Le Strisce (Davide, Andrea, Raffaele, Enrico, Francesco)
Le Strisce, quintetto pop rock partenopeo, stanno tentando per la seconda volta di accedere al Festival di Saremo, in questo caso con l'inedito "Vieni a vivere a Napoli". I ragazzi sono in trasferta a Milano e resteranno chiusi un mese in studio per lavorare sul nuovo disco dopo il successo di "Torna Ricco e Famoso". Siamo stati invitati da EMI Music per partecipare ad una conferenza stampa agli Stripe Studio, tenuta durante una pausa dalle registrazioni: ecco a voi il resoconto integrale... buona lettura!
Articolo a cura di Simone Castelli - Pubblicata in data: 14/01/11

Ciao ragazzi, è un piacere ritrovarvi. Partiamo dal singolo: è stato pensato in funzione di Sanremo?


Non è stato pensato apposta, era già scritto ma è sempre attuale. Abbiamo pensato di rifinirlo e di presentarlo per il Festival. Speriamo di poterlo suonare all'Ariston.

Abbiamo tantissimi brani in cantiere, li avevamo già prima di entrare in studio. Lo sappiamo è strano che una band così giovane riesca a registrare due dischi in così poco tempo, ma siamo contentissimi della nostra major, Emi, che lavora un po' a vecchio stampo.


Dicevate dunque che la canzone esisteva già, si tratta di una serenata e di un amore incondizionato per la vostra città, Napoli? Possiamo definirla un "amiamo Napoli nonostante tutto"?


Si assolutamente. Noi vorremmo restare a Napoli, non vogliamo andarcene, vogliamo realizzarci nella nostra città. La canzone racchiude tutti i luoghi comuni che girano su Napoli, ormai sono anni che si sente parlare di spazzatura e rapine; il tutto riletto tutto in chiave ironica. Alcune cose sono vere altre meno o comunque enfatizzate, poi spesso sono cose dette da gente che a Napoli non c'è nemmeno mai stata. Un conto è sentirlo dal telegiornale, un altro è se a dirlo sono dei ragazzi di Napoli che comunque ci vivono e che la realtà la conoscono davvero.


Allora vi chiediamo... quanto c'è di vero di nelle notizie riportate dai telegiornali?


C'è anche del vero. Ti faccio un esempio: la spazzatura sembra quasi che i napoletani vadano a cercarsela quando invece è una situazione d'emergenza. Quindi alle volte fa brutto sentirsi dire certe cose dal telegiornale e in quella maniera. E' normale che ci siano dei problemi che devono essere affrontati. Comunque sia, il telegiornale è un circo della generalizzazione.


Quindi l'obiettivo di questa canzone è riscattare la vostra città o semplicemente dedicargli una serenata?


E' solo voglia di raccontare, di scrivere canzoni su cose che ci circondano ed ovviamente sulla città in cui viviamo tutti i giorni.


Quindi non c'è la voglia di far conoscere a chi non è napoletano la vostra città?


No, è la voglia di raccontare la città attraverso i nostri occhi. Poi è normale che ci sia la voglia di affascinare chi ascolta il disco... anche con le altre canzoni, non solo con questa.


E come mai, ragazzi che amano così tanto Napoli, si trovano a dover esprimere la loro arte a Milano oggi?


Viviamo Milano in maniera molto tranquilla, ormai siamo di casa.


Ci siamo abituati al clima (ridono ndr)


Ce la si fa, non è facile. Ci sono delle possibilità a Milano che naturalmente giù non ci sono, come non ci sono alcune figure lavorative. Prendi l'esempio di Luca (Mattioni ndr), il produttore. A Napoli il produttore musicale è una figura che praticamente non esiste. Se giù uno dice di essere produttore musicale o musicista viene spesso ricondotto al neo-melodico, quella fetta di musica napoletana che ha invaso il mercato del sud. Noi vogliamo portare la bandiera di Napoli, però anche far capire che esiste altro oltre la spazzatura e ai neo-melodici.


A Napoli spesso si tende a fare musica utilizzando il dialetto. Quindi è l'unico modo per uscire da Napoli.


Voi che idea vi siete fatti del festival di Sanremo?


