Frozen Crown (Giada "Jade" Etro; Federico Mondelli)
Freschi del loro debutto "The Fallen King", Giada e Federico ci parlano del significato di questo lavoro, dello stato di salute del metal e dei percorsi personali che li hanno portati alla creazione dei Frozen Crown.
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 03/04/18

Si ringraziano Costanza Colombo e Sophia Melfi per la collaborazione

 

Ciao ragazzi e benvenuti sulla nostra webzine! E' sempre un piacere vedere band nostrane che iniziano a farsi spazio nella scena musicale italiana, soprattutto in questi tempi in cui il power metal non sembra godere di ottima salute. Cosa rappresenta il vostro nuovo album "The Fallen King" e chi è per voi questa figura caduta in disgrazia?


Federico: E' proprio il metal. Qualcuno potrebbe trovarci un po' di presunzione, ma il motivo del titolo e del concept in generale è proprio il fatto che tutti noi siamo grandi fan del metal e ci piace in maniera viscerale, tuttavia le band che abbiamo amato nel corso degli anni poi si sono evolute perdendo un po' lo spirito iniziale, c'è sempre una ricerca dell'innovazione e della sperimentazione a discapito della qualità del pezzo e della forma canzone di per sé, quindi il disco si riferisce a questo, rappresentando una sorta di tributo al power metal e a tutte le sue sfumature. Nel nostro disco, infatti, non c'è niente che non sia stato già detto in termini stilistici, tutto quello che di unico c'è sono le canzoni, la voce e lo stile della band. Per il resto si tratta di un prodotto che non ha la pretesa di dire niente di nuovo, se non quella di fare buona musica.


Avete dichiarato che Nightwish e Sonata Arctica sono le vostre principali ispirazioni. Se doveste scegliere un disco, tra i più rappresentativi, per ciascuna di queste due band, quale sarebbe?

 

Giada: Per quanto riguarda i Nightwish, assolutamente "Once", alcuni richiami a "Once" li possiamo trovare nel brano "To Infinity", secondo pezzo del nostro album. Quell'album dei Nightwish è qualcosa di legato alle radici, ma modernizzato, arricchito e come si dice dalle nostre parti "imbastardito". Per quanto riguarda la parte cantata, tuttavia, non ho mai usato un impostato lirico. E' una cosa nata per scelta un po' per differenziarsi dalle classiche proposte con voci femminili. Puntiamo su qualcosa di più diretto, abbiamo voluto variare sul classico cliché del cantato nonostante le mie basi si fondino sui modelli di After Forever e Within Temptation.


Federico: Per quanto riguarda i Sonata Arctica ti direi "Ecliptica", è senz'altro il più bel disco che abbiano fatto insieme a "Silence", dopo questi due capolavori hanno perso tantissimo dell'ispirazione iniziale, ti parlo esclusivamente del discorso melodia, canzone e ritornelli che funzionano.


Cosa vi ha colpito di più delle performance live di queste band e avete preso qualche spunto da esse?


Giada: Assolutamente sì. La band da cui ho preso maggiormente spunto sono gli Epica, ho sempre adorato il divismo che ha creato Simone Simons. Mi ispiro principalmente a lei però, durante le performance dal vivo, mi viene quella grinta più mascolina alla Alissa White-Gluz con la quale mi sento più in empatia per come tiene il palco rispetto ad altre cantanti aderenti al genere. Cerco il divismo, ma quando sono sul palco voglio fare, quindi anche quando ci sono momenti di canto particolarmente impegnativi so che mi devo muovere, devo mettere il piede sulla spia e devo fare l'headbanging. Sono combattuta in questa dicotomia, spero di poter offrire qualcosa di elaborato a modo mio e che colpisca. Ho sempre guardato molto alle band per cercare un'ispirazione dal vivo da poter riprodurre. Credo però che non abbia nessun senso appoggiarsi troppo su qualcosa che è già stato fatto, perché saresti la fotocopia di chi ha già detto o fatto qualcosa di suo. E' importante avere una cultura musicale che si espanda su più fronti.


