Aleph (Dave Battaglia, Manuel Togni)
Con gli Aleph non si scherza: l'oscurità infusa nella loro musica non ha niente a che vedere con i trend musicali odierni ed i revival gotici che hanno recentemente investito le più disparate sfere dell'espressione artistica. La band bergamasca sa il fatto suo e vuole imporsi all'attenzione del pubblico nostrano ed internazionale grazie ad una miscela di suoni curata, originale e soprattutto genuina. Ecco cosa ci hanno raccontato il chitarrista, nonché ex-cantante, Dave Battaglia ed il batterista Manuel Togni a proposito dell'ultimo album "Seven Steps Of Stone" e dei progetti futuri di questa piccola gloria nazionale.
Articolo a cura di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 28/05/09

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di SpazioRock. Gli Aleph nascono nel 1998 nella città di Bergamo, una delle tante località italiane a non vantare una folta e longeva tradizione metal. In quale clima va inserita la genesi del gruppo e cosa potete ricordare di questo periodo?

Dave: In realtà la scena bergamasca underground è sempre stata piuttosto viva, anche se stare in periferia non ha certo facilitato la diffusione dei nomi. All’epoca della formazione degli Aleph era piuttosto ricca, senz’altro meno omologata di quella odierna; il clima era più “easy”, gruppi al primo demo non cercavano di apparire per forza ultraprofessionali, c’erano meno tribute bands, una maggior ricerca di una strada propria…ed era fortissima la cultura della ricerca “viva” del disco. C’era più gente nei negozi ed ai concerti di quanta ora si rintani di fronte al pc. Ricordo la moda (fortissima, allora) del black metal, che ai tempi guardavamo con distacco... Quel periodo fu molto intenso e creativo. Una continua scoperta.

Il fatto di essere geograficamente ‘isolati’, rispetto a tante altre band che nascono in climi più fertile (penso ad esempio alla sempre più prospera scena rock/metal romana), ha forse contribuito a rendere più particolare la vostra proposta? Quali sono le influenze musicali che, dichiaratamente o inconsciamente, hanno plasmato la musica della band?

Dave: Se pensi che Milano dista solo poche decine di chilometri credo che sia fuorviante parlare di isolamento. Spunto interessante, ma credo che la particolarità dello stile dipenda principalmente da chi suona. Per quanto ci riguarda, insisto sulla nostra personale fame di musica nel senso di scoperta e sulla differenza tra il modo in cui della musica si fruiva fino a qualche anno fa e il modo in cui se ne fruisce oggi. In parte credo che i dati delle vendite dei dischi raccontino questo fenomeno. I nostri ascolti erano già particolari dieci anni fa e col tempo si sono poi arricchiti, ulteriormente variegati: Candlemass, King Diamond, Annihilator, Celtic Frost, Obituary, Slayer, Van der Graaf, Voivod, Morte Macabre, Malombra… e mi fermo qui.

L’universo che ruota attorno agli Aleph non mi sembra fatto soltanto di musica... Mi spiego meglio: nella recensione di “Seven Steps Of Stone” ho citato, come possibile riferimento extra-musicale, il nome del famoso scrittore statunitense Howard Philips Lovecraft. La componente horror e gotica, infatti, pare essere una parte principale della vostra arte. È vero?

Manuel: Sì, siamo sempre stati attratti dall'immaginario tetro ed orrorifico sia letterale (Lovercraft,Poe ecc.) che cinematografico (Carpenter, Dario Argento, Craven ecc.), con gli anni abbiamo raggiunto un grado di consapevolezza che ci ha portato a capire che quel tipo di tematiche si sposano perfettamente con la nostra proposta musicale.

Una curiosità: come vi rapportate con la letteratura? Avete forse degli autori preferiti?


Manuel: Guarda, come appunto ti dicevo, la letteratura è una delle nostre fonti di ispirazione, ma non sicuramente la principale, nel senso che troviamo molti più punti in comune con la cinematografia, mischiando poi il tutto con la nostra fantasia pensieri e viaggi introspettivi, che portano appunto a delineare l'attitudine che c'è nella musica e nelle tematiche.

 

 

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L’artwork del vostro ultimo disco è oscuro ed intrigante. Dove conducono, anche da un punto di vista metaforico, le misteriose scalinate raffigurate nella copertina di “Seven Steps Of Stone”?

Manuel: Il testo di quel brano non è opera mia, è un testo che ha scritto Lorenzo (il nostro chitarrista) e credo si tratti di una scalinata metaforica che porta verso il lato oscuro della nostra mente.

Dave: La cover si riferisce a “Chimera”. Il protagonista del brano raggiunge la cripta inseguita lungo tutto il testo e vi trova il lato oscuro dell’animo, la morte, alla fine di un percorso metaforico, interiore.

