Winterage (Gabriele Boschi)
Piccoli musicisti crescono! Dettagli anagrafici a parte, già forti di un bagaglio tecnico di notevole livello, i Winterage sono una piacevole sorpresa nel troppo spesso asfittico panorama power metal. Gabriele Boschi, violinista e portavoce della band ligure, ci ha accompagnato in una lunga chiacchierata, permettendoci di dare un'occhiata approfondita all'universo che ruota attorno alla band ed al loro album di debutto "The Harmonic Passage".
Articolo a cura di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 13/06/15

Ciao Gabriele, benvenuto su SpazioRock. È la prima volta che siete nostri ospiti, quindi direi di iniziare presentando i Winterage: chi siete, la vostra formazione in campo musicale e come è nata questa band...

 

Ciao! I Winterage sono una power metal band di Genova, fondata nel 2008 quando avevamo appena 16 anni, ispirati da bands come Turisas, Haggard e Rhapsody, e dal loro utilizzo del violino e di altri strumenti  classici. Dopo qualche anno di gavetta abbiamo registrato un EP strumentale di 6 tracce, in cui il violino sostituiva la voce. Successivamente abbiamo completato la formazione con un cantante nella line-up, raggiungendo così l'assetto finale: voce, violino, tastiere, chitarra, basso e batteria. Nel frattempo siamo cresciuti, abbiamo tenuto un po' di concerti e scritto nuovi pezzi più maturi. Nel 2014 ne abbiamo selezionati 13 da inserire nel nostro primo disco full-lenght: "The Harmonic Passage", uscito nel Febbraio 2015. 

 

Power metal sinfonico, musica classica, folk. La proposta musicale dei Winterage sembra spaziare in lungo e in largo. Come nasce il vostro stile?

 

Dalle passioni musicali dei 3 compositori principali della band, diverse ma condivise ed unite dal sound del power metal.

 

Avendo io ricevuto una formazione classica, ed essendo principalmente un violinista classico, mi lascio ispirare dai compositori del passato che più apprezzo e al contempo cerco di inserire all'interno del songwriting sonorità ed arrangiamenti derivanti dal repertorio sinfonico ed operistico.

 

Dario, il tastierista, ha invece scoperto una grande passione per la musica tradizionale irlandese e anch'egli inserisce queste sonorità folkloristiche all'interno delle canzoni, registrando lui stesso strumenti originali derivanti da quella tradizione: whistles e uilleann pipes.

 

Infine il terzo compositore della band è il chitarrista Riccardo, powerone di prima categoria e fucina infinita di riff e assoli: la sua chitarra aggiunge la giusta e necessaria dose di power/prog, fondendola alla perfezione con le altre sonorità. Come già detto, tutti noi abbiamo ispirazioni diverse, c'è da dire però che siamo in totale armonia compositiva, apprezzando molto reciprocamente tutti gli stili che vengono proposti ed essendo un po' appassionati dei generi preferiti da ognuno.

 

Ascoltando sia l'EP che il vostro primo full-length è impossibile non notare l'ampio spazio di cui gode il tuo strumento, ovvero il violino. Come è nata l'idea di metterlo in primo piano accanto alle chitarre?

 

Come accennavo, il progetto iniziale prevedeva già un ampio uso del violino, addirittura a sostituire la voce. Questa idea sembra essere piaciuta al pubblico dato che l'EP, nonostante fosse piuttosto acerbo e grezzo, è stato molto apprezzato dalla critica e dai fan. Quindi abbiamo preferito mantenere un certo ruolo di spicco al mio strumento anche nel disco full-lenght, ovviamente ben bilanciandolo con la voce: alla fine il violino risulta essere la nostra caratteristica principale.

 

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Se dovessi indicare quali sono i punti di forza (oltre all'uso del violino) che riescono a differenziare i Winterage dal resto dell'offerta relativa al vostro ambito musicale, cosa segnaleresti?

 

Beh assolutamente l'utilizzo di una vera orchestra sinfonica e di un coro lirico, un aspetto per lo meno inusuale per il debut album di una band la cui età media è di 23 anni (ride, ndr).

 

È stato un grande lavoro arrangiare le canzoni per un'intera orchestra, ma siamo contenti di aver fatto tutto da soli, scrivendo noi stessi dalla prima all'ultima nota, senza il bisogno di avvalerci di arrangiatori professionisti (come ad esempio fanno bands più affermate come i Nightwish). Altri punti a nostro favore possono essere la varietà di stili, di armonie e di sonorità che vengono presentate nelle canzoni. Ogni pezzo è il frutto di molto lavoro in fase di songwriting: molte idee che non funzionano vengono scartate e sostituite da altre che a nostro parere sono vincenti. Alla fine della fiera, la musica è armonia, non usarla sarebbe limitante! Speriamo di aver colpito il centro presentando il nostro meglio.

