Charlie Cunningham (Charlie Cunningham)
Lo scorso 7 giugno è uscito il secondo studio album del cantautore alt-folk inglese Charlie Cunningham, "Permanent Way": ne abbiamo parlato direttamente con l'artista, tra processo creativo, rapporto con la chitarra, la Spagna e molto altro.
Articolo a cura di Ludovica Iorio - Pubblicata in data: 26/06/19

Ciao Charlie! Benvenuto su SpazioRock.it. Il tuo nuovo lavoro, "Permanent Way" è finalmente uscito. Com'è stato il processo creativo?

 

Ciao, piacere! Allora, il primo disco è stato più semplice da realizzare, eravamo principalmente io e la mia chitarra. Questo invece è più elaborato, tra le altre cose risulta più strumentale: c'è voluto un po' di più di lavoro, ma alla fine è andato tutto bene, sono contento.

 

Questo è, come dicevi, il tuo secondo studio album. Hai già accennato alle differenze con il primo. Vorresti parlarcene più in dettaglio, anche a proposito dei punti in comune con quest'ultimo e con i 3 EP precedenti?

 

Nei primi 3 EP c'ero io che cercavo di scoprire quale tipo di musica stavo facendo. Era più un viaggio dentro me stesso. Man mano ho preso confidenza con tutte le cose che ruotano attorno all'uscita di un album (pre-shows e altro). Questa volta, dunque, ho sentito meno la pressione, mi sono sentito più rassicurato.



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Come hai raccontato recentemente, il tema principale è rappresentato dalle relazioni, di qualsiasi genere. Il titolo dell'album, "Permanent Way", significa che il modo in cui le connessioni interpersonali si realizzano e si mantengono è sempre lo stesso sin dalla notte dei tempi? Qual è la tua opinione in merito?

 

Non mi piace dare interpretazioni sul titolo dell'album, ma sicuramente il tema principale è rappresentato dalle persone e dalle loro relazioni e interazioni con gli altri, che siano esse belle o meno belle. È più interessante e genuino che ognuno vi si soffermi e guardi alle proprie esperienze personali, secondo me.

 

Quindi generalmente lasci l'interpretazione dei tuoi testi all'ascoltatore, giusto?

 

Esattamente, non mi piace essere troppo esplicito: cerco di lasciare un po' di ambiguità in ciò che scrivo. Le persone stabiliranno le loro connessioni con le canzoni, in una maniera più personale.

 

Prima dell'album hai pubblicato la title track, "Don't Go Far", "Bite" e "Sink In". La caratteristica di queste canzoni, come della tua musica in generale, è sicuramente l'arpeggio sulla chitarra classica. A proposito di relazioni, qual è il tuo rapporto con questo strumento? È cambiato nel corso degli anni?

 

Sì, credo che il mio rapporto con la chitarra sia cambiato molto nel corso degli anni. Ho ricevuto la mia prima chitarra acustica, all'età di circa 12 anni, poi mi sono interessato alla chitarra elettrica durante l'adolescenza. Mi piaceva suonare di tutto, erano i tempi in cui MTV Unplugged trasmetteva Eric Clapton e me ne innamorai. I Radiohead sono stati un'altra influenza per me, ad esempio. In realtà non ho imparato a suonare la chitarra nella maniera classica. In Spagna ho imparato a suonare le parti strumentali che accompagnano il flamenco, ed è ciò che davvero mi ha fatto evolvere da un punto di vista musicale: ho portato a casa tante nuove tecniche, soprattutto la dinamicità. Tutto ciò si vede bene in quest'ultimo album: non c'è più solamente la chitarra, ma questa interagisce con altri strumenti, così che la musica che ne deriva risulta più arricchita.

 

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Hai vissuto in Spagna per parecchio tempo, e ciò risuona nella tua musica. Qual è il tuo più bel ricordo legato a questo Paese?

 

Penso che il più bel ricordo legato al vivere in Spagna sia il flamenco nella sua purezza: non mi scorderò facilmente l'energia che sprigiona questa forma d'arte! E poi il cibo [ride, ndr]... Ma principalmente il flamenco.

 

Stai per partire per un tour mondiale. Sei emozionato? Quali sono le tue aspettative?



Sono molto emozionato! Ho fatto qualche concerto quest'anno, ma sono stato un anno solamente a scrivere, suonare e registrare nello stesso posto e menomale, perchè precedentemente avevo girato davvero tanto. Ma adesso non vedo l'ora di interagire con il pubblico e vedere come le nuove canzoni rendono dal vivo.

 

Questa era l'ultima domanda. Vuoi lasciare un messaggio conclusivo ai lettori di questa intervista?

 

Vorrei davvero tornare in Italia! Ho fatto un paio di spettacoli qualche anno fa, ma non uno propriamente mio. Se riuscissi a venire, lo annuncerò ufficialmente, quindi restate sintonizzati!

 

Speriamo allora di riaverti qui in Italia. Grazie per il tuo tempo!

 

Sarebbe meraviglioso. Grazie mille, ciao! [ndr, in italiano]

 




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