Beh, anzitutto è una cosa bellissima incontrare Gianni (Morandi ndr) che è un pezzo di storia! E' uno di quei quattro personaggi che sono ancora vivi e produttivi sia musicalmente che in televisione, sono dei personaggi monumentali... come Celentano. Stringere la mano a quarant'anni di musica italiana fa un certo effetto. E' un personaggio iperattivo.


A Gianni è piaciuta la canzone?


Si, e ha già cominciato a canticchiarla.


Il Festival in generale è una cosa che ci è sempre piaciuta, arrivarci è una specie di sogno che si realizza. Stiamo parlando della manifestazione che in Italia riesce a darti la maggiore visibilità nel più breve tempo. E' un treno che deve essere preso al volo e sfruttato al massimo. Comunque lo riteniamo un punto di partenza.


Con tutte le critiche, le polemiche e coi problemi che saltano fuori di anno in anno... vi ci ritroverete in quell'ambiente?


Un po' fa parte del gioco. Noi siamo pronti, è una vetrina che ci può dare tanto. Siamo pronti a tutto.


E poi è un trampolino che ci può far fare il salto di qualità.


Siete emozionati?


Certamente...


"Domenica In" è in diretta... prima dell'Ariston avrete già una prima prova del fuoco, come siete messi da quel punto di vista?


E' la seconda volta che lo facciamo...


Fa piacere, è promozione, almeno quando arriveremo all'Ariston saremo un minimo conosciuti.


Poi aiuta a capire i tempi televisivi a cui non siamo abituati. Sono molto diversi da quelli dei concerti. Dobbiamo solo farci la mano.


Il vostro album si intitola "Torna ricco e famoso" che altro non è che una frase pronunciata dai vostri genitori. Davide in una nostra intervista ha dichiarato che loro non credono ancora alla vostra carriera musicale, forse realizzeranno la cosa solo quando vi vedranno a Sanremo... bene, stanno cominciado a crederci?


Si, stanno cominciando, talmente tanto che ormai ci stressano in una maniera pazzesca. Hanno imparato tutte le dinamiche sul televoto...


Si informano..."Ho visto quello, ho visto questo, ho letto quello..." cose che magari non sappiamo neanche noi.


E' la seconda volta che tentate di andare a Sanremo, due anni fa ci avete provato con "Valentina è pazza". Avreste preferito arrivarci allora o preferite presentare il nuovo brano?


No, questa è una canzone che fa parlare, quindi molto meglio questa.


E' il nostro modo di scrivere. Noi lasciamo alle canzoni la possibilità di essere interpretate e questa canzone si presta molto, non passerà inosservata. E' una canzone più in linea con il festival, è un pezzo più maturo, più sociale e personale.


Tornando a Luca, il produttore, è il secondo disco che fate con lui... vi siete trovati?


NO! (risate)


No... scherziamo, è una cosa fondamentale! Oggi ad esempio siamo stati multati di 4 euro per il ritardo. E' importante per il futuro della band che si crei un team. Si sta creando questo team, la produzione, i registi dei video, l'etichetta... si sta creando un clima che prima non c'era.


E' il Brian Eno de Le Strisce... il sesto membro del gruppo?


Non fino a quel punto ma è una persona importante con cui lavorare serenamente. Una persona che vede la musica come la vediamo noi.


Anche dal punto di vista umano sa come parlarti come relazionarsi con te. Capisce meglio i pezzi come intenzione... come tutto... che per noi è fondamentale. In passato avremmo voluto una situazione simile... e per fortuna l'abbiamo ottenuta.


Qualche anticipazione sul nuovo album?


E' troppo presto, siamo ancora in fase di gestazione. Stiamo lavorando su tutto, testi, arrangiamenti... tutto!


Rispetto all'album precedente la direzione è cambiata?


Lo scopriremo "Strada facendo"... come diceva il grande Claudio (Baglioni ndr)


Vi ispirate a qualcuno del passato?


Per quanto ci riguarda no. Anche perché l'unico a non aver mai cantato in dialetto napoletano forse è Bennato. E' difficile trovare cantanti napoletani che non abbiano cantato in dialetto. Anche Pino Daniele nei primi dischi cantava in dialetto.


Perché avete scelto di escludere il dialetto?


Non saprei, non ci è mai passato per la testa.


