Doro (Doro Pesch)

La Regina del metal Doro è tornata con un doppio album, "Forever Warriors, Forever United", una celebrazione del metal e un tributo al suo caro amico Lemmy.

Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 19/08/18

Ciao Doro, è un vero onore incontrarti e riaverti su SpazioRock.it. Siamo nel pieno della pubblicazione del tuo nuovo e densissimo lavoro "Forever Warriors, Forever United", come stai, come sta andando?

 

Grazie a voi, è un piacere anche per me! Pensavo che una volta finito di registrare il disco avrei avuto un po' di pausa, dopo aver passato 24 ore su 24 a lavorarci avevo proprio voglia di riposarmi un po', invece il tour promozionale è iniziato esattamente il giorno dopo. Negli ultimi 10 anni non mi sono mai fermata, tra concerti, festival, album, DVD. Sono molto felice di questo album e che sia andato tutto bene. Le prime reazioni sono state ottime, già da "All For Metal". Durante le registrazioni è andato tutto liscio, il che è già un ottimo segno, non c'è stato nessun tipo di problema. Stavamo lavorando su circa 35 brani, e mi sono detta "Oh no, adesso dobbiamo tagliarne alcuni per arrivare a 10 o 12", poi ho chiamato l'etichetta e ho espresso il mio desiderio di farlo diventare un doppio album. Circa tre mesi fa ho ricevuto l'ok, quindi ho potuto tenere tutte le mie canzoni preferite, anche quelle che normalmente non sarebbero potute finire su un album per questioni di spazio, come le bonus track, che in questo caso sono sei e ognuna è speciale per me. Per esempio "Bring My Hero Back Home Again" è la title track di un nuovo film, "Anuk III - The Dark Flood". Ho lavorato su tre film con questo ragazzo, Luke Gasser, abbiamo scritto la colonna sonora insieme e ho anche recitato nel ruolo di una piccola guerriera. Il primo uscì nel 2007, "Anuk - The Path Of The Warrior". Sono appena stata alla première in Svizzera, e durante l'aftershow molte persone sono venute da me chiedendomi che brano fosse quella che cantavo nella colonna sonora. Mi ha colpito molto il fatto che avessero apprezzato così tanto "Bring My Hero Back Home Again", mi hanno chiesto dove trovarla. Così ho parlato con Luke e abbiamo deciso di inserire anche questa nel mio album, ed è stata l'ultima ad essere messa in "Forever Warriors, Forever United". Ci sono tantissimi anthem, pezzi melodici... sono molto contenta del risultato finale e spero che stia piacendo ai fan.

 

Quando hai iniziato a lavorarci? Quanto tempo ci è voluto e quando hai capito che sarebbe diventato un doppio album?

 

Non è mai stato in programma. L'ultima nostra produzione è stata "Strong And Proud", 2 DVD e un live album che ci hanno impegnati per due anni e mezzo. Siamo stati in tour e ho iniziato a scrivere qualche brano. Poi c'è stata la morte di Lemmy, che è stato qualcosa di devastante. Prima tutti avevano la sensazione che sarebbe vissuto per sempre, che sarebbe stato bene. Lui era il mio migliore amico nell'ambito musicale. La sua morte mi ha davvero colpita, ero profondamente triste. Andai al suo funerale, e mentre ero in aereo mi venne l'ispirazione per "Living Life To The Fullest", ovviamente è dedicata a Lemmy, come tutto il disco, c'è anche scritto sul booklet. Ho voluto registrare questo brano immediatamente dopo il funerale, ho parlato subito con Andreas. Ho sentito questa urgenza dentro di me, ho iniziato a pensare che non possiamo sapere cosa ci succederà domani; l'ho incisa in un altro studio, il testo mi piaceva tantissimo, e Lemmy scriveva delle liriche stupende, non potevo fare altro se non registrarla subito. Ad un certo punto mi sono ritrovata con 35 brani, quasi 40, non ero in grado di scegliere quali eliminare perchè li amavo tutti, e così ho contattato la Nuclear Blast e ci siamo messi a lavorare giorno e notte su tutti quei pezzi per farli uscire al meglio, non abbiamo fatto altro per mesi, fino all'ultimo secondo che avevamo a disposizione. L'ultimo brano che abbiamo registrato è stato "Caruso". Abbiamo suonato a Brescia l'anno scorso ed è stato meraviglioso, stavo malissimo, ero ammalata, ma non me ne rendevo neanche conto perchè il pubblico era incredibile, emanava una grandissima energia. Quindi ho pensato di realizzare una canzone in italiano, perchè molti fan mi hanno fatto notare di aver fatto versioni in spagnolo, in portoghese, ma mai in italiano. Ho sentito "Caruso" per la prima volta in un ristorante e l'ho amata, poi l'ho sentita un'altra volta per caso in un altro ristorante e molti mesi dopo, quasi un anno dopo, l'ho sentita per l'ennesima volta, quindi ho scelto di registrarla, ho pensato fosse un segno. È una canzone bellissima, ha una melodia che mi commuove.