Molti gruppi fanno spesso sfoggio, attraverso i propri dischi, di misteriose dottrine spirituali o particolari filosofie, soprattutto all’interno di certi ambienti musicali, come possono essere quello dell’extreme metal, quello neofolk o quello della musica comunemente definita ‘dark’. Tuttavia, il confine tra l’esoterismo più autentico (quello che caratterizzava, ad esempio, le produzioni dark/prog italiane di qualche decennio fa) e la pacchianeria fine a sé stessa sta diventando sempre più labile, a causa di un pubblico sempre più interessato all’immagine piuttosto che alla sostanza ed alla furbizia di molti personaggi (anche nel mondo del cinema e dello spettacolo, basti pensare al recente revival della tematica vampirica) che hanno capito quanto l’oscurità più posticcia ed i cliché del mondo gotico riciclati in mille salse possano garantire successo e soldi facili. Voi ritenete di essere assimilabili a qualche corrente in particolare o preferite prenderne le distanze? Qual è, secondo voi, l’elemento capace rendere il messaggio di una band il più credibile possibile e quanto conta veramente tutto ciò che ruota intorno alla musica in sé?

Manuel: Ottima domanda, il problema è che come giustamente dici tu, oggi l'attitudine "dark" è diventata una moda, e la cosa mi fa incazzare non poco. Io credo che tutto ciò sia imputabile ad "artisti" come Him, Manson o i Cradle of  Filth, che hanno contribuito a fare in modo che un certo tipo di tematiche siano arrivate alle masse o quasi, ed è così che si vedono ragazzini che portano croci rovesciate, pentagoni, che si vestono di nero senza sapere minimamente cosa vogliano dire certe cose. Una volta chi, come noi, si occupava di certi argomenti (vedi Morbid Angel, King Diamond, Celtic Frost, Death SS e molti altri) sapeva molto bene di che cosa stava parlando, e non ci scherzava per nulla, non a caso questa era considerata musica di nicchia. Ora c'è solo una gran confusione e la gente, quando vede personaggi come quell'imbecille di Mr. Him, che ha addirittura inventato quella stronzata dell'Heartagram (no comment), pensa che si tratti di metal. Vorrei soltanto dire a quegli individui seguaci di ‘sta roba che farebbero meglio a non scherzare troppo con certe cose e che, forse, sarebbe meglio che andassero a ballare in discoteca e lasciassero queste tematiche a chi, veramente, vi è predisposto.
Quanto alla tua domanda, noi non ci sentiamo seguaci di nessun movimento, l'intimità di questo tipo di immaginario esclude una situazione di condivisione di massa, quindi prendiamo nettamente le distanze da tutto ciò che è pacchiano, di moda ecc. Casomai possiamo venire accostati a band come Celtic frost King Diamond, per il modo che abbiamo di porci di fronte a queste cose, anche se credo che poi ognuno le viva a proprio modo, ovviamente parlando sempre in termini di serietà.

Chi si occupa della stesura dei testi e quali sono gli argomenti affrontati dalle vostre liriche? C’è una canzone in particolare che vi piacerebbe approfondire in questa sede?

Dave: Negli anni i testi sono sempre stati curati da me e da Manuel. Lorenzo si è felicemente aggiunto a noi con la bellissima “Chimera”. Sul disco aleggia il tema degli opposti. Luce ed ombra; vita e morte; realtà rivelata e occulta; mondo esterno e mondo interiore, “infero”. Il testo di “Tidal Wave” racconta la discesa in questo mondo, fatto dagli impulsi nascosti del protagonista fino a culminare nella danza con la morte, generatrice d’ogni arte.

Passiamo alla musica. “Seven Steps Of Stone” rappresenta il degno follow-up di “In Tenebra”, il vostro album di debutto uscito nel 2006. Quali differenze intercorrono tra questi due lavori e quali sono, a vostro parere, i segni tangibili dell’evoluzione del vostro stile, se ve n’è stata una?

Dave: E’ un lavoro più compatto, più curato, che accentua il nostro lato più cupo e aggressivo. A differenza di “In Tenebra”, che nasce come demo, “Seven Steps Of Stone” è stato pensato dall’inizio come full length.

Per le registrazioni del disco vi siete trovati a lavorare in due studi differenti. Potreste parlarci di quest’esperienza?

Dave: Abbiamo scelto di sperimentare un nuovo approccio sonoro. Le prese dirette e naturali degli strumenti sono state sottoposte all’esperienza di Pelle Saether degli Underground Studios. Abbiamo imparato molto da un modo di lavorare diverso da quello a cui eravamo abituati in Italia.

Oggigiorno si fan un grande uso delle etichette stilistiche; ogni giorno sembra nascere un nuovo genere e la necessità di inquadrare sempre tutto sembra essere incontenibile. A fronte delle grande varietà di stili presente nel vostro sound (death metal, progressive, sonorità dark), ve la sentireste di descrivere la vostra proposta in simili termini?


Dave: Le etichette sono comode per chi deve scegliere quale musica ascoltare. Ci definiamo una Dark-Death Metal Band, e credo che, per come suoniamo oggi, il termine sia rappresentativo.

 

 

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Nella parte centrale del disco emerge la vena melodica degli Aleph ed i paragoni con gli ultimi Opeth sembrano sprecarsi. Non sarebbe nemmeno tanto inverosimile, a mio avviso, leggere tra le note di “An Autumn Colder Than Winter” un velato tributo alla band di Mikael Åkerfeldt… Cosa ne pensate?

Dave: Un arpeggio di chitarra e una voce pulita che si alternano a brani con vocals e suoni heavy non credo bastino a fare una canzone della band svedese. Le influenze più disparate di ognuno si mescolano e danno vita ai brani che puoi ascoltare su “Seven Steps Of Stone”. Più di una recensione ci accosta a Moonspell e Iced Earth, benché nessuno tra noi sia un loro estimatore…È possibile che sia noi che questi gruppi traiamo ispirazione da artisti simili, ma mi fermerei qui. In passato è stato scritto che la mia voce ricorderebbe quella di Burzum (!!!)…e via dicendo. In anni di musica abbiamo letto davvero di tutto e il contrario di tutto…e nei limiti del lecito, ci limitiamo a prenderne atto.

Recente è la notizia che vede l’ingresso di un nuovo cantante nella vostra line-up. Come mai Dave Battaglia ha deciso di dedicarsi solamente alla chitarra, lasciando al nuovo vocalist Paolo Distefano totale libertà dietro al microfono? Questo cambiamento coincide forse con la volontà di esplorare nuove strade in futuro?


Manuel: Purtroppo la vita di ogni giorno ci impedisce di poterci dedicare alla band come veramente vorremmo. Dave, per impegni di lavoro, non riusciva più a curare perfettamente  tutti gli aspetti che implicavano la sua posizione. Non facciamo musica semplice e non è facile essere frontman, cantante/chitarrista di una band impegnativa come la nostra, considerando che questo non è il nostro mestiere.
Non è stata una scelta facile né per lui né per noi, ma abbiamo concluso che sarebbe stato meglio tirargli via un po’ di lavoro e affidare il compito di frontman a un'altra persona, ovviamente anche con il suo benestare.

Dave: Già, dopo dieci anni e due dischi ho scelto di passare il testimone nelle mani di Paolo, un amico e soprattutto un vocalist all’altezza, con cui abbiamo già collaborato per le backing vocals di “The Fallen”.

“Seven Steps Of Stone” è uscito da qualche mese ormai. Quali sono state le reazioni di stampa e pubblico nei confronti del vostro ultimo album?

Dave: molto incoraggianti, direi! In genere chi ha ascoltato “Seven Steps Of Stone” ne ha subito respirato l’intento. E’ stata colta la maturazione del gruppo sia dal lato compositivo che da quello di arrangiamento ed esecuzione delle canzoni. Insomma, è piaciuto molto e in alcuni casi moltissimo!

Avere una label giudiziosa ed efficiente alle proprie spalle gioca un ruolo molto importante nella carriera di un gruppo. Vi ritenete soddisfatti, da questo punto di vista?

Finora sì, devo dire. Il lavoro di promozione e distribuzione è fondamentale al fine di poter sperare di fare nuovi passi nel territorio musicale, soprattutto per quanto riguarda il resto del continente. Molti buoni dischi sono morti proprio perché se ne è saputo poco e perché trovarli diventava quasi impossibile.

Avete intenzione di promuovere, attraverso concerti o festival, i vostri nuovi brani, nonché di ‘testare’ il vostro nuovo cantante? Ci sarà la possibilità di vedervi salire su qualche palco italiano o estero?

Dave: Con la nostra label stiamo valutando alcune opportunità, in Italia e all’estero…ma non aggiungo altro, per scaramanzia, dato che nulla è per ora certo.

Potete già anticiparci le vostre prossime mosse? Quali sono gli obbiettivi che, finora, ritenete di avere raggiunto e quali quelli prefissati per il futuro?

Abbiamo già idee per il nostro prossimo disco e presto nuove canzoni prenderanno forma e sinceramente non vediamo l’ora di vedere dove ci porterà la nostra strada. Siamo consci di avere raggiunto una forte credibilità sul piano nazionale e, credimi, è un discorso di ricerca e integrità musicale che portiamo avanti dagli inizi. I passi fatti finora ci hanno dato ragione. Da qui in poi vorremmo portare la nostra musica oltre il confine e confrontarci con altri fan.




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