E' stato automatico. Ci troviamo più a nostro agio con l'italiano che col dialetto o con l'inglese.


Vi ispirate molto a gruppi inglesi e americani però avete detto che volete cantare solo in italiano. Non avete mai pensato di scrivere qualcosa in inglese?


E' già difficile scrivere in italiano con certe ritmiche e metriche così serrate, figuriamoci in inglese. Quindi ad oggi non ci è passato proprio per la testa di buttarci su un'altra lingua.


Gli italiani però sono molto esterofili...


Beh, però di quelli che hanno cantato in inglese non ce ne sono molti che hanno sfondato all'estero.


Col tuo modo di cantare, con metrica stretta come hai detto tu, non ha mai pensato di spostarti sull'elettronica o sul rap?


Ci piace molto l'argomento, magari nel prossimo disco riusciamo ad infilarci qualcosina.


Tornando al Festival, come mai la cover di Zucchero? Vi è stata proposta o l'avete scelta voi?


No, se n'è parlato... semplicemente.


Facciamo fatica ad immaginare Zucchero cantato con la tua voce!


Beh, non è fedelissima all'originale è stata riarrangiata. Ci è stata data carta bianca.


E' stato anche divertente riarrangiarla a nostra immagine e somiglianza.


Se doveste duettare con qualcuno, con chi vi piacerebbe farlo?


Da bambino ti direi Bod Dylan, Tom Waits.


Di quelli che esistono?


Mica ti ho detto Peter Pan (risate ndr)


Vabbè, un nome a caso: Gianni Morandi. O Celentano.


Da quanto tempo esistono le strisce?


Sette anni ad aprile... col nome Le Srisce sono 5... siamo sempre stati noi 5 e questa per ribadire il concetto di amici... persone con cui hai un ottimo feeling musicale.


Siete ancora studenti fuori corso?


Si.


Quando ho letto i vostri testi e l'ironia che ci mettete vi ho associato ai milanesi Elio e le Storie Tese, anche se loro sono più demenziali... anche loro sono fuori corso, ma di trent'anni... puntate anche voi a questo risultato?


No dai, due di noi sono laureati alla triennale, ad altri mancano pochi esami. Solo Davide si è ritirato. Meno male che oggi c'è la triennale...


Nessuno di voi ha fatto scuola di musica?


Io ho fatto quattro anni di conservatorio a Napoli (Raffaele, ndr) poi l'ho lasciato per studiare da privatista. Sempre batteria, è la cosa che ho sempre amato fare sin da piccolo.


Comunque abbiamo "studiacchiato" tutti quanti.


Suonate molto dal vivo?


Si, e più riusciremo a farlo, più aumenteranno le nostre quotazioni... e il festival ci aiuterà in questo!


Quando suonate vicino a Napoli, i concerti sono sempre sold out? La gente conosce le vostre canzoni?


A Napoli abbiamo uno zoccolo duro di fan, ai concerti ci sono sempre almeno 500 persone. Quindi c'è già un po' di pubblico che ci segue.


Diciamo che avete un po' di gente che vi sta votando...


(Risate, ndr)


Pensa che suo padre (Davide parla di Zoid ndr), ex infermiere, è andato a cercare tutti i suoi ex colleghi e mi è venuto a dire che è riuscito a far mandare 60 messaggi.


Siccome mio padre è il classico napoletano, finché non fai quello che dice... rompe le scatole a non finire. Se qualcuno gli diceva "Lo faccio dopo!" lui rispondeva "ma ci vuole un attimo, dammi il cellulare, lo faccio io"!


A proposito dell'atto di "rompere le scatole". Voi stessi avete dichiarato che prima ancora di cominciare a scrivere o a suonare avete iniziato subito con una campagna marketing virale e tra le altre cose a rompere le scatole anche via telefono a varie persone. Come va con le querelle?


(Risate, ndr) No dai erano telefonate scherzose!


Abbiamo rischiato!


Alcuni erano anche discografici, senza fare i nomi! Ad alcuni dicevamo "ti amo, richiamami" ad altri anche peggio.


Forse anche a Luca rompemmo le scatole?!?!?


No, solo alle persone importanti! (Risate, ndr)


Per ultima la domanda più frivola: tra Belen e la Canalis?


Tutte e due!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool