Meganoidi (Luca Guercio)
In occasione dell'uscita di "Welcome In Disagio", Abbiamo raggiunto telefonicamente il chitarrista e trombettista dei Meganoidi Luca Guercio, il quale è stato molto disponibile e simpatico. Ci ha parlato del nuovo disco, dei talent show, ma anche del rapporto strettissimo coi fan, dell'esperienza in Giappone di qualche anno fa e di molto, molto altro ancora. Un vero e proprio fiume in piena. Buona lettura!
Articolo a cura di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 06/04/12

Ciao Luca, benvenuto su SpazioRock! Come prima cosa, vorrei complimentarmi per l'album: l'ho ascoltato e mi ha veramente sorpreso.


Si? Ti è piaciuto?


Si, molto. Non avevo particolari aspettative, ma mi ha fatto davvero una buona impressione sin dal primo ascolto.


Uh, che bello! Buono, buono... Grazie!


Appena mi hanno passato il vostro disco, sono rimasto colpito da due cose: prima di tutto il titolo, “Welcome In Disagio”, ed anche e soprattutto dall'artwork della copertina, con questo scimpanzé che si aggrappa all'albero che sembra quasi travolto dalle onde del mare, più che essere piazzato sul terreno…


Welcome In Disagio... già solamente il titolo è un ossimoro. Non si usa mai il “benvenuto” in qualcosa in cui non si sta bene, come la copertina: se tu guardi, è praticamente un albero morto, in mezzo al mare. Però se ci pensi un attimo ci sono tutte le foglie a spirale che in fondo, in qualche modo è la vita che arriva. È un modo come un altro per sfruttare... cioè benvenuti in un momento storico in cui si parla molto spesso di disagio, di crisi, di momento nero. Secondo me in qualche modo, umanamente, non tanto a livello sociale ma a livello proprio umano, interiore, incominciare ad affrontare il momento brutto come un momento di ripartenza, ti dà quello sprint... magari non serve a niente, però ti dà quello sprint per affrontare le cose. Quindi “Wlecome In Disagio” è ironico perchè a volte bisogna saper dare il benvenuto anche alle sfighe, tutto li, ahah! In realtà è pesante la cosa, però io vedo le persone che affrontano le cose un po' col sorriso, eh... gli va bene, ahahah!


La copertina: chi è stato a disegnarla?


La copertina è stata disegnata da Leonardo Gatti. Leonardo è bravissimo, ha fatto anche la copertina di “Al Posto Del Fuoco”, l'album precedente, ed oltre ad essere un artista fenomenale è un amico fenomenale. Lui è veneziano, ma noi in quanto genovesi abbiamo nel nostro DNA il lavorare con le persone che ci piacciono: tendiamo a trovare artisticamente un feeling, una connessione con persone che magari prima diventiamo molto amici e poi solo dopo scopriamo che c'è la possibilità di fare cose assieme. Leo è bravissimo. Tra l'altro la copertina è stata fatta quasi a quattro mani, nel senso che io ero il suo punto di riferimento costante e gli dicevo “la vedrei così”, “la vedrei cosà” e tutto il resto. Mi leggeva praticamente nel pensiero.


Per quanto riguarda il disco: il processo compositivo e le registrazioni come e dove si sono svolti?


Abbiamo registrato i provini solo strumentali intorno all'anno scorso, che eravamo ancora in tour con “Al Posto Del Fuoco”. Abbiamo iniziato a scrivere questi pezzi. Normalmente siamo o io, o Davide, il cantante, o Giacomo il bassista che arriviamo con dei riff, delle cose e cominciamo a costruire una piccola architettura di brano, e poi io e Davide, il cantante, ci mettiamo una volta abbozzati i pezzi in maniera abbastanza grossolana, ci mettiamo a scrivere i testi. Il tutto è avvenuto un po' al Green Fog studio, all'inizio, per scrivere i pezzi, poi siamo finiti in un'altra saletta, poi per scrivere i testi ci siamo trovati io, Davide e Bernardo, l'altro chitarrista, nella sua salettina, e poi, una volta che avevamo il succo quasi pronto, siamo arrivati al punto e abbiamo registrato al Green Fog studio che è lo studio di Mattia Cominotto, il nostro ex chitarrista.


Durante le fasi di registrazione, risentendo il lavoro completato, c'è qualche canzone che ti ha sorpreso, che magari durante le prove non pensavi potesse riuscire così bene?


meganoidi_intervista_2012_02Lo sai che quasi tutte mi hanno fatto questa impressione? Però considera che quando scrivi un pezzo, quando poi lo senti registrato bene ti sorprende. Io ti dico, ad esempio, che “Milioni Di Pezzi”, che tra l’altro sarà il primo singolo, e “Ghiaccio” sono i due brani che ascoltandoli dopo averli registrati mi hanno stupito. Non so come dirti... È come credere in qualcuno, che tu dici “Lo so che non sta combinando un cazzo, però secondo me tra poco combinerà qualcosa.”, ecco, coi pezzi a volte è così, tu li scrivi, ma magari sei chitarra e voce a casa, e ti dici “penso cosa può fare il basso, cosa può fare la voce, cosa può fare la tromba”, poi quando vai in studio dici “Ok, allora abbiamo visto giusto.”. Però questo effetto più o meno me l'hanno dato tutti i pezzi, rispetto al passato. In passato quello che mi convinceva molto in saletta mi convinceva molto anche poi registrato, invece a questo giro su alcuni pezzi mi sono ricreduto completamente.


Proprio rispetto al passato, rispetto in particolare ad “Al Posto Del Fuoco”, questo “Welcome In Disagio” mi è sembrato molto più equilibrato e molto più compatto, molto più organico...


Guarda, è assolutamente molto più omogeneo. È come se avessimo accorciato le distanze fra tutte le nostre sfaccettature. In “Al posto del fuoco” c'era ancora qualche ernia che usciva dai lati (risate generali, ndr), qualche fuori uscita. Invece “Welcome In Disagio” è molto più compatto: il pezzo  ironico vicino al pezzo più sentito, più emotivo, non stridono, perché siamo riusciti a trovare una formula per riavvicinare tutto. Non è che scopri proprio una formula, è proprio un processo di maturazione compositiva, ci vuole tempo. A scrivere e a suonare si impara sempre, fino ad un secondo prima di smettere di respirare, quindi spero che riusciremo a fare sempre meglio.


Mi hai levato le parole di bocca, perché volevo proprio aggiungere che mi sembra che abbiate trovato con questo disco la vostra dimensione ideale.


Ma perché comunque “Welcome In Disagio” è un disco dove respiri i 15 anni di storia dei Meganoidi. La respiri un pochettino, e senti che c'è l'aspetto un po' irriverente e ironico da una parte e poi c'è anche l'aspetto un po' più intimista, un po' più introspettivo. C'è quello un po' più diretto, c'è un po’ quello che ci giri un po' più intorno. Adesso stiamo preparando il tour che partirà il 7 aprile da Perugia, e secondo me la nostra futura scaletta sarà in qualche modo un “live-racconto”, perché comunque  partiamo dall'inizio fino alla fine. Suonando spieghiamo cos'è successo. In qualche modo stiamo chiudendo il cerchio, ed è una cosa che è già successa un pochettino con “Al Posto Del Fuoco”, dove finalmente abbiamo rivisto il vecchio pubblico ed il nuovo insieme. C'è stato un periodo dove c'è stata una spaccatura tra i nostri sostenitori: c'erano quelli attaccati ai nostri primi due dischi, e quelli che erano attaccati un po' più al momento un po' più “psichedelico” dei Meganoidi. Con “Al Posto Del Fuoco” è incominciato un processo di unione dei due fronti... Ahahah, parliamo un po' come se fossimo un libro di storia... e poi invece con “Welcome In Disagio” anche le prime persone che lo stanno ascoltando, e tu ne sei un esempio, ha capito questa cosa qua. Il fatto che gli amici a cui lo sto facendo ascoltare ed i giornalisti abbiano capito 'sta cosa, vuol dire che allora quel ci è venuto spontaneo credere di fare è arrivato.


Beh, immagino che sia un ottimo traguardo!


Buono, buono. Poi tra l'altro, lo saprai benissimo anche tu, in un mondo in cui è difficile far capire suonando, e scrivendo musica, chi sei... Perché comunque lo showbuisness  ti porta a scrivere ed impacchettare la tua musica per raggiungere dei risultati, cosa che per esempio noi abbiamo provato sulla nostra pelle... Non l'abbiamo mai fatto, ed infatti ne abbiamo subito le conseguenze, ahahah!


Ti riferisci al periodo in cui esplodeste mediacamente con “Supereroi” e “The King Of Ska”?


Ma questi sono nostri pezzi che tra l'altro facciamo tutt'ora dal vivo. È che noi abbiamo pagato sulla nostra pelle il fatto che non seguissimo queste regole, perché quando abbiamo scritto quei pezzi lì e poi sono usciti hanno avuto successo, poi dopo abbiamo scritto altre cose che le persone ormai per la tendenza a dover ascoltare tutto ciò che è ormai un po' etichettato e preconfezionato... Cioè, quando uno ti propone qualcosa di nuovo, lo guardi un po'... uhmm...


In maniera storta...


Si, esatto, e quindi noi abbiam pagato sulla nostra pelle il fatto che noi fossimo da questo punto di vista molto puri. Mi veniva da dire “Vabè, ma se mi viene di fare questo, facciamo questo, no?”. Poi l'abbiamo pagato sulla nostra pelle, perché giustamente gli altri dicevano “No, con questo disco qua belìn non combinerai un cazzo”, detto proprio chiaramente. Noi infatti abbiamo sudato, siamo andati in giro, abbiamo fatto tanti concerti, perchè comunque siamo una realtà live, e alla fine siamo riusciti a riprenderci le nostre soddisfazioni pur facendo delle scelte per alcuni coraggiose, per me invece sono semplicemente un processo di maturazione, non è niente di più.


Proprio riguardo i concerti, penso che il fatto di essere molto spesso in tour vi abbia permesso di consolidare una cerchia abbastanza ampia di fan abbastanza affezionati e fedeli a voi.


Guarda, il nostro pubblico è molto compatto, e spesso è arrivato il fatto che, oltre alla musica, siamo persone che alla fine del concerto ci si fa una birra, si fanno quattro chiacchiere, anche quando siamo a Roma, che magari ci sono quattromila paganti, cinquemila paganti, non ti dico che ci fermiamo a parlare con tutti, ma quasi. Io alla fine del concerto scendo sempre e chiedo anche alle prime file “Ti è piaciuto? Cosa c'era che non andava? C'era qualcosa che non andava?”, io lo chiedo sempre, perché comunque se noi siamo in quel momento lì sul palco è grazie a loro.


Quindi avete un rapporto molto diretto con i vostri fan.


Ma assolutamente! Ma io a buona parte da facebook faccio gli auguri il giorno del compleanno (risate generali, ndr), ci parlo! Cioè, io gli voglio proprio bene!


Ahahah, pensavo un rapporto diretto, ma non pensavo fino a questo punto! Ma è una buona cosa, eh, però è rara!


Ma si! Ma quel che sento dire spesso è “Ma Ragazzi, ma non credevo...”, e io “Ma perché, che cosa ti credevi?”, e “No, ma perché, sai, suonate e poi parlate”. E cosa devi fare, devi andare via? Magari c'è qualcuno che se ne va via con la limousine, io c'ho un Turbo Daily scassato, me ne rimango un po' qua! Ahahah, capito?


Mi interesserebbe sapere la tua opinione riguardo quegli artisti che escono dai talent show come X Factor o Amici, che sono una specie di scorciatoia che permette loro quasi di toccare con mano quello che dovrebbe essere il successo ed i riflettori, e poi spesso si ritrovano a fine stagione completamente smarriti.