Federico: Quello che ha funzionato della band è stata la sua immagine combattiva e guerresca, senza essere troppo aggressivi, c'è una sorta di fusione con lo stile di band come i Doro e Battle Beast. C'è sempre una femminilità evidente nel nostro gruppo e, a mio avviso, la voce di Giada non è né paragonabile a quella della cantante dei Battle Beast né a quella della classica cantante sinfonica. Non ho avuto modo di vedere né Sonata Arctica, né Nightwish dal vivo. Tendenzialmente ho gusti abbastanza vari. Ho perso interesse nell'idea di andare a vedere i Sonata Arctica mentre dei Nightwish non sono mai stato un grande fan, mi piacciono solo alcuni pezzi isolati. Il concerto metal più bello che abbia mai visto è stato senz'altro quello dei Novembre, un genere completamente diverso.

 

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Riuscire a sfondare con una female fronted metal band non è facile al giorno d'oggi. Come siete riusciti a farvi notare nel panorama musicale?

 


Federico: La cantante è ovviamente il punto di riferimento per tutti, a livello di immagine e di timbro vocale abbiamo una certa unicità che non si era vista in questi termini. Non ci si aspetta che lei canti in quel modo o pezzi di questo tipo. Uno dei punti di forza è l'attaccamento a un genere non fatto più. Potemmo evolverci, sperimentare, ma secondo me basta scrivere bei pezzi, non cercare troppa innovazione.


Giada: L'impegno secondo me è fondamentale, insieme ad una sana autocritica. Il discorso è quanto ci investi nel progetto con la band. C'è gente si dedica x ore al giorno solo ai social, ci vuole tanto tempo da dedicare ai nuovi trend per rimanere sempre aggiornati. E' molto più complesso di quello che può sembrare. Ci sono mille ambiti di cui tener conto fondamentali per prendere il proprio quarto d'ora al sole.


Parliamo del brano "Queen Of Blades" attraverso cui è evidente l'alternanza tra il tuo cantato e il growl. E' un pezzo che ci è sembrato staccato rispetto al resto del disco, concordate con questa cosa?


Federico: Sì concordiamo, il disco è stato da subito concepito in modo unitario e ogni pezzo è stato scritto perché funzionasse insieme agli altri. Il brano ha la sua ragione d'essere perché posto in un punto cruciale della scaletta, in quanto viene dopo la ballad "Chasing Lights", un pezzo molto etereo basato su tastiera, archi e voce. "Queen Of Blades" riprende il tema di "Chasing Lights". Quindi il disco va visto come un continuo che ha un inizio e una fine, inizia in maniera aggressiva e veloce poi ha un momento che si distende con "The Shieldmaiden", in cui c'è una parte strumentale con tempo dispari abbastanza ariosa. Il disco scende con "Chasing Lights" e risale con "Queen Of Blades" in cui c'è un'alternanza delle voci, come una metamorfosi e un risveglio in quanto nuovo essere. Per questo ha tutto senso nell'insieme. Un brano preso singolarmente può logicamente risultare strano o leggermente diverso, però tutto è stato pensato nella sua unicità.

 

Allo stesso modo anche l'ultima traccia "Netherstorm" segue questo passo in cui si crea un concentrato di energia che cercate di incanalare in questa chiusura. Da dove arriva questa potenza finale?


Federico: A me, a Giada e probabilmente anche al resto della band piacciono i Dark Tranquillity, il metal svedese, il death metal, c'è questa influenza presente sempre per esempio traccia "I Am The Tyrant". Nel nostro album ci sono molteplici punti di contatto tra diversi generi apparentemente differenti che sono in realtà molto simili e possono coesistere in una dimensione unica, dal finale esplosivo come nel brano di chiusura.


Tra le varie donne del metal chi è la vostra regina assoluta e perché?


