo, è superlativa. Le stupende tastiere di “Take Now My Soul” si agganciano alla perfezione con il riff di basso di “Bully” che manda in visibilio un pubblico che, in molti momenti, accompagnerà la band col calore della propria voce; se Trewavas è il solito metronomo, Portnoy si conferma un motore inesauribile, capace tanto di scandire le ritmiche del gruppo quanto di salire in cattedra con tutto il suo impeto, come avviene in “Rainbow Sky”.

“Looking For The Light” esalta le linee melodiche, consentendo anche al pubblico di cantare. Il brano trasuda prog rock settantiano da ogni nota, sfoggiando dei pregevolissimi intrecci chitarra/tastiera e vantando cambi ritmici e melodici che, però, non sconvolgono l’ascoltatore.

Come detto in precedenza, la prima pausa dello show arriva dopo poco meno di un’ora, con l’ex membro dei Dream Theater che si interfaccia col pubblico, parlando di quanto sia bello per la band essere tornata ad esibirsi dal vivo e, al contempo, quanto grande sia la tristezza per l’ultima tappa del tour. Il batterista americano annuncia che la serata è ancora lontana dalla sua conclusione, e che il pubblico deve tenersi pronto per una scaletta di ben tre ore.

“The Sun Comes Up Today” inaugura la seconda parte dello spettacolo, con un’armonizzazione vocale a cui segue una cavalcata di tutti gli strumenti. Il preludio di “Love Made A Way” viene bruscamente interrotto da “Owl Howl”, forse il brano più energico finora eseguito, mentre “Solitude” sfoggia una sezione di chitarra e tastiera estremamente evocativa, l’ideale per favorire la voce di Neal Morse.

“The Greatest Story Never Ends” e la ripresa di “Love Made A Way” segnano la fine della seconda parte della setlist, ma nessuno osa muoversi dal suo posto: tutti sanno che il gruppo ha promesso tre ore di musica e, quindi, il meglio deve ancora venire.

La terza parte dello show è basata su ciò che una band prog rock sa fare meglio: i medley. Il primo, della durata di quasi 35 minuti, riguarda “The WhirlWind”, il terzo disco dei Transatlantic, riarrangiato ed eseguito in una nuova e bellissima versione. Subito dopo una piccola introduzione strumentale di Roine Stolt e Neal Morse, è la volta di “We All Need Some Light” e del medley che, di fatto conclude la serata.

Cosa è possibile aggiungere ad uno show di questa portata? Ogni parola sembra superflua, data la qualità della musica ascolta e la velocità con cui le tre ore di scaletta sono letteralmente volate via; tuttavia, gli stessi musicisti non hanno potuto nascondere qualche dubbio sul futuro del gruppo. Nel corso dei vari interventi, Portnoy e soci hanno sottolineato quanto il concerto all’Olympia sia stato un evento unico e, forse, irripetibile. Inoltre, osservando quali sono i ritmi creativi della band, potrebbero volerci altri 6/7 anni prima di vedere un successore di “The Absolute Universe”, rendendo ancora più difficoltoso eseguire un set di questa durata.

Siamo quindi di fronte alla fine dei Transatlantic? Probabilmente no, ma le parole dei membri del gruppo potrebbero significare la fine di un’era, conclusasi con un combo ancora in stato di grazia. D’altra parte, cosa potrebbe mai essere realizzato di più grande di un disco uscito in ben quattro versioni? Onestamente non sappiamo darvi una risposta ma, da inguaribili romantici quali siamo, crediamo che i Transatlantic siano una grandissima storia e, parafrasando le loro stesse parole, si sa che le grandissime storie non si concludono mai veramente.

Tracklist

01. The Absolute Universe Intro
02. Overture
03. Reaching For The Sky
04. Higher Than The Morning
05. The Darkness In The Light
06. Take Now My Soul
07. Bully
08. Rainbow Sky
09. Looking For The Light
10. The World We Used To Know
11. MP Intro
12. The Sun Comes Up Today
13. Love Made A Way (Prelude)
14. Owl Howl
15. Solitude
16. Belong
17. Lonesome Rebel
18. Can You Feel It
19. Looking For The Light (Reprise)
20. The Greatest Story Never Ends
21. Love Made A Way
22. The Whirlwind Suite
23. NM & RS Intro
24. We All Need Some Light
25. The Final Medley

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