meganoidi_intervista_2012_03La cosa che dovrebbero fare in realtà è quella di riportare la musica nelle orecchie della gente anche all'interno di canali come live, nelle piazze, nei club, nei superclub che stanno chiudendo in Italia, e questo è un dramma. Poi attenzione: ben venga tutto. Certo, ti dico la verità: io ho 35 anni ed ho avuto la fortuna e la sfiga di ritrovarmi a fare il musicista, ma a conoscere anche tutti gli aspetti della musica, dagli aspetti promozionali al doversi sbattersi con le tempistiche. C'è tutto un lavoro di management e di ufficio stampa, quindi conosco delle cose che magari un altro che esce da un talent non conosce, e magari è giusto che non le sappia e non le faccia, attenzione. Però fino ad un certo punto, perché è gente che magari grazie all'esposizione mediatica esce fuori e pensa di aver raggiunto qualcosa, in realtà non ha raggiunto nulla, perché la televisione quando si spegne, se non hai credibilità, non sei più nessuno. Non sei più nessuno! Ma non ti fanno suonare nemmeno a 100 euro in una birreria. Magari son capaci che ti danno 10 mila euro durante il talent show, ma se poi tu non ottieni dei risultati, tu non esisti più. Ci si dimentica prestissimo di tutto, è una società veloce. Se tu non ti crei una credibilità sul live… Ma poi basta vedere: ci sono un sacco di artisti di questi talent, poi vai su twitter e hanno diciotto milioni… no vabè, diciotto milioni no, però tipo 100 mila sostenitori, sono tutti dei fake, magari creati dagli uffici stampa o dai parenti. Non esistono, quindi ti vendono del fumo, e lo fanno anche artisti veri questa cosa! Fatti un giro su Twitter, ahahah, è allucinante! Noi su facebook abbiamo i nostri sostenitori, ma è gente che ci segue, che viene ai nostri concerti, e magari agli occhi di qualcuno vien da dire “però sono un po’ pochi, questo ce n’ha 45mila.”, però possono essere 45mila bufale. Un po’ è quello. Ti dico, per fare un discorso di maturità: io un tempo dicevo “Però sai, se fai credere…”, però questi sono discorsi che puoi fare quando hai 15 anni, 18 anni, ma dopo ti devi scontrare con la realtà, la gente da casa non scende, prende la macchina, parte e parcheggia per venire a sentirti, così. Quindi tu devi creare una credibilità, e la credibilità te la crei solamente faticando, quindi girando, andando magari in posti sottopagato, e suonare, sbatterti e facendoti un mazzo fuori dal comune, e son contento di faticare per ottenere una cosa che mi piace fondamentalmente. C’è gente che a questo mondo fatica per fare cose che gli fanno schifo… Sono molto saggio, sono la saggezza dei pensionati io! (risate generali, ndr)


È condivisibilissimo ciò che stai dicendo, assolutamente.


Tornando ai reality, perché poi sembra che io non risponda bene, ti dico la verità, mi è capitato di guardarli un pochettino, ma io li trovo tremendi. Trovo tremendo il fatto che sia costruito prima il personaggio che l’artista. Io trovo tremendo quello, il fatto che ci sia gente che parla dei propri fan, e non hanno dei fan. Credono che la gente, che li guarda da casa come se fossero semplicemente dei pesci dentro un acquario, sia gente che apprezza loro. In realtà apprezzano il programma, e non sanno spesso cosa fare e guardano loro. Non sono dei sostenitori della musica live, perché altrimenti significa che se esce un artista, e davanti alla televisione c’erano 15 milioni di spettatori, il giorno dopo quello li dovrebbe vendere 15 milioni di copie. Se ci pensi un attimo...


Praticamente si creano delle false aspettative.


Come hai detto te, sono false aspettative, giusto. Poi attenzione: c’è quello li che esce fuori perché magari ha quel qualcosa in più o perché magari ci hanno investito di più, perché comunque è un discorso di investimento, perché su alcuni artisti spendono X, su altri spendono Y. Alcune volte dicono “Quello li non ce l’ha fatta”, eh, si, però magari una major ha speso 50 mila euro perché li doveva spendere, ed invece sull’altro ci sono quelle tre, quattro persone che ci credono e vanno avanti e lo spingono. Tra l’altro lo sappiamo benissimo come funziona in Italia, ma come funziona poi in tutto il mondo: quando una cosa la pompi, la ripompi e la pompi, la gente poi, fessa, ci va dietro.


Ritornando invece alla tournè: mi hai detto che state finendo di stilare le date.