Giada: la mia regina assoluta è Floor Jansen, da cui ho anche preso lezione di canto nel 2013, prima che entrasse nei Nightwish e nel mainstream. Era in un periodo di pausa in cui aveva appena fatto il primo disco con i ReVamp. Le ho semplicemente scritto una email, mi ha risposto, dopodiché l'ho raggiunta in Olanda per le lezioni. Resta uno dei miei idoli nonostante nei Nightwish non abbia riconosciuto la Floor Jansen che amo, lei vocalmente è la numero uno. Amo moltissimo Anneke van Giersbergen e Simone Simons, sono le mie preferite. Oltre alla tecnica, mi piace il colore, il timbro e mi piacciono i brani che fanno. Anche se la cantante dei Within Temptation tecnicamente puó essere superiore c'è quella freddezza che non mi convince. Le altre che ho menzionato hanno quel tipo di range vocale con cui mi i trovo a mio agio per allenamento, per questo sono molto legata a loro. Anche se Simone Simons non aizza le folle come fa Charlotte Wessels, la cantante dei Delain che aizza le folle in maniera mascolina, c'è qualcosa nel timbro vocale della Simons che mi appartiene di più.


Federico: Per me non ci sono regine del metal, nel senso che non ho mai amato band con cantanti femminili. Quando nei Nghtwish è entrata Annette mi è piaciuta molto nonostante alcuni pezzi con Tarja funzionassero moltissimo, quelli con Annette, come "Escapist" tratto da "Story Time" sono delle perle. Mi piacciono gruppi dal basso profilo.

 

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Il nome della band e alcune altre immagini rimandano al grande nord e al grande inverno, culla del genere che anche voi praticate. Siete mai stati in Scandinavia e qual è il rapporto tra lo scenario e la vostra musica?


Giada: Ho avuto il piacere di visitare due volte la Finlandia, avevo base ad Helsinki perché ero in amicizia Tommi Curi, il primo bassista degli Amberian Dawn. Ci siamo conosciuti su MySpace e la seconda volta che sono stata in Finalndia mi ha addirittura ospitato a casa sua. Purtroppo è venuto a mancare pochi anni fa per problemi cardiaci, in questo momento avrei avuto piacere di dirgli tutti i miei successi e soddisfazioni... Sono sempre stata legata alla Scandinavia, mi resta il desiderio di andare in Svezia e in Norvegia, più in Svezia perchè la Norvegia è luogo legato ad un tipo di musica più estrema che non mi appartiene più di tanto. Vorrei visitare la Danimarca quale grandissima fan dei Mercenary. La Scandinavia è un pianeta che ammiro molto da cui sono usciti gruppi che hanno fatto parte della mia adolescenza e formazione musicale.


Federico: A differenza sua mi piacciono diverse band norvegesi, non solo band black, ma anche di quelle derivate dal black, per esempio tutti i progetti considerati avantgarde come gli Arcturus, Kovenant. I miei gruppi preferiti sono i Borknagar e uno dei miei cantanti preferiti è Vortex, che tra l'altro è stato anche nei Dimmu Borgir. La Norvegia forse mi ha influenzato più della Svezia, nonostante ci siano gruppi che ammiro quali i Dark Tranquillity, In Flames e Opeth, tutto qua.


Giada, il tuo primo disco in qualità di cantante fu "The Cure For Happiness" con gli Ashes You Leave (2012), dopo un paio di anni hai iniziato la collaborazione con i Tystnaden, immagino ci siano stati dei compromessi da accettare una volta entrata in realtà già definite. Come sono state queste esperienze e com'è stato invece collaborare coi Frozen Crown?