 

Passiamo direttamente a parlare di "The Harmonic Passage", il vostro primo, vero album. Un "passaggio" sia concettuale (il portale presente sulla copertina che dà accesso ad un mondo fantasy) che evolutivo (la vostra crescita personale, con l'arrivo di un cantante in pianta stabile e l'utilizzo di una vera orchestra sinfonica). Decisamente un importante passo avanti rispetto al vostro EP. Come sono nati e come avete lavorato sui brani presenti sull'album?

 

La cosa divertente di questo disco è che contiene canzoni scritte 4 anni fa e altre scritte un mese prima di entrare in studio (ride, dnr). Abbiamo riarrangiato i pezzi più "vecchi" in modo che suonassero al livello di quelli nuovi, nati già con una logica e una direzione più strutturata. Inizialmente abbiamo scritto le parti principali: melodie, strofe, assoli, ritornelli e soprattutto le strutture delle canzoni (che spesso e volentieri sono state riviste più volte), per poi iniziare la fase dell'arrangiamento, il quale trasformava le idee in note e spartiti, che poi i musicisti collaboratori avrebbero registrato qualche mese dopo. Le parti orchestrali e corali sono state scritte dal sottoscritto, lavoro bellissimo ed altrettanto lungo che ha mi ha impegnato tutte le sere per parecchi mesi. Gli arrangiamenti vocali sono stati curati da Daniele, Dario e me: ci siamo presi un week-end in montagna, lavorando ininterrottamente per scrivere tutti i controcanti e le armonizzazioni vocali, è stato delirante (ride, ndr). Per quanto riguarda le parti di chitarra, sono state scritte ed arrangiate interamente da Riccardo, che si è dimostrato validissimo sia sulla solista che sull'arrangiamento delle ritmiche, elemento fondamentale nel power metal.

 

Daniele Barbarossa è a tutti gli effetti il cantante della band. Cosa vi ha portato a passare dai brani strumentali, seppur con elementi di cori, a brani con cantato?

 

Due sono i motivi fondamentali.

 

In primo luogo sicuramente l'impatto che le canzoni hanno sul pubblico: qualunque persona quando ascolta una canzone, punta il 90% della propria attenzione sulla voce. Avremmo potuto registrare, senza problemi, un disco nuovamente strumentale, ma avrebbe avuto sicuramente un effetto diverso sugli ascoltatori e probabilmente sarebbe stato apprezzato meno in generale: si sente sempre il bisogno di ascoltare un vocalist dopo un po' che senti musica.

 

In secondo luogo, la voce ci ha aperto molte più strade in fase compositiva: in questo modo abbiamo avuto l'occasione di inserire nuove melodie e idee che magari strumentalmente non avrebbero reso allo stesso modo. Senza tralasciare il fatto che, grazie alla possibiiltà della voce, abbiamo potuto scrivere anche delle lyrics che aiutassero l'ascoltatore a immergersi nel nostro mondo fantastico: Inoltre ciò ci ha permesso di usare la nostra lingua madre, l'italiano, che è molto più musicale dell'inglese.

 

Si diceva della copertina. Niente immagini legate all'inverno questa volta, ma un portale che si apre all'interno di un teatro lirico. Un'immagine alquanto nerd, se mi passi il termine. Il mio primo pensiero è andato a World of Warcraft, ed esaminando gli argomenti trattati nei brani, la componente fantasy è predominante, da Túrin e Glaurung di Tolkien, al ciclo di Camelot, a Queste Oscure Materie di Pullman... Quale è il vostro rapporto con il fantasy?

 

Ovviamente tutti noi siamo patiti del fantasy, adoriamo sia leggere libri che guardare films di quel genere. Il fantasy ti trascina in un nuovo mondo fatto di valori antichi e puri, di paesaggi scintillanti e saturi di colore ed esplora a fondo gli abissi del conflitto interminabile tra il male e il bene. Sotto un certo aspetto è molto più attuale di quanto si pensi! Quello di trascinare di peso l'ascoltatore in un mondo immaginario è proprio l'obiettivo che volevamo raggiungere con "The Harmonic Passage". Non importa come e con che storia: è anche divertente dare una propria interpretazione musicale ai racconti già scritti da altri e che hanno già ispirato milioni di persone.