Esatto, la stiamo definendo adesso. Siamo all’Urban di Perugia, poi al Circolo Degli Artisti a Roma, poi al Rock Planet, siamo a Catania… Adesso ce ne sono già un pochettino che sono già sul sito meganoidi.com, sui vari Twitter e Facebook. Ne arriveranno delle altre. La nostra agenzia, Live Nation, ce le sta comunicando in questo periodo.


State pensando anche di fare una piccola tournè europea? Ve lo chiedo perché sto vedendo che negli ultimi anni dal gruppo più rinomato al gruppo più piccolo ed indipendente molti stanno intraprendendo questa via.


A noi piacerebbe questa cosa, cercheremo comunque di proporla e di pomparla, perché sarebbe comunque giusto creare una sorta di gemellaggio, facendo magari salire un gruppo qui e poi tu vai fuori e suoni con loro. Noi in passato siamo andati in tour in Giappone, ti parlo del 2004, avendo un’esperienza bellissima...


E com’è stato?


Ma è stato bellissimo! Già l’ospitalità è diversa: ci hanno aperto i concerti i Brackman, un gruppo punk-rock giapponese che vende tipo 5 milioni di copie ogni volta che esce un disco.Sono come i Negramaro qui da noi. Però li loro ci aprivano i concerti perché dicevano “Voi qui siete ospiti”. Hai capito?


Qui succede il contrario, se tutto va bene!


Ci aprivano i concerti... tra un po’ ci portavano le birre sul palco. Ed infatti è un altro popolo, ahah! Noi qua non appena hai 5 minuti a disposizione te la tiri come se avessi debellato la fame nel mondo! (risate generali, ndr) Ma sei apparso 5 minuti in TV! Ma ripigliati!


Più che un altro popolo, è un altro mondo! Uno dei gruppi di punta di quel Paese che vi fa… da gruppo spalla!


Da spalla! Si si, ci aprivano il concerto tranquillamente. Ci spiegavano: “Per dar maggior visibilità a voi, suoniamo prima noi, perché se suoniamo dopo, il gruppo precedente non se lo cagano.” Capito il concetto? Dicono: “Noi suoniamo, così siamo contenti, e poi noi scendiamo e vi ascoltiamo insieme a loro!” Perché sennò cosa succede, il primo gruppo si prende i sassi… ahah! Cosa che qui può succedere, ma li non sarebbe successo, perché c’era tutta gente tranquilla, tutti giapponesi che magari si bevevano 18 birre, poi uscivano fuori, chiamavano il taxi ed andavano a casa. Qui invece casino, sempre casino! È stato molto bello in Giappone!


Quindi possiamo dire che è stata una delle esperienze più belle che puoi ricordare in questi 15 anni!


Si, in questi 15 anni mi ricordo anche l’apertura che abbiamo fatto al Nice Jazz Festival di Nizza per Peter Gabriel. Abbiamo suonato su questo piccolo palco, che non era lo stesso palco, era un palco vicino… abbiamo suonato nel pomeriggio, bellissimo, con le famiglie francesi che venivano lì ed ascoltavano la musica punk rock, hardcore... Poi mi sono mangiato qualcosa ed mi sono ascoltato Peter Gabriel, che per me è uno dei capi. Anche perché diciamoci la verità: questa gente qua non so per quanto tempo la sentiremo ancora, perché tra un po’ inizierà a non fare più concerti. Che tra l’altro in quel periodo sono stato fortunato perché me lo son visto a Genova e poi a Nizza, lo stesso anno!


Doppietta!


Guarda, mi è andata di culo, probabilmente per trent’anni non riuscirò più a veder nessuno! (risate generali, ndr) Però molto bello. Poi altri momenti dei tour, in questi 15 anni, beh, ti dico la verità: son tutti momenti belli. Si prende, ti gira, si sale sul furgone, si sparano cazzate e si va a suonare. Alla fine ci si prende, si litiga, ci si incazza sulle cose, però alla fine si è sempre insieme, si fa sempre tutto. La band alla fine è la tua famiglia, è quella che magari ti ci scorni dalla mattina alla sera, però è quella che quando sei nella merda, sei con tutti insieme. Lo dico come se quasi fossi uno esterno: i Meganoidi sono un bel gruppone, un bel gruppone di amici. È capitato di andare a suonare in posti dove magari non ci pagavano, ma noi le persone dello staff le pagavamo lo stesso, cosa che magari si dà tanto per scontato, ma che non succedono sempre. Poi siamo un gruppo di amici, un gruppo di persone che ha piacere di lavorare assieme, che si siede tutti allo stesso tavolo a mangiare, e si parla e ci si ascolta tutti anche quando uno di noi a turno dice una belinata, che a Genova sarebbe la cazzata, perché sostengo sempre che ognuno di noi è lo stronzo di qualcuno, ahahah! Siamo ben rodati per quello.