Giada: Entrare negli Ashes You Leave è stato abbastanza semplice. Avevano già cambiato parecchie cantanti, ambientarsi alla diversità del gruppo non è stato molto problematico perché mi hanno detto i loro canoni e come poter rientrarci tramite il mio range vocale, ovviamente ne è nato qualcosa di molto diverso. Se dovessi trovare un parallelo con le cantanti passate sarebbe senz'altro con la seconda e non con la prima o la terza. La band era estremamente malleabile, il sound in divenire e si basava sui membri perché non avevano cambiato solo me negli anni, magari si era introdotta la tastierista, la flautista, non molto tempo prima si era introdotto un nuovo membro alla sezione ritmica, per cui lo scopo era non quello di mantenere un filo rosso in tutta la discografia, ma tirare fuori il meglio da chi selezionavano come componente del gruppo. Con loro sono cresciuta moltissimo, è stata un'esperienza che mi ha permesso di andare all'estero e suonare al festival di Lipsia è stata un'esperienza indimenticabile. Con gli Ashes You Leave siamo in amicizia, anche se in questo momento siamo in stand by per motivi di lavoro. Con i Tystnaden è stato diverso perché avevano avuto una sola cantante per tre dischi, con una personalità forte e tecnicamente molto competente, sono stata io quindi ad aderire allo stampo dato da lei. E' stato comunque un fattore molto formativo e di crescita perche ho arricchito il mio carnet musicale. Venivo da una band doom-gothic in cui cantavo soft, sofferta, teatrale, melodiosa e arrivare a un cantato assolutamente diretto e aggressivo ha fatto di me ciò che sono. I Tystnaden hanno tirato fuori la parte aggressiva di me che fino a prima non avevo tirato fuori. E' stato formativo per quello, a livello umano, nonostante abbiamo avuto relazioni più contrastanti e non sia stato così semplice, proprio perché avevo una figura forte alle spalle. Al momento ho lasciato in stand by anche questo progetto per dedicarmi ai Frozen Crown. Quella con i Frozen Crown è stata un'esperienza completamente nuova, mi hanno presa dopo che ho maturato molto il repertorio teatrale, soft, lirico da una parte e dall'altra parte ho maturato un repertorio aggressivo. Con Federico la comunicazione professionale è stata sempre molto chiara, ci siamo trovati in sintonia, ha capito subito con chi aveva a che fare e che range vocale aveva a disposizione. Ciò che ha costruito su di me è stato efficace al cento per cento, ha interpretato alla perfezione la gamma vocale che aveva a disposizione. Mi sono sentita subito a mio agio ed è stata una delle esperienze più gratificanti nella mia vita da cantante.


Tu vieni invece da un altro progetto con i Be The Wolf. A livello di genere c'è stato un bel salto, immagino che entrambe queste realtà musicali ti siano servite fondendosi nel musicista che sei diventato adesso. Concordi con questa interpretazione?


Federico: E' un po' l'opposto perché rappresentano diverse parti di me che però ci sono sempre state. I Frozen Crown sono esattamente il me adolescenziale e ragazzino, io ero un metallaro, ascoltavo sempre e solo metal, poi ovviamente ho ascoltato tanto altro. Ad esempio colui che ha cambiato la mia vita è stato Richie Kotzen, oltre ad essere uno dei miei artisti preferiti è uno dei pochi che ha saputo unire la forma canzone fatta bene con la tecnica. Dopo esser stato folgorato da lui e da Glenn Hughes, ho aperto la parentesi con i Be The Wolf che esistono ancora. Da compositore tendo sempre a scrivere e concentrarmi su un progetto di un certo genere, dopo di che nel momento in cui lo registro questo mi stimola per poi scrivere tutt'altro di tutt'altro di tutt'altro genere. Sono diverse parti di me e della mia personalità che non riuscirei a scindere. Il progetto con i Frozen Crown è più fedele al me autentico e giovane.


Quali sono i vostri appuntamenti dal vivo in Italia e all'estero?


Federico: ci stiamo ancora lavorando. Abbiamo avuto un sacco di richieste interessanti, ma siamo in fase di organizzazione.


Grazie del vostro tempo, volete lasciare un messaggio ai vostri fan e ai nostri lettori?


Giada: vi ringraziamo del feedback, ci ha dato una soddisfazione e motivazione estrema a continuare così, siamo contenti e soddisfatti vi abbracciamo e aspettiamo ai nostri live!




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