 

winterageitw02Da quale concetto siete partiti al momento della scrittura dei testi? Come avete pensato di integrare tutti gli elementi fantasy all'interno di un discorso omogeneo?

 

Il disco, anche se inizialmente può sembrare un concept, non lo è. Tutte le canzoni trattano di un argomento differente e presentano spesso un sound molto diverso. Ci sono appunto testi ispirati alla letteratura fantastica e altri che fanno riferimento a concetti, sensazioni ed atmosfere presenti nella nostra vita. Partendo da questo presupposto abbiamo voluto dare l'idea di un viaggio/sogno all'interno del nostro mondo musicale, nel quale ogni canzone rappresenta una tappa del cammino e suggerisce un'emozione differente; un po' come il viaggio nel Paese delle Meraviglie di Alice, man mano che ci si inoltra, si incontrano nuovi personaggi e si vivono diverse avventure.

 

Parliamo poi dell'orchestra. Come è nata l'idea di utilizzare una vera orchestra sinfonica? Stiamo parlando di circa 40 persone (tra musicisti e coristi), immagino non sia stata un'impresa facile coordinare l'operato di un tale numero di artisti.

 

L'idea di utilizzare una vera orchestra è nata pian piano, senza che neanche ce ne accorgessimo. Nella fase di scrittura delle parti orchestrali, non avevo realmente chiaro che tutte quelle note sarebbero state suonate e cantate da musicisti, solamente pensavo a scrivere, confidando nella nostra voglia di fare. Poi ci siamo resi conto che l'orchestra doveva essere vera, vista la tipologia di songwriting, in cui essa è a tutti gli effetti il settimo strumento della band ed è integrata in modo massiccio e strutturale nelle canzoni: molte sfumature non sarebbero state ottenibili con dei suoni campionati, servivano i musicisti con i loro diversi strumenti. Così abbiamo deciso di imbarcarci in questa impresa, che nessuno di noi immaginava essere così impegnativa.

 

Da chi è formata l'orchestra? Avete sfruttato un gruppo già avviato o avete assemblato i singoli componenti a seconda delle vostre esigenze?

 

L'orchestra registrata è stata formata appositamente per l'occasione.

 

Mi sono occupato personalmente di trovare le persone giuste disposte a partecipare a questo progetto. Ho chiesto ad amici e conoscenti se avessero piacere di registrare la nostra musica: sorprendentemente tutti quelli a cui mi sono rivolto si sono dimostrati entusiasti e quindi hanno accettato con piacere di partecipare alle registrazioni del disco. Gli orchestrali e i coristi provengono in gran parte dal Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, in parte sono Professori d'Orchestra e altri sono semplicemente amici liberi professionisti.

 

Quanto è stato impegnativo il lavoro in studio, visto il numero alquanto consistente dei musicisti coinvolti? Come nel caso del vostro EP siete tornati ai Nadir Music Studio di Tommy Talamanca. Quanto è stato importante il suo contributo?

 

L'impegno in studio è stato enorme ed è durato parecchi mesi, soprattutto vista la nostra poca esperienza in uno studio di registrazione professionale. Devo dire che però ce la siamo cavata bene. Siamo più che soddisfatti del lavoro che è stato fatto: siamo riusciti ad organizzare i giorni di studio alla Nadir Music per le varie sezioni orchestrali e corali, riuscendo a registrare tutte le partiture; i timpani invece sono stati registrati a Roma, al Cinque Quarti Music Studio da Tommaso Sansonetti. Una menzione speciale va a Tommy Talamanca, che non si è lasciato sopraffare dalla mole di lavoro ed ha condotto  la nostra barca in porto in modo egregio, dimostrando come sempre grande professionalità. Inoltre un grande aiuto ci è stato fornito da Alessandro Sartini, il nostro direttore d'orchestra che mi ha dato una mano ad organizzare le partiture che avevo scritto, nelle quali sarei altrimenti ancora immerso (ride, ndr): non finirò mai di ringraziarlo!

 

L'intro strumentale "Ouverture In Do Minore" in alcuni momenti sembra quasi che richiami la "Imperial March" di Star Wars. Quanto di vero c'è in questo e quanto è solo frutto del mio bagaglio musicale?

 

Beh, il ritmo terzinato marziale del rullante militare può ricordare la marcia imperiale! In realtà non è un richiamo, solo una cadenza ritmica somigliante. Ti consiglio di ascoltare il Bolero di Ravel allora: lui usa una cadenza ritmica simile, e la mantiene stabile per addirittura dieci minuti!

 

Il folk metal ha ormai abituato a vedere sempre più i violinisti come elemento importante, se non principale, all'interno dei brani. Questo nuovo secolo vedrà lo scomparire dei guitar hero e l'emergere di una nuova categoria legata al tuo strumento? Come ti vedi nei panni di un fiddle hero?

 

Beh mi farebbe molto piacere! Sicuramente il violino è lo strumento che più si presta al virtuosismo, ce lo insegnano i secoli di storia della musica: non dimentichiamoci che la prima rock star fu Niccolò Paganini! Inoltre quasi tutti i più grandi compositori hanno scritto almeno un concerto per violino ed orchestra, questo perché il violino è uno strumento dalle infinite potenzialità: può suonare dal più dolce dei temi alla più frenetica e virtuosistica cadenza, passando per mille altre sfumature. Se nascesse una vera e propria categoria di violinisti "virtuosi" che si accostassero ai guitar hero io ne sarei più che felice. Invece molto spesso questo strumento all'interno delle bands è sfruttato a livello di immagine "perché fa figo avere il violino (o magari la violinista strafiga)", e non vengono sfruttate tutte le potenzialità musicali che esso possiede... speriamo in un riscatto futuro!

 

 

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Immagino sia alquanto problematico riproporre in sede live l'esperienza con orchestra, mentre l'utilizzo di basi pre-registrate è di certo più agevole. State comunque valutando di realizzare, magari anche solo per una volta, un'esibizione dove siano presenti tutti gli elementi coinvolti nella realizzazione dell'album?

 

Magari, sarebbe un sogno! Purtroppo ora come ora non è possibile: portare live un'intera orchestra ha un costo enorme. Se però in futuro avessimo una buona dose di fortuna e riuscissimo a diventare una band veramente affermata, diciamo che sarebbe il primo investimento da fare. Attualmente suoniamo come dicevi con le basi, ma stiamo valutando già una via di mezzo per i concerti più grossi... non voglio svelare ancora niente!

 

State già pensando a progetti futuri o al momento la vostra concentrazione è tutta focalizzata sulla promozione, anche in sede live, del nuovo album?

 

Ovviamente stiamo già pensando al futuro. Ci sono molte idee e qualche nuova canzone, anche se in fase embrionale. Quello che abbiamo fatto in questi anni di scrittura e registrazione ci ha dato un po' di esperienza necessaria per poter produrre un secondo disco migliore del primo, sicuramente sarà più rapida la scrittura degli arrangiamenti e l'organizzazione delle registrazioni e ovviamente... utilizzeremo di nuovo l'orchestra! Io personalmente non vedo l'ora di iniziare a scrivere nuovi pezzi insieme coi miei compagni: stiamo valutando per quest'estate, al termine delle lezioni, di fare un piccolo ritiro in montagna per farci ispirare e scrivere del nuovo materiale, mantenendo parallelamente attivo l'aspetto live, per far conoscere il più possibile la band al pubblico. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto consiglio gli interessati di tenere d'occhio i nostri canali, c'è una enorme sorpresa che sveleremo a giorni!

 

Passando ad un ambito più personale, come sta andando il Vivaldi Metal Project? Vuoi spendere due parole su questa iniziativa e su come ne sei entrato a far parte?

 

Sono entusiasta di questa collaborazione e sono stato molto fortunato a poterne far parte, visti i musicisti di fama internazionale con cui  collaborerò. Il progetto è quello di produrre un disco, riarrangiando in versione metal "Le Quattro Stagioni" di Antonio Vivaldi, nel quale ogni guest registrerà alcune parti. Da qualche giorno sono iniziate le sessioni di batteria e i vari batteristi si stanno alternando alle registrazioni delle proprie parti. Successivamente si passerà agli altri strumenti e poi verrà anche il mio turno! Per fare parte del progetto mi è bastato inviare una mail, contenente un paio di canzoni del disco dei Winterage, in cui il violino è più presente, ed in cui si sentiva bene il lavoro che ho svolto sull'arrangiamento orchestrale. Il giorno dopo mi è arrivata la risposta da Mistheria, fondatore del progetto, che mi comunicava che ero stato scelto. Una grande occasione per me e una grande vetrina per i Winterage!

 

Non posso che ringraziarti per il tempo che hai ci dedicato con questa gustosa chiacchierata, ed augurando a te ed ai Winterage un grandissimo in bocca al lupo con i vostri impegni futuri, ti lascio campo libero per chiudere l'intervista a tuo piacimento.

 

Grazie mille per le accurate ed interessanti domande. Spero di non aver annoiato troppo i vostri lettori (ride, ndr) e spero che grazie a questa chiacchierata qualche altro powerone si possa avvicinare alla nostra musica!




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