Prima mi hai parlato di Peter Gabriel, che è una delle entità musicali più grandi in assoluto di sempre. Ti volevo chiedere invece qualcosa di diciamo diametralmente opposto: un gruppo che ancora è magari misconosciuto, o che comunque tu hai conosciuto e che vorresti avessero più successo?


Beh, per me dovrebbero riempire gli stadi i Porcupine Tree. Secondo me gli stadi dovrebbero essere riempiti da loro, in Italia ed in giro per il mondo. Io sono andati a sentirli a Pistoia l’anno scorso: un live eccezionale, bellissimo! Dischi bellissimi!


Mi hai sorpreso!


Perché?


Io li conosco, anche perché frequento gente che non c’è tanto con la testa (risate generali, ndr), però sono un po’ particolari. Non tutti li conoscono: quando ogni tanto spunta il loro nome, alcuni fanno facce strane, come per dire “Di cosa stai parlando?”. Un mio amico un paio d’anni fa è andato a vederli all’Atlantico a Roma, e mi ha detto che è stato bellissimo, e tu mi stai dando un’altra conferma!


Si, i Porcupine Tree dovrebbero riempire gli stadi, dovrebbero essere ospiti stranieri nei nostri programmi TV. Ma basta vedere il David Letterman Show: è andato Gavin Harrison, che è il batterista dei Porcupine Tree, a presentare il suo disco. Che lavorino è giusto, ma qua in Italia in alcune fasce orarie abbiamo ancora Mal che canta “Furia Cavallo Del West”! Ok che siamo un popolo d’anziani, ma un po’ di innovazione, perché così facciamo diventare vecchi anche i ventenni poi, eh! Ahahah, gli diamo la pensione celebrale anticipata, e quella economica non gliela daremo mai! (risate generali, ndr).


È stata veramente una delle interviste più piacevoli di questi due anni in cui sono a SpazioRock.


Ti ringrazio, anche a me ha fatto piacere! Ma tu di dove sei?


Io sono di Teramo, abruzzese.


Di Teramo.. tra l’altro ci sono nostri sostenitori… uno si chiama Fabrizio Paolucci, è di L’Aquila: il nostro disco uscì il 9 aprile del 2009, e lui con la casa sfasciata dal terremoto è andato a comprarsi il disco! Lui è proprio uno dei nostri fan storici, sfegatati, che viene ai nostri concerti. Magari se vuoi, loro vengono sicuramente al Circolo Degli Artisti a Roma, magari chiamami e ti do il loro contatto e vi organizzate, fate una macchinata.


meganoidi_intervista_2012_04

Anche perché di questi tempi conviene a priori organizzarsi in questa maniera..!


Io da buon genovese col prezzo della benzina di ora stamattina ho dato 20 euro alla mia macchina, con le lacrime agli occhi! (risate generali, ndr)


Ahahah, io sto prendendo la macchina sempre meno!


Eh, dobbiamo far qualcosa!


Si dovrebbe tornare al calesse coi cavalli (risate generali, ndr)!


Io adesso spesso e volentieri non ho preso il calesse coi cavalli (ride, ndr), però mi faccio delle gran passeggiate. Quando posso prendo il cane e scendo, se devo fare una commissione faccio anche tre chilometri a piedi, me ne sbatto insomma!


D’accordo Luca, l’intervista è finita. Grazie mille, e se vuoi dire un’ultima cosa ai fan e ai lettori di SpazioRock, fai pure!


Ai fan di Spaziorock e a quelli dei Meganoidi e comunque a tutti quelli che permettono alla musica di vivere ancora dico GRAZIE! Ahahah!




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