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Vomit Forth – Seething Malevolence

Stanno spuntando fuori al pari di funghi velenosi band che, realizzato un unico album, scompaiono nell’anonimato dal quale erano emerse, persino al di sotto dei radar dell’underground perché, probabilmente, formatesi a tavolino per volere altrui. L’ultimo esempio, a restare soltanto in casa Century Media Records, riguarda i non irreprensibili Sanguisugabogg, protagonisti lo scorso anno del poco convincente debutto “Tortured Whole”. A seguire la strada battuta dagli statunitensi – e con un monicker parimenti stomachevole – si presentano, ora, i connazionali Vomit Forth, anch’essi esordienti sulla medesima etichetta dopo un paio di EP autoprodotti e passati quasi del tutto inosservati. Il modo in cui siano riusciti a entrare immediatamente nella scuderia di una delle label di maggior peso in ambito estremo rimane un mistero, benché occorra evidenziare che i roster di etichette di settore (Comatose, Maggot Stomp, Unique Leader) vengono costantemente setacciati alla ricerca di promesse da svezzare. In ogni caso, questi quattro giovani del Connecticut dimostrano di possedere mezzi e credibilità per ritagliarsi un posticino nei cuori degli amanti delle sonorità al limite dell’umano sentire.

Seething Malevolence” costituisce il ceppo moderno di un virus antico, diffusosi nel maleodorante sottosuolo brutal degli anni ’90 e affiorato in superficie grazie all’assorbimento di schegge hardcore, grind, noise e di un’orecchiabilità che a tratti assume contorni sorprendenti. Un mix crudo e fondamentalmente vecchia scuola, condensato in appena ventinove minuti e assistito dalla produzione di uno che di cabina di regia se ne intende, quell’Arthur Rizk che abbiamo visto recentemente all’opera con i Kreator, ma già cesellatore del sound di Power Trip e Xibalba.

Borborigmi gutturali con spruzzate di pig squeal, riff spessi, breakdown apocalittici di marca deathcore, accenni slam ed electro, attraversano canzoni capaci di rivelare un discreto lavoro di scrittura, malgrado qualche volta si rischi, in termini di arrangiamento, di perdere il bandolo della matassa, considerate le tante influenze spesso collidenti tra loro (Brutal Truth, Exhumed, Dying Fetus, Internal Bleeding, Hatebreed, Pig Destroyer). Devastanti la title track, “Carnivorous Incantation”, “Predatory Saviour” e “Pious Killing Floor”, di routine, ma pesantissime, “Eucharist Intact”, “Tortured Sacrament”e “I Feel Nothing”, da rivedere, invece, episodi dalla scrittura meno coesa (“Pain Tolerance”, “Unrecognizable”, “Severely Wounded”), per una tracklist comunque godibile nel suo complesso.

Qualora si desideri una puzzolente boccata d’aria, i Vomit Forth e “Seething Malevolence” giungono alla bisogna, come il cacio rancido rigurgitato sui maccheroni. Futuribili, senza dubbio.

Tracklist

01. Intro
02. Eucharist Intact
03. Pain Tolerance
04. Tortured Sacrament
05. Unrecognizable
06. Seething Malevolence
07. Severely Wounded
08. Carnivorous Incantation
09. I Feel Nothing
10. Predatory Saviour
11. Pious Killing Floor

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