36 Crazyfists (Brock Lindow)
"Il tempo, che allevia le ferite senza mai curarle del tutto, e il trauma, malcelato dietro alle perdite, sono infatti i protagonisti dei pezzi e delle lyrics del disco, un prodotto quanto mai genuino, diretto e fatto veramente col cuore", la recensione dell'ultimo album dei 36 Crazyfists, Time And Trauma, non aveva alcun dubbio sull'autenticità musicale di questo nuovo lavoro. Ne abbiamo parlato con il cantante Brock Lindow. 
Articolo a cura di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 14/03/15

"Time and Trauma" è il nome del vostro nuovo lavoro. Qual è il significato di questo titolo?  

E’ un titolo che sicuramente abbraccia l’atto di perdere qualcosa, qualcuno.  E’ sicuramente anche un modo per gestire ed imparare ad accettare tale perdita.

Cosa potete dirci riguardo al nuovo video per il brano "Also Am I". Di cosa tratta il testo della canzone?

Beh, per quanto mi riguarda, è sicuramente una canzone che affronta un qualsivoglia credo religioso e soprattutto il potere della preghiera. Mette in discussione quello in cui credo sì ma è anche in sintonia con la mia personale idea di un potere superiore.

"Time and Trauma" riprende qualcosa simile ad un gioco di contrasti, un po’ come successe con il precedente "Collisions and Castaways”. E’ per caso una scelta o qualcosa di spontaneo?

No, in realtà è solo il mio modo di scrivere. Non ha nessun collegamento con il nome del precedente album.

Qual è la direzione musicale che volevate intraprendere con questo nuovo capitolo discografico? Fino a che punto è diverso dal precedente?

Volevo tornare ad un approccio molto più melodico, che è un po’ quello che era stato stabilito consciamente prima di iniziare le registrazioni dell’album. E’ molto diverso dal precedente lavoro; la novità di questo nuovo album è sicuramente quella di viaggiare per lidi diversi, quasi come un album “dark rock” ma soprattutto distante dal genere metalcore.

 

 

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Parliamo un po’ della scena musicale in quel di Portland, dove vivi con gli altri membri della band. Qual è il miglior consiglio che ti senti di dare ad una band sconosciuta al fine di ottenere un piccolo spazio per la propria musica?


Io vivo ad Anchorage, Alaska. Ma sì, gli altri ragazzi vivono ancora tutti a Portland.
Riguardo alle band? Beh, devono essere affamate. Deve esserci un fuoco, un fuoco che ti spinge a scrivere qualcosa di onesto senza per forza cercare di eliminare la concorrenza e quindi far parte di quel trend o genere musicale del momento. Lascia solo che tutto sia spontaneo

 

E’ il vostro primo lavoro con la nuova label, la Spinefarm Records. Vi siete trovati bene con questo importante cambio di etichetta?  

Sì, siamo tranquilli con le persone della Spinefarm Records.
Abbiamo lavorato bene e a lungo con loro per portare alla luce questo nostro nuovo lavoro.
           
Fin dal vostro debutto, avete suonato parecchie volte qui in Italia. Qual è il vostro miglior ricordo del nostro paese?  

La scorsa notte eravamo a Moncalieri ed è stato veramente fantastico.
Devo dire proprio delle gran belle persone. Siamo stati contenti di suonare per loro in quella notte.  

Che musica è possibile ascoltare nel tourbus dei 36 Crazyfists? Non siate timidi, anche cose imbarazzanti!

Ascoltiamo un po’ di tutto, in realtà. Soprattutto rock d’annata o qualche cantautorato, musica del genere insomma.

Questa è l’ultima domanda: lasciate se volete un messaggio ai vostri fan italiani ed ai nostri lettori..

Italia !!! Grazie mille per tutti questi anni in cui ci avete supportato.
Vi vogliamo bene. Gratzi! (semi-italiano, ndr)




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