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Il primo singolo estratto dall'album "All For Metal" è qualcosa di epico e vanta una serie di guest d'eccezione. L'hai definito un vero e proprio inno. Cosa significa questo brano per te?

 

È una delle ultime canzoni che sono state scritte. Avevo questa melodia in mente che era davvero bella e orecchiabile, continuavo a cantarla. Poi ho avuto la possibilità di salire sul palco con gli Amon Amarth un paio di volte come ospite a Wacken e al Summer Breeze, ho cantato con loro "The Dream That Cannot Be", stavano registrando un DVD. Di solito quando suono a Wacken con la mia band sono sempre molto concentrata e nervosa, ma questa volta ero molto rilassata, avevo tempo di andare un po' in giro. Così ho fatto sentire la canzone a un po' di persone e ho chiesto loro se volessero cantarla. La prima persona a cui l'ho chiesto era Jeff Waters ed era davvero entusiasta. La seconda persona a cui l'ho chiesto era Johan degli Amon Amarth e anche lui ha accettato subito. Le reazioni alla canzone sono state tutte fantastiche e questo non può fare che un grande piacere. Gli ospiti sono diventati sempre di più, abbiamo deciso di fare un video ed era ovvio che sarebbe diventato il primo singolo. Ci abbiamo messo dei frammenti di Wacken, della gente nel fango. A Natale abbiamo tenuto una riunione del fanclub e tutti mi hanno chiesto di quella canzone. È proprio un inno metal, che anche quando sei completamente sbronzo riesci a cantarla a squarciagola.

 

Qual è stato il tuo ruolo nel processo compositivo? Hai lavorato con tantissimi ospiti, come hai gestito le esigenze di tutti?

 

Allora, nel caso "If I Can't Have You No One Will" per esempio, si tratta di una produzione di tre persone: io, Tommy e Johan. Alcuni brani li ho scritti insieme alla band, altri ancora con il mio chitarrista e produttore dell'album "Triumph And Agony" Joey Balin. Gli ho dato un paio di idee e come sempre escono dei grandi pezzi, c'è una grande chimica tra di noi. Ho composto molto anche con Andreas Bruhn. È molto sensibile e aperto alle mie idee, ho detto a lui per la prima volta che volevo che l'album fosse dedicato a Lemmy. A volte lo senti proprio, di cosa ha bisogno la canzone, che direzione dovrebbe prendere, chi la deve mixare. La cosa migliore è quando ti viene l'ispirazione sia per i testi che per la parte musicale. Mi succede molto spesso di avere delle idee incredibili quando sto per addormentarmi, quindi mi devo alzare di corsa e cercare di scrivere tutto quello che ho in testa per non perderlo. A volte si dice che se al mattino dopo non ti ricordi quella cosa, vuol dire che non era un'idea così buona, ma io non ci credo, non è mai la stessa cosa. La magia del momento è qualcosa da cogliere al volo, il momento successivo sarà già diverso.

 

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Non possiamo parlare di questo disco senza parlare di Lemmy. In che modo l'album è intriso di questa figura? Qual è la cosa più importante che ti ha lasciato?

 

Lemmy è una parte enorme di questo disco. È sempre stata una grande fonte di ispirazione per me, e nel tempo è diventato il mio migliore amico nel mondo musicale. Lui e Dio erano i miei migliori amici. Lemmy è amato da tantissime persone ed è una cosa bellissima. Ho avuto la fortuna di lavorare in studio e di andare in tour con lui. Aveva una grande anima, scriveva dei testi meravigliosi, era uno spirito libero e lo ammiravo tantissimo. La sua morte è stata come un campanello d'allarme per me. Ho capito che non bisogna rimandare le cose, che non puoi pianificare cosa farai tra due anni o domani, devi fare le cose al momento. Quando morì, scrissi per lui "Living Life To The Fullest". Questa cosa mi ha dato davvero una scossa, mi ha dato la spinta per mettere insieme questo disco e per scrivere nuova musica. Anche quando siamo in tour può succedere di tutto, alluvioni, tempeste di neve, e pensi se riuscirai a sopravvivere. Ho iniziato a sentire questa sorta di fretta. Da un lato avevo davvero il cuore spezzato, ma dall'altra questo evento mi ha dato una grande energia. Lui è stato il mio angelo. Nel 2000, mio padre era molto malato e morì. Il giorno dopo Lemmy mi chiamò e mi disse "Doro, facciamo qualcosa insieme", eravamo sotto la stessa etichetta. Gli avevo scritto una lettera mesi prima e non mi aspettavo di ricevere una risposta perchè l'avevo consegnata direttamente al suo management. E gli risposi che non potevo, che mio padre era appena morto, ma lui mi disse "Vieni a Los Angeles". Sapeva che stavo soffrendo molto, non sapevo come continuare a vivere. All'inizio il piano era di rimanere qualche giorno, alla fine sono diventate tre settimane in cui siamo stati tantissimo in studio. Mi ricordo che eravamo in macchina insieme e metteva su i suoi CD preferiti, e appoggiava i piedi con gli stivali bianchi sul cruscotto. E mi diceva "Doro, continua a guidare", e io "Dove vado?", lui "Non importa, guida e basta". È stato incredibile, non lo dimenticherò mai. È stato un angelo per me, mi ha dato la forza e la speranza che mi servivano per andare avanti. Mi diceva "Devi andare avanti, tuo padre ne sarebbe molto orgoglioso". Se non fosse stato per Lemmy non so come ne sarei uscita. Era bellissimo parlare con lui, aveva una grande sensibilità, una grande intelligenza e un grande senso dell'umorismo inglese. Mi faceva ridere tantissimo. Lemmy ha significato tantissimo per me, il disco è dedicato a Lemmy Kilmister, gli volevo rendere omaggio in qualche modo. Anche il fatto di aver incluso "Lost In The Ozone" significa molto per me, è uno dei suoi testi più belli e forse uno dei più tristi, per quanto mi riguarda. Alla fine c'è un verso che dice "I turned my face to God/But his face was turned away" (canta NdR). Ogni volta che sento quelle parole mi emoziono. Penso che sia positivo che le persone si sentano così ogni tanto, tutti a volte si sentono soli, abbandonati, anche persone come Lemmy. È stato il primo che ho conosciuto nell''83, '84. Non sapevo l'inglese, ma non importava, bevevamo e fumavamo, ci incontravamo ai festival, andavamo in tour insieme. La nostra amicizia ha continuato a diventare sempre più profonda. Penso che questo vuoto non potrà mai essere riempito. Lemmy e Dio, abbiamo perso le due persone più importanti nel mondo del metal. Dobbiamo mantenere vivo questo mondo per i giovani metallari che non hanno avuto la possibilità di vederli dal